Omicidio Meredith, Sollecito al Caffe della Versiliana: "Nuovo processo Guede? Non sono preoccupato"

Raffaele Sollecito

"Non credo la richiesta di revisione del processo sarà mai accolta. Ma se lo fosse non sono affatto preoccupato: mi darebbe modo di chiarire tante cose che sono state dette su me e sul processo". Lo ha detto Raffaele Sollecito intervistato al Caffè della Versiliana di Marina di Pietrasanta (Lucca), commentando la richiesta di nuovo processo avanzata da Rudy Guede.

"Guede - ha spiegato Sollecito - non è stato condannato in concorso, ma secondo gli articoli 575 e 576 del codice di procedure penale, che parla di responsabilità singola, riconoscendo tutte le aggravanti. La condanna non ha niente a che fare con il concorso, quella era solo una ipotesi di accusa, non è quello per cui è stato condannato. Per questo credo che la richiesta di revisione non sarà mai accolta, perchè non ha senso. Ma nel momento in cui fosse accolta, sarei contento di fare venire fuori tanti elementi taciuti dai giornali. Ad esempio che Guede è stato condannato non solo perchè la sua impronta della mano è stata trovata sul cuscino di Meredith, e che le sue tracce di Dna erano sul reggiseno strappato, sulla felpa, sulla manica della felpa, nella borsa. Guede era già schedato perchè condannato per ricettazione e furto. Ripeto: facessero un nuovo processo non sarei preoccupato, anzi mi darebbe occasione di parlare apertamente di elementi sempre taciuti".

"Ho imparato a farmi scivolare sguardi altrui"
"Vivo la mia vita tranquillamente, senza nascondermi. Vedo lo sguardo delle persone, vedo i loro commenti e i loro sorrisi mentre mi guardano. La cosa ho imparato a farmela scivolare addosso". Lo ha detto Raffaele Sollecito nel corso dell'incontro al Caffè della Versiliana di Marina di Pietrasanta (Lucca) di cui questo pomeriggio è stato ospite. "A volte le persone si avvicinano e mi manifestano solidarietà o conforto. Però la mia immagine a livello popolare è stata distrutta. La cosa che fa male è che la Giustizia mi ha dichiarato innocente in tribunale, ma non ha fatto nulla per aiutarmi a recuperare la mia esistenza. Mi aspettavo che spiegassero bene a tutti perchè sono innocente. Invece l'opinione pubblica è rimasta alla maglia di Amanda con la scritta 'All you need is love'. Mi sono sentito una persone a cui hanno spezzato le ossa e poi abbandonata per la strada. Io devo recuperare la mia immagine sociale, facendolo da me, altrimenti l'opinione pubblica rimarrebbe col dubbio".
"Per processo speso 1,3 mln, ho ancora debiti"
"Le spese legali sostenute da me negli otto anni di processo ammontano a circa un milione e trecentomila euro: la mia famiglia è ancora indebitata per oltre 400 mila euro. Mi padre è un chirurgo, un professionista: durante questi otto anni di processi abbiamo dovuto vendere proprietà di famiglia, e metterci in condizioni poco agevoli". Lo ha detto Raffaele Sollecito intervistato al Caffè della Versiliana di Marina di Pietrasanta (Lucca). "Ho vissuto più di 200 udienze, una infinita battaglia a livello giuridico e a livello di vita personale. Ho passato sei mesi in isolamento, tre anni e mezzo in un carcere di massima sicurezza. In carcere ho avuto problemi di panico, problemi cognitivi. Così dopo l'isolamento chiesi il trasferimento e mi mandarono in un carcere di massima sicurezza con gente condannata per omicidio, pedofilia, violenze efferate". "Il bacio dato ad Amanda? Non c'era nessuna passione, era un bacio di conforto". Cosi' Raffaele Sollecito ha poi spiegato il bacio dato a pochi giorni dall'omicidio Kercher ad Amanda Knox fuori dalla villetta dello stesso Sollecito. "Nessuno mi ha mai chiesto perché ci baciammo, io e Amanda, quel giorno davanti la villetta. In realtà Amanda era di Seattle, dall'altra parte del mondo. Non aveva nessuno, a parte me. La conoscevo soli da cinque giorni. Quel mio bacio era semplicemente un bacio di conforto, non c'era alcuna passionalità. In quei momenti le dicevo 'stai tranquilla, fino a che non tornano i tuoi cercherò di aiutarti io'. Cercavo di tranquillizzarla e darle conforto". "Pochi sanno che io e Amanda non abbiamo neanche visto la scena del delitto. Quando hanno sfondato la porta noi eravamo le ultime persone in fondo al corridoio. Quello che ricordo sono le facce sconvolte dei ragazzi che avevano sfondato porta. Ma i giornali e i social queste cose non le hanno raccontate. E nessuno sa che io e Amanda ci eravamo conosciuti solo cinque giorni prima".

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