Terrorismo a Pisa: quando le minacce dell'Isis corrono nel web


Risale proprio alla settimana scorsa la notizia di un tunisino di 26 anni, Bilel Chihaoui, fermato a Pisa perché inneggiava all’Isis sul web. Da tempo il giovane era nel mirino dei carabinieri del Ros di Torino e dei nuclei investigativo e informativo di Pisa. Da settimane avrebbe usato internet per inneggiare all'Isis ed al compimento di attentati, postando anche la Torre Pendente ed altri monumenti della città toscana. Per lui è stato chiesto un immediato decreto di espulsione dal territorio nazionale. Proprio su Facebook aveva annunciato la sua morte come martire compiendo un attentato proprio a Pisa. Secondo gli inquirenti "nei confronti del tunisino sono emerse infatti evidenze della sua vicinanza ideologica all'estremismo jihadista e all'Isis, anche in forza dei legami documentati con due foreign fighters tunisini recentemente deceduti mentre combattevano nel teatro di guerra siro-iracheno".

Ma è proprio il web il punto di forza dell’Isis, che così recluta giovani quasi tutti provenienti da situazioni più o meno difficili. Alcuni dati ci confermano che la maggior adesione si abbia  tra i 18 e i 25 anni. Per il reclutamento, mettono online, alla portata di chiunque, video che dipingono la vita fra le linee dell’Isis come una vita piacevole e dedicata ad esaudire il volere di Dio; attirando così persone senza nulla da perdere, emarginati pieni di rancore verso la società occidentale che li rifiuta o anche ragazzi normali magari convertiti da poco all’Islam che vengono attratti dalla promessa di un premio nell'aldilà; tutto ciò ha come conseguenza l’aumento esponenziale dei foreign fighters.

Sappiamo bene che ogni uomo, soprattutto nell'età poco più che adolescenziale, attraversa nella propria vita una fase in cui è alla ricerca della propria identità. Ed in questa fase, da sempre, le persone cercano inconsciamente un gruppo di cui sentirsi parte. Il processo che porta un giovane arabo che vive a Parigi ad aderire all’Isis non è diverso da quello del suo coetaneo europeo che aderisce a movimenti politici nazionalisti, a gruppi di hooligans o a compagnie sbagliate. E’un desiderio interiore che c’è e ci sarà sempre. Nel caso specifico parliamo di internet come mezzo per aggregarsi a questi gruppi. Ed è nella rete che l’Isis si sta mostrando essere abilissima. Il web è pieno di blog, account di Facebook che inneggiano allo Stato islamico, è un terreno ancora altamente inesplorato, e chi lo conosce sa come poter nascondere ciò che vuole.

Esiste una rete virtuale di persone che si coordinavano tra la Francia e la Siria tramite semplici programmi che ognuno di noi ha usato almeno una volta nella vita: whatsapp, dropbox, telegram o semplici applicazioni sugli smartphone. Ma anche tramite i videogiochi online. E’ così che si coordinano le cellule terroristiche europee con le teste che sono in Siria. Ed è così che vengono organizzati i viaggi degli aspiranti jihadisti che vanno nello Stato islamico ad imparare a combattere. Un altro capitolo interessante, è quello relativo ad Anonymous, collettivo di attivisti hacker che subito dopo gli attentati di Parigi ha promesso di stanare l’Isis. Il loro impegno può essere importante per individuare le basi da dove arrivano certi messaggi. Se l'uso della Rete si fa sempre più sofisticato nelle comunicazioni della galassia islamista, lo sfruttamento della stessa per scopi di propaganda sembra invece aver il fiato sempre più corto. Probabilmente proprio a causa della massiccia chiusura di molti account da parte nei nuclei cyber militari e dei gruppi di hacktivisti come Anonymous.

Giulia Meozzi

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