
La solitudine è una condizione che almeno una volta nella vita abbiamo conosciuto ed esperito, inoltre è un’esperienza molto temuta che può fare paura; molte persone tendono a fare qualsiasi cosa per evitare la solitudine, mentre altre la amano e la ricercano costantemente. Nella società in cui viviamo c’è la tendenza a vedere e considerare la solitudine in maniera negativa, spesso è messa in relazione all’isolamento e per questo “stare soli” ha assunto un’accezione negativa. Chi ha la tendenza a estraniarsi viene valutato come una persona non sicura, incerta e non decisa; senza tenere in considerazione che “stare solo” non deve essere necessariamente collegato a “mancanza di qualcosa”, bensì un istante in cui si avverte maggiormente lo stato di pace e di quiete che ci fa dire: “sto davvero bene”. Dalla letteratura emerge che il termine “solitudine” può avere tre diversi significati:
1) la aloneness, cioè la condizione oggettiva di solitudine fisica, priva della connotazione emotiva ad essa associata;
2) la loneliness, cioè la dimensione soggettiva della solitudine, la sofferenza psicologica causata dal “sentirsi soli”; un senso di vuoto e di mancanza che può essere ricondotta, ma non necessariamente, alla aloneness. Pensiamo a quelle coppie di marito e moglie vicine fisicamente, ma molto lontane emotivamente: si sentono soli, sono soli in due, non parlano, non ascoltano, non condividono e non si sentono ascoltati e capiti. In questo caso la solitudine provoca una grande sofferenza in quanto va a minare bisogni fondamentali dell’uomo: bisogno di accudimento (bisogno di condividere la propria vita emotiva con altre persone, attraverso relazioni intime, solide e profonde che rendano sicure disponibilità, affidabilità, protezione, rassicurazione, vicinanza fisica e psicologica) e di appartenenza (bisogno di sentirsi parte di una comunità, di avere interessi, valori e norme comuni, di sentirsi utili ed essere stimati)
3) la solitude, cioè il desiderio di solitudine intesa come uno spazio in cui la persona si isola per riflettere su se stesso o per fare attività impegnative o piacevoli, come ad esempio i momenti di produzione artistica. Per poter meglio capire questo tipo di solitudine, basta pensare al poeta o al pittore che si ritirano nelle proprie stanze per poter far affiorare le loro emozioni. La solitudine in questo caso è vissuta come una scelta, non è fonte di sofferenza, è l’appagamento di un intimo bisogno di ricerca, di arricchimento, di contatto con il sé più profondo. La solitude è vissuta come una forma di crescita interiore con emozioni creative e vitali.
“Come mai una persona si sente sola anche se circondata da molti amici e con una buona posizione lavorativa?”, “Perché ci sono persone che si sentono più sole rispetto ad altre?” e “Perché spesso abbiamo bisogno di più attenzioni per non sentirsi soli?”
Una persona, che oggettivamente ha una buona rete sociale, può occupare una qualsiasi posizione di un continuum che va dal sentirsi ben inserito al sentirsi solo. Il senso di solitudine è molto collegato alle valutazioni che includono standards del tutto personali in base ai quali giudicare la propria vita sociale come ideale e perfetta. La risposta alle domande sopra elencate risiede nelle aspettative che ogni persona possiede, cioè ai pensieri che ognuno fa riguardanti al modo in cui crede che chi lo circonda debba agire e comportarsi. Sono regole spesso rigide concernenti la quantità di amici che si dovrebbero avere per poter essere considerati amabili e riguardanti la cosa giusta da dire o fare, per poter essere giudicati in maniera positiva. Ogni persona ha degli standards concernenti il modo in cui il mondo dovrebbe essere, per poter andare bene; queste aspettative derivano sia dalle esperienze fatte precedentemente, nel corso della propria vita, che dalla propria famiglia, dalla cultura di appartenenza e dalle norme della comunità in cui si nasce e si cresce. Spesso le nostre richieste non sono realistiche e portano a provare sofferenza, risulta fondamentale cercare di ridimensionare le aspettative che abbiamo, senza però mai accontentarsi e cercando un giusto equilibrio.
“Una volta pensavo che la cosa peggiore che potesse succedere nella vita fosse quella di rimanere solo, ma non è così.
La cosa peggiore è finire con persone che ti fanno sentire solo.”
(Robin Williams)
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Federica Giacinti
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