Bambini lasciati in macchina dai genitori: proviamo a capire il perché

 

Come è possibile che un genitore possa dimenticare il proprio figlio in macchina o addirittura lasciarlo volontariamente chiuso da solo per ore nel veicolo? È la domanda che si pongono in molti, alla luce dei tragici fatti di cronaca. Ultima, la tragedia di Vada, dove la piccola Gaia di 18 mesi che era rimasta chiusa in auto, è morta dopo alcuni giorni passati in gravi condizioni al Meyer di Firenze. Martedì mattina è rimasta chiusa quattro ore dentro la macchina della mamma con i finestrini chiusi. Michela è la madre di Gaia. Ha un’altra figlia. Come ogni giorno le accompagna alla scuola estiva. Solitamente prima accompagna la grande e poi la piccola, ma martedì cambia l’ordine. Ed è questo piccolo particolare il fattore scatenante della tragedia. Ma perché il "fenomeno" dei bambini dimenticati in auto" è sempre più in crescita?

Gli esperti danno diverse interpretazioni, tutte correlate in maniera più o meno diretta all'inconscio ed all'automatismo  con il quale certe azioni vengono eseguite. Quante volte ci è successo di tornare indietro per controllare se avevamo chiuso la macchina o la porta di casa a chiave? Questo perché un'azione automatica presuppone un livello "cosciente" più basso, ed una situazione di stress (poco sonno, molte tensioni, affaticamento) può contribuire a far perdere il controllo proprio su quelle azioni così radicate in noi e che richiedono, di solito, un livello di concentrazione più basso. Ed ecco il cosiddetto “black out della memoria". Semplicemente non ci si ricorda di qualcosa o, in casi gravi come questi, di qualcuno. La chiamano anche “ amnesia dissociativa”, la testa ti dice che hai fatto quello che fai sempre e non esistono campanelli di allarme che ti mostrino il contrario.
Sebbene, guardandola  dall'esterno, una dimenticanza del genere può sembrare impossibile e incapibile  bisognerebbe non demonizzare  quei genitori che invece questa dimenticanza l’hanno avuta. Potrebbe succedere a chiunque, perché tutti noi siamo perennemente in affanno, logorati dalla fretta e oberati dagli appuntamenti. Al momento, però, sono in commercio dei dispositivi che aiutano in tal senso mamma e papà che vittime di stanchezza o stress rischiano il black out; ad oggi in Italia esistono diversi congegni che hanno lo scopo specifico di segnalare la presenza del bambino sul seggiolino auto.

“Remmy” è il frutto del lavoro di due papà bolognesi; il funzionamento è semplice: un sensore posto sotto al seggiolino auto rileva il peso del bambino e comunica all'impianto centrale eventuali "variazioni" di peso. Se spenta la macchina il sensore rileva ancora il peso del bambino un segnale sonoro avverte della presenza del neonato. Un altro dispositivo è “Infant Reminder”, una app collegata al proprio smartphone, che si basa sul percorso programmato: prima di iniziare il viaggio in auto il guidatore inserisce la destinazione e quando si è in prossimità un allarme sonoro ricorda il guidatore della presenza del piccolo. Se l'allarme non viene "spento" continuerà a suonare ogni 10 minuti e ad inviare sms e mail al numero di telefono sul quale è attivata l'app.

 

 

Giulia Meozzi

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