Addio al cineasta Ferrara, Baldeschi (Angelo Azzurro): "A lui il nostro Giglio d'Oro 2005"

Il registra Giuseppe Ferrara (foto di archivio)

"E' morto l’altro ieri a Roma per un arresto cardiorespiratorio il regista Giuseppe Ferrara. Malato da tempo era stato ricoverato al Policlinico Umberto I a Roma. Il 15 luglio avrebbe compiuto 84 anni.

Beppe Ferrara ha avuto un rapporto particolare con il nostro circolo è venuto spesso ha presentare i suoi film (Il sasso in bocca, Giovanni Falcone, 100 giorni a Palermo, Il caso Moro, I banchieri di Dio …) ad incontrare insegnanti e studenti per lezioni sulla storia del cinema.

Lo abbiamo incontrato l’ultima volta in occasione del suo ottantesimo compleanno, quando volle che la TV tedesca che gli dedicava un documentario volle che fosse realizzato a Castelfiorentino suo paese natale.

Giuseppe Ferrara è stato un cineasta scomodo, il suo cinema tendeva a scavare dentro i misteri del potere. Misteri scomodi come la morte di Moro e del generale Dalla Chiesa, l’assassinio di Giovanni Falcone e di Borsellino, i misteri della loggia massonica P2, dello scandalo IOR e della morte di Calvi. Un autore spesso discusso e poco amato dalla critica, ma onesto, coraggioso e coerente, che, con profonda sincerità ha unito l’impegno sociale e civile ad elementi spettacolari e avventurosi.  La sua avventura cinematografica iniziò come giornalista e studioso e poi si spostò dietro la macchina da presa.

Il nostro Circolo nel 2005, con l’assegnazione del giglio d’oro, gli dedicò una rassegna completa dei suoi film e documentari e soprattutto, ebbe il merito di raccogliere in volume un’antologia dei suoi scritti. I saggi sul Potemkin e Que viva Mexico di Eisenstein sono di una freschezza a attualità sconcertante, fu tra i primi a scoprire il cinema indiano e ebbe l’audacia di mettere in discussione personaggi mitici come Chaplin, i giudizi su Visconti, Rossellini, Vigo, Joris Ivens sono lungimiranti e ci fanno scoprire un raffinato critico e storico a trecentosessanta gradi.

Chi ha avuto l’opportunità di vivere l’evento speciale del 2005 ha potuto scoprire anche il valore del documentario, meno conosciuto ma forse il più importante di Beppe (oltre cento tra documentari, cortometraggi e inchieste) con una messe di premi e riconoscimenti internazionali. Il cinema di Ferrara, attento ad indagare su avvenimenti oscuri, ha contribuito a comporre pezzi della nostra storia senza retorica. Beppe è stato un un protagonista del proprio tempo, ha contribuito alla ricerca della verità, alla lotta e alla denuncia contro le ingiustizie.

L’impegno civile inteso come modo di vita e di essere se stessi emerge da queste parole di Giuseppe Ferrara: “… naturalmente un cinema che arrivi direttamente alla gente, un cinema che scavi nella realtà, un cinema “popolare”; altrimenti che cinema è? … Molto presuntuosamente, qui mi confesso, vorrei spostare il mondo con le immagini. Per avere un minimo di speranza nella persecuzione di questo scopo, il linguaggio cinematografico deve avere dentro di se, nel momento in cui viena pensato, addirittura prima di essere girato, gli elementi semantici della realtà. Per questo ho un culto, una fissazione dell’immagine di cronaca, del fatto storico colto nel suo avvenire, del brano del cinegiornale, dello scatto fotografico anche fisso. Perché è da li, , solo da li che bisogna partire per fare un cinema di lotta. Mi spiego: vorrei che tutte le immagini avessero il clima dell’attualità colta nel suo farsi … “

«Questo è il segno che non ci sono soltanto registi coraggiosi, ma anche magistrati coraggiosi. Vuoi vedere che l'Italia può a volte avvici­narsi al mondo di Miracolo a Milano dove buon giorno vuol dire veramente buon giorno? Dove chi tenta di indagare con anni d’indagini rigoro­se i misteri sui grandi delitti non viene punito e represso? È una delle rare occasioni in cui mi sento orgoglioso di essere italiano». Era il mag­gio 2002 e così Giuseppe Ferrara commentava l'esito positivo di una delle sue tante battaglie dalla parte della verità: la «liberazione» del suo I banchieri di Dio, il film che dedicò al caso Calvi e che finì sotto sequestro in seguito alla denuncia di Flavio Carboni, faccendiere indagato per l'omicidio dell'ex presidente del Banco Ambrosiano. Di «grane» di questo tipo Ferrara ne ha avute tante nel corso della sua lunghissima carriera di regista, critico cinematografico e docente. Una vita intera dedicata al cinema militante, come si diceva una volta, sempre inteso come “missione”, denunciando le collusioni tra Stato e Mafia ( Il sasso in bocca, il suo esordio nel ’70, poi Giovanni Falcone), servizi deviati (Segreto di Stato), i poteri forti (I banchieri di Dio), terrorismo (dal Caso Moro a Guido che sfidò le Brigate Rosse).  Quel lato oscuro dell’Italia, insomma, che oggi, almeno in parte, è cronaca giudiziaria  ma che allora era materia incandescente  capace di bruciare chiunque volesse metterci le mani.  Tanto più un regista caparbio come lui, e piglio di combattente, che per produrre i suoi film ha sempre dovuto battersi con le strettoie del mercato cinematografico, quando non addirittura con l’ostinazione della censura.

Ci mancherai Beppe. Il nostro circolo si impegna a mantenere vivo il tuo ricordo ".

Jaurès Baldeschi, Circolo del Cinema Angelo Azzurro

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