
Come possono i miei pensieri influenzarmi tanto da crearmi una sofferenza?
La nostra mente è continuamente in movimento, pensa sempre, e qualche volta questi pensieri non vanno a nostro vantaggio….anzi la nostra mente può diventare fucina di pensieri negativi su se stessi e sugli altri che possono portarci ad avere veri e propri blocchi e difficoltà relazionali.
Questi pensieri nascono da esperienze passate che hanno prodotto convinzioni profonde su di noi, sulle altre persone e sul mondo.
Nel corso della vita quotidiana questi pensieri affiorano alla nostra mente in modo automatico e possono essere sia positivi che negativi e ci danno dei giudizi su ciò che siamo, su ciò che pensiamo del mondo e degli altri. Facciamo alcuni esempi di pensieri negativi:
- “non ce la farò mai”
- “non sono adatto a fare questa cosa”
- “Arrenditi”
- “a me va sempre tutto male, mentre per gli altri è sempre tutto più semplice”
Dai pensieri negativi nascono emozioni spiacevoli, che possono influenzare in maniera importante i nostri comportamenti successivi e in casi estremi portarci a patologie psicologiche come ansia e depressione.
Due famosi studiosi della Psicoterapia Cognitiva Aaron T. Beck ( 1964) e Albert Ellis (1962)hanno scritto: “Le emozioni e i comportamenti delle persone sono influenzati dalla loro percezione degli eventi” , “non è la situazione di per sé a determinare ciò che le persone sentono, ma è piuttosto il modo in cui queste interpretano tale situazione” .
È facilmente intuibile che non è un evento che ci porta ad avere determinate emozioni o che ci fa comportare in un determinato modo, ma sono i pensieri che abbiamo in quel momento che influenzano il successivo comportamento.
Le persone si autosuggestionano negativamente con i propri pensieri e si convincono che :
- il mondo non va come dovrebbe andare
- che loro stessi non si comportano come si dovrebbero comportare
- che le emozioni che provano non dovrebbero essere provate
Da questa visione diventa difficile uscirne e si ricercano solo le prove a favore delle proprie convinzioni , che confermano le proprie teorie. Tutto questo ci può condurre a circoli viziosi, che provocano sofferenza e dai quali poi diventa difficile uscirne.
Come capire quali sono i nostri pensieri automatici?
Basta fare attenzione!
Quando ci troviamo in una situazione e sentiamo che il nostro umore sta cambiando, proviamo a fare attenzione a cosa ci stiamo dicendo in quel momento su noi stessi: "che cosa mi sta passando per la mente adesso?" "cosa temo possa accadere?"
Facciamo un esempio:
Situazione: sono in classe, il professore ha spiegato qualcosa che non sono riuscito a capire e chiede se abbiamo capito o se vogliamo chiarimenti. Nessuno alza la mano.
- Domanda: A cosa sto pensando mentre vorrei dire al professore che non ho capito, ma non ce la faccio?
- Pensiero: se dico al professore che non ho capito, lui e gli altri compagni mi giudicheranno negativamente e crederanno che sono stupido e incapace.
- Conseguenza: non chiedo, sto in silenzio, il professore proseguirà con la spiegazione e capirò sempre meno
Da questo esempio si capisce che da una situazione tipica, capitata a chiunque, si può arrivare a conseguenze non proprio piacevoli.
Potrebbe succedere poi che magari una volta io riesca a chiedere al professore spiegazioni ; il professore fa una smorfia ed in classe c’è qualche commento o risata che interpreto come giudizio negativo su di me. Tutto questo rafforza la convinzione di essere incapace e stupido. Sarà altamente difficile che provi ad alzare la mano di nuovo, confermando ulteriormente il pensiero negativo su me e sugli altri.
E quando inizio a riconoscere i pensieri negativi, cosa devo fare per cambiarli?
Metterli in discussione e provare ad agire in maniera diversa da come faremmo di solito a causa dei nostri pensieri negativi!
Spesso, la psicoterapia passa inizialmente proprio attraverso il riconoscimento e la messa in discussione dei pensieri negativi, per riuscire a prenderne una distanza critica, iniziare a crederci meno e provare a comportarsi in maniera alternativa a quello che faremmo sulla scia di quelle credenze.
Continuiamo con l’esempio di prima:
- Domande da porsi. Dire che non si è capito una cosa, significa davvero che sono uno stupido e necessariamente tutti gli altri, compreso il professore, penseranno questo di me?
- La smorfia del professore e i commenti degli altri, se sono davvero diretti a me, sono così intollerabili?
- E se loro lo pensano, anche io devo necessariamente crederci?
Iniziamo a riconoscere e mettere in discussione quei pensieri che ci creano blocchi e difficoltà e ricordiamoci che i pensieri, sono solo pensieri, non sono verità assolute a cui dobbiamo credere incondizionatamente.
Certo, se abbiamo dei pensieri negativi, da qualche parte li dobbiamo pur aver imparati, ma dove sta scritto che quello che ci siamo detti in passato qualche volta, sia vero e valga per sempre?!
Nel caso in cui vogliate suggerirci un argomento da affrontare o esporci una vostra problematica o preoccupazione scriveteci a studiopsicologicoilcammino@gmail.com, e noi vi risponderemo o pubblicando la lettera in forma anonima o affrontando la tematica da voi richiesta.
Dania Prestini