La congiura dei Pazzi: svelato il giallo che dura da più di 500 anni

Siamo negli Stati Uniti all'inizio degli anni duemila. Marcello Simonetta, professore di storia e letteratura rinascimentale alla prestigiosa Wesleyan University in Connecticut, è riuscito ad incastrare uno dei protagonisti occulti della famosa congiura dei Pazzi, avvenuta il 26 aprile 1478 a Firenze. E’ proprio lui, che, tolti i panni da studioso, si è calato in quelli da investigatore, ed è riuscito a mettere insieme tutti gli elementi del puzzle, incastrando con una prova documentale uno delle figure di spicco, fino ad ora sconosciute, di quella vicenda.

Stiamo parlando di Federico da Montefeltro. All'epoca dei fatti, come si direbbe in un verbale di polizia, ha 56 anni ed è Duca di Urbino,  le sue fattezze, semmai dovessero comparire in una scheda segnaletica, sarebbero inconfondibili. Ha perso l’occhio destro e si è rotto il naso in un torneo,ed è per questo che si fa sempre ritrarre di profilo. La lettera, prova inequivocabilmente il suo coinvolgimento nell'ideazione della congiura: lo scopo è quello di strappare Firenze ai Medici. La congiura dei Pazzi, viene solitamente presentata sui banchi di scuola come “un affare di famiglia”, in cui i Pazzi, potenza fiorentina, gelosa del carisma e del potere dei Medici, loro più acerrimi antagonisti, organizza un complotto per uccidere Lorenzo e Giuliano. Infatti, dopo aver tentato di colpirli in diverse occasioni, riesce a mettere in pratica il suo piano agendo durante la messa solenne nella cattedrale di Firenze, il 26 aprile del 1478.

L’enigmatico profilo che del Montefeltro fece Piero Della Francesca, e che abbiamo in una sala dei nostri Uffizi, nasconde dunque una vicenda esemplare della nostra storia passata. A Marcello Simonetta però, il capolavoro pittorico non sarebbe stato sufficiente per risolvere l’enigma. La fortuna, anche in questo caso, è stata l’arma in più,il cosiddetto asso nella manica, infatti dalla sua il professore aveva un trattato del 400’ che insegnava a decifrare i dispacci diplomatici dell’epoca. L’autore del libretto è Cicco Simonetta, cancelliere degli Sforza a Milano, e antenato del professor Marcello. Studiando il trattato, egli ha scoperto la chiave per decriptare una lettera cifrata che aveva trovato nell'archivio privato Ubaldini ad Urbino, lettera inviata esattamente due mesi prima che la congiura dei Pazzi avesse luogo.  In quella missiva ci sono le prove del coinvolgimento diretto di Federico da Montefeltro nella storica vicenda. Ne esce un quadro, dove intrighi e tradimenti si mescolano alla religione e alla politica, in cui un papato che aspirava a conquistare tutta l'Italia centrale non si tira certo indietro, anzi promuove complotti e orrendi delitti.

Fu così che nacque una vera e propria congiura: il manovratore Francesco della Rovere, ovvero papa Sisto IV, un procacciatore di killer, Federico da Montefeltro, due vittime designate, Lorenzo il Magnifico e il fratello Giuliano dei Medici. Altri congiurati: la potente famiglia dei Pazzi ed il re di Napoli Ferrante d'Aragona.
Il piano del complotto era già messo a punto. La mattina della domenica 26 aprile 1478, gli sgherri armati partirono dal castello del Trebbio a Santa Brigida, vicino Firenze, di proprietà dei Pazzi, e arrivarono in tempo per la messa nel Duomo fiorentino dove erano già presenti i due fratelli Lorenzo e Giuliano. L'assalto dei killer fu terribile: Giuliano venne ucciso orrendamente mentre Lorenzo, benché ferito, riuscì a ripararsi dietro le pesanti porte della sagrestia. Il complotto fallì e la vendetta di Lorenzo non si fece aspettare, ma tutta la verità non venne mai a galla, Federico da Montefeltro non fu mai scoperto. Ci sono voluti più di 500 anni e uno studioso/investigatore per fare piena luce su uno dei grandi misteri del Rinascimento.

 

Giulia Meozzi

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