
Alcuni giorni fa a Scandicci (Fi) una collega di continuità assistenziale è stata aggredita e derubata al ritorno da una visita domiciliare.
Fortunatamente la collega è riuscita a divincolarsi e a fare fuggire l’aggressore, grazie anche all’intervento di alcuni passanti. Al termine del turno si è recata al pronto soccorso, dove è stata giudicata guaribile in cinque giorni per le lesioni riportate.
Assistiamo oggi all'ennesimo episodio di violenza nei confronti di una collega in servizio notturno, fortunatamente senza gravi conseguenze. Ogni notte in Italia i medici di continuità assistenziale svolgono migliaia di visite domiciliari e ambulatoriali a persone che non conoscono e che possono potenzialmente trasformarsi da pazienti ad aggressori.
Non è certo pensabile di ovviare al problema limitando l'assistenza domiciliare o ambulatoriale oppure dotare di scorta ogni medico, ma le istituzioni hanno il dovere di elaborare strategie che garantiscano la sicurezza degli operatori.
L'attuale organizzazione non lo consente, occorre pertanto lavorare ad una reale valorizzazione e riorganizzazione del servizio di Continuità Assistenziale, ad esempio tramite un maggior coinvolgimento del medici di CA nelle attività diurne e una reale integrazione con i colleghi di assistenza primaria, questo soprattutto tenendo conto che le aggressioni avvengono prevalentemente nelle ore notturne ed è in atto contestualmente al cambio generazionale una “rivoluzione rosa” della professione medica.
Esprimendo vicinanza alla collega che è stata aggredita, allo scopo di prevenire ulteriori episodi che nel recente passato hanno provocato gravi conseguenze, talora irreversibili, per la vita delle colleghe e dei colleghi aggrediti, sollecitiamo l’intervento dell’ Asl, della Regione e del Governo a porre rimedio al dilagante fenomeno della violenza verso i medici di continuità assistenziale accelerando i processi di riforma delle cure primarie.
Fonte: Fimmg Firenze - Settore Continuità Assistenziale
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