
Sono state già dimesse questa mattina, martedì 30 agosto, le 6 persone complessive (4 uomini e 2 donne) protagoniste di un caso di intossicazione alimentare verificatosi in un comune del Valdarno Inferiore nella giornata di ieri, lunedì 29 agosto. Cinque di queste (3 uomini e 2 donne) sono finite al Pronto Soccorso dell’ospedale “San Giuseppe” di Empoli, mentre la rimanente (un uomo) si è rivolto direttamente a una struttura sanitaria fiorentina.
Delle cinque persone ricoverate in osservazione a Empoli, soltanto una risiede in un Comune dell’Empolese Valdelsa.
Le caratteristiche cliniche delle 6 persone intossicate sembrano confermare i primi sospetti dei sanitari: intossicazione alimentare da istamina.
I tecnici dell’Ausl Toscana Centro si sono recati, sia ieri che questa mattina, nei locali del ristorante dove sarebbero stati consumati i pasti per gli accertamenti igienico-sanitari di rito, relativi anche alle modalità di acquisto e conservazione del pesce. Sono stati, inoltre, prelevati campioni di pesce inviati presso appositi laboratori per la conferma di presenza di istamina e delle sue quantità.
La sindrome da istamina (o sgombroide) si manifesta in relazione al consumo di alcuni alimenti che ne contengono quantità elevate come pesci, carni, salumi, formaggi e latticini. Nel caso specifico, si tratterrebbe di tonno crudo o poco cotto.
Il nome sgombroide deriva dalla frequenza dell’intossicazione da consumo di specie ittiche appartenenti alla famiglia Scombridae (ad esempio, tonni e sgombri), ma viene anche chiamata intossicazione da istamina per sottolineare che non è solo associata al consumo di pesce e che è costante il ritrovamento di quantità importanti di istamina nell’alimento responsabile.
I sintomi compaiono dopo breve tempo (generalmente entro un'ora dal consumo del prodotto) e sono caratterizzati da rossore cutaneo particolarmente localizzato al viso e al collo, sensazione di intenso calore, orticaria, prurito, diarrea, dolore addominale, nausea, vomito, qualche volta anche tachicardia e ipotensione e cefalea. I disturbi, se di lieve entità, scompaiano in poco tempo (meno di 24 ore).
L’istamina non è presente nel pesce al momento della pesca, ma si può formare in ogni fase della filiera alimentare (pesca e sbarco del pesce, processi di trasformazione, sistemi di distribuzione o a livello di ristorazione collettiva o nelle abitazioni) quando viene esposto per un tempo prolungato a temperature ambientali non idonee (superiori ai 6-10°C); e anche quando le operazioni di pulitura ed eviscerazione del pesce non avvengono in condizioni igienico sanitarie adeguate. Il mantenimento costante a temperatura inferiore a 4°C è la chiave nella prevenzione della crescita batterica e della formazione di istamina.
Nelle fasi successive alla pesca deve, quindi, seguire una catena del freddo ottimale, fino alla cucina, poiché la produzione di istamina può essere causata a questo livello dall’esposizione del pesce ad alte temperature che facilitano la moltiplicazione batterica.
Anche lo scongelamento del pesce, se pure congelato e conservato in maniera ottimale, è considerato una fase a rischio, se condotto alla temperatura ambiente delle cucine
Il tonno in scatola può essere causa di intossicazioni, anche se è stato ottenuto da pesce conservato in modo ottimale in tutte le fasi dopo la cattura e trasformato in maniera appropriata, se viene contaminato, successivamente all’apertura. Questo può avvenire per scarse pratiche igieniche successive all’apertura o per contaminazione con altri alimenti.
Quindi cosa è possibile consigliare al consumatore per una sua maggior tutela e soprattutto nel periodo estivo?
Acquistare prodotti freschi soprattutto tonno e sgombri ben refrigerati e in esercizi conosciuti e di buon livello igienico sanitario; trasportare il pesce a temperatura di refrigerazione e conservarlo accuratamente in frigorifero (max a 3 gradi) comunque per breve tempo. Nel caso di pesce congelato effettuare lo scongelamento in frigorifero. Infine, fare attenzione anche al tonno in scatola venduto sfuso e alle preparazioni a base di tonno sottolio: anche in questo caso i prodotti devono essere conservati in frigorifero e per brevi periodi.
Molto di moda negli ultimi tempi è il consumo di PESCE CRUDO (sushi, sashimi, carpaccio, marinature, ecc.). Chi ama questo tipo di prodotti dovrebbe essere un profondo conoscitore dei prodotti della pesca e della loro freschezza. Non tutto il pesce, infatti, è idoneo per questo tipo di preparazione. È obbligatorio, inoltre, congelare il pesce, per almeno 24 ore ad almeno –20 °C, prima della preparazione per eliminare il rischio di trasmissione di alcuni parassiti (per esempio l’Anisakis). Il consumo di pesce crudo è sempre più rischioso del pesce cotto.
Alcune informazioni PER L’USO CASALINGO: in caso di consumo di pesce e cefalopodi freschi crudi, marinati o non completamente cotti, IL PESCE DEVE ESSERE PREVENTIVAMENTE CONGELATO PER ALMENO 96 ORE A – 18°c IN CONGELATORE DOMESTICO CON 3 O PIÙ STELLE.
Nell’Empolese Valdelsa e nel Valdarno Inferiore è il primo caso di intossicazione alimentare del 2016, che ha interessato 6 persone complessive. Nel 2015 si è registrato un solo caso con una persona e nel 2014 quattro casi con 7 persone coinvolte.
Fonte: Ufficio Stampa Empoli Asl Area Vasta Centro
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