I più grandi 45 minuti della storia dello sport

Il 25 maggio 1935, Jesse Owens fece quattro record del mondo in appena tre quarti d'ora. Ed era infortunato


Alle Olimpiadi di Berlino del 1936, quelle dei nazisti per capirsi, James Cleveland Owens, meglio noto come Jesse da che un maestro elementare storpiò le sue iniziali, vinse quattro ori: 100, 200, lungo e staffetta veloce. Più che l’inedito poker, che sarebbe stato eguagliato ai Giochi di Los Angeles di 48 anni dopo da un altro figlio dell’Alabama, Carl Lewis, ciò che valse a Owens l’immortalità – come è stato scritto e detto innumerevoli volte - fu l’aver sbeffeggiato niente di meno che Adolf Hitler e le sue deliranti teorie sulla supremazia della razza ariana. In realtà, un tale riconoscimento pare eccessivo, alla luce del dominio degli atleti che gareggiavano sotto le insegne della svastica, che conquistarono 86 medaglie totali, oltre un terzo di più di quelle vinte dagli Stati Uniti.

Jesse Owens sul podio olimpico del salto in lungo

Jesse Owens sul podio olimpico del salto in lungo

Già prima dei Giochi berlinesi, Owens era conosciuto per le sue strabilianti doti atletiche e per i risultati stupefacenti che aveva ottenuto il 25 maggio 1935. In occasione dei campionati universitari, sulla pista di Ann Harbour nel Michigan, il ventunenne portento di Oakville eguagliò il record mondiale delle 100 yard e migliorò quelli del salto in lungo, delle 220 yard piane e a ostacoli. In tre quarti d’ora. Non in 45 giorni o in 45 ore, ma in 45 minuti!

All’inizio della giornata, Owens non era neanche sicuro di competere. Scherzando con gli amici del college, si era infortunato alla schiena dopo una caduta dalle scale e durante il riscaldamento sentiva ancora delle fitte lancinanti. Disse però al suo coach Larry Snyder di volersi cambiare, per prendere una gara alla volta.

Owens con il suo allenatore Larry Snyder

Owens con il suo allenatore Larry Snyder

Alle 15.15, con un’accelerazione impetuosa mise in riga tutti gli avversari nelle 100 yard, con il tempo ufficiale di 9’’4. Altri cronometristi avevano registrato invece il tempo di 9’’3, ma il regolamento dell’epoca stabiliva che in caso di discrepanza fra i cronometri dovesse valere il tempo più alto. Il primo 9’’3 ufficiale si sarebbe registrato solo nel 1948.

Ancora dolorante, alle 15.25, Owens si apprestò alla pedana del lungo e gli fu sufficiente un solo balzo per vincere il concorso e fissare il nuovo primato a 8,13 metri, una misura che avrebbe resistito per 25 anni e che gli avrebbe garantito il settimo posto addirittura alle Olimpiadi del 2008 (!).

Alle 15.34, sbaragliò la concorrenza nelle 220 yard con il crono sbalorditivo di 20’’3. Poiché 220 yard sono più lunghe di 200 metri, lo stesso tempo fu considerato un primato anche in quella distanza. Infine, alle 16 in punto, scattò dai blocchi per le 220 yard a ostacoli e divenne il primo uomo a scendere sotto il 23 secondi, fino a 22’’6.

La targa che ricorda i quattro record del 25 maggio 1935

La targa che ricorda i quattro record del 25 maggio 1935

Il pubblico cadde in delirio. Owens fu costretto a lasciare lo stadio da una finestra del bagno degli spogliatoi per fuggire la folla che lo acclamava. Insieme al pugile Joe Louis, diventò l’atleta nero più famoso del paese. La sua fama lo precedette a Berlino, cui si recò nonostante alcuni attivisti del popolo nero lo pregassero di non legittimare con la sua presenza la politica razzista del Terzo Reich. Il Comitato olimpico americano decise di non boicottare i Giochi tedeschi e la squadra statunitense partì in nave per l’Europa.

Owens portò a compimento l’impresa che tutti ricordano, ma Hitler non si congratulò con lui. Il suo colore gli era ovviamente inviso, ma poiché gli era stato fatto notare che non poteva salutare solo i vincitori di casa, come il dittatore aveva cominciato a fare nei primi giorni della kermesse olimpica, Hitler decise che non avrebbe congratulato nessuno. Owens fu piuttosto umiliato dal presidente Franklin Delano Roosevelt, che al ritorno in patria non lo invitò alla Casa Bianca, né gli fece recapitare un telegramma di felicitazioni.

Owens fu festeggiato con una parata per le strade di New York e con una festa in suo onore organizzata al Waldorf Astoria. Quando arrivò all’hotel, per il colore della sua pelle, gli fu però chiesto di salire dall’ascensore di servizio. L’America degli anni ’30 non era molto meno razzista della Germania hitleriana.

Paolo Bruschi