
Congratulazioni San Francisco, avete rovinato la pizza! Prima gli hawaiani e adesso voi! (Rabbia, Inside Out.)
Chi in vita sua non ha mai provato quella forte emozione che ti fa andare su tutte le furie, che ti fa alzare la voce, sgranare gli occhi e infocarti? Sto parlando della rabbia, un’emozione, che insieme alla gioia e il dolore, è tra le più precoci. Questo vuol dire che può essere osservata già sia in bambini molto piccoli che in specie animali diverse dall’uomo. È un sentimento che molte volte viene considerato disdicevole e socialmente inaccettabile, a causa di ciò spesso le persone sono spinte ad inibire la rabbia, a non mostrarla. Ma è un sentimento innato e primordiale che serve all’individuo come campanello d’allarme che c’è qualcosa che non va. La rabbia è il fulcro della triade dell’ostilità, insieme a disgusto e disprezzo, infatti spesso questi sentimenti si presentano insieme, facendo diventare difficile l’identificazione dell’emozione che predomina sulle altre.
Perché ci arrabbiamo?
Secondo molte teorie psicologiche la rabbia rappresenta la tipica reazione alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica. Ma, questi due fattori, pur essendo i denominatori comui, non costituiscono in sé le condizioni sufficienti e necessarie perché si scateni la rabbia. Le cause legate alla rabbia sono molteplici e non semplici da identificare:
- Ci possiamo arrabbiare con un’altra persona quando la si ritiene responsabile di averci procurato un danno, una frustrazione, un fastdio;
- Alle volte ci arrabbiamo con noi stessi se non riusciamo a trovare un diretto responsabile;
- Si tende principalmente ad indirizzare la propria collera contro le persone a cui teniamo, sia perché le nostre aspettative nei loro confronti sono elevate, così tanto da generare una nostra disattesa, sia perché inconsapevolmente sappiamo che, dal momento che queste persone ci vogliono bene, non si vendicheranno;
- Paradossalmente risulta difficoltoso arrabbiarsi con le persone che odiamo, perché abbiamo la tendenza ad evitarle;
Appare chiaro, che abbiamo la tendenza ad arrabbiarsi quando qualcosa o qualcuno si oppone alla realizzazione di un nostro bisogno, in particolar modo quando percepiamo l’intenzionalità di ostacolare l’appagamento.
Reazioni e conseguenze.
Proviamo a pensare alla rabbia come ad una reazione che consegue ad una precisa sequenza di eventi: c’è uno stato di bisogno e un qualcosa/qualcuno che si oppone alla realizzazione di tale bisogno, quindi attribuiremo a tale oggetto/persona l’intenzionalità di opporsi, non proveremo paura verso l’oggetto/persona frustrante, ma proveremo una forte intenzione di attaccarlo e aggredirlo l’oggetto giungendo così a mettere in atto l’attacco.Nella società però, cultura e regole sociali, spesso impediscono di dirigere la manifestazione e l’azione direttamente verso l’agente che scatena la rabbia.
Cosa succede al nostro corpo quando ci arrabbiamo?
Nonostante, come detto sopra, la cultura e le norme sociali cerchino di impedirne la manifestazione, la rabbia ha una tipica espressione facciale ben riconoscibile in tutte le culture, difficile da nascondere. L’uomo si ritrova ad aggrottare la fronte e le sopracciglia e a digrignare i denti, talvolta mostrandoli, inoltre tutta la muscolatura del corpo può irrigidirsi. Le sensazioni soggettive più frequenti sono: paura di perdere il controllo, muscoli irrigiditi, irrequietezza e calore, la voce diventa intensa, con un tono stridulo e minaccioso. In pratica l’organismo si sta preparando all’azione, c’è una forte attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico: il battito cardiaco accelera, aumenta la pressione arteriosa e l’irrorazione dei vasi sanguigni periferici, aumenta la tensione muscolare e la sudorazione. In parole povere è come se dal nostro corpo partisse l’innescamento di un incendio.
Che funzione ha la rabbia?
Le variazioni psicofisiologiche, descritte sopra, che si presentano insieme a una forte impulsività e propensione all’agire, sono funzionali alla rimozione dell’oggetto frustrante che si oppone alla realizzazione del bisogno. Questa eliminazione può avvenire sia attraverso l’induzione della paura e la conseguente fuga, sia attraverso un violento attacco. È importante sapere che, nonostante sia ritenuta un’emozione negativa e da evitare, in realtà la rabbia lo diventa quando non viene riconosciuta ed espressa al momento in cui emerge, venendo repressa e generando conseguenze negative son solo per se stessi, ma anche per gli altri.
Come possiamo rendere costruttiva la rabbia?
Un modo per rendere costruttiva un’emozione definita principalmente distruttiva potremmo provare a seguire queste semplici indicazioni:
- Arrabbiarsi, spiegando chiaramente le motivazioni dello scontento, sembra essere una procedura per ottenere un utile cambiamento;
- Parlare con un amico prima di affrontare la persona che ci ha fatto arrabbiare, in modo da scaricare la nostra tensione;
- Riflettere su cosa stiamo provando e sulle aspettative di quello che potrebbe accadere dopo una discussione, in modo da mettere a fuoco le cose da dire e aumentare il nostro controllo e non farsi sopraffare dalle emozioni;
- Esprimere le proprie idee dopo aver placato le emozioni, così da riuscire ad avere un atteggiamento assertivo, provando a ristabilire un equilibrio e non schiacciare l’interlocutore;
- Esprimere apertamente la propria rabbia in un luogo sicuro, da soli, o con un esperto, permettendosi di parlare ad alta voce, scalciare o urlare.
“ Il beneficio di esprimere la collera va oltre il sollievo di togliersi un peso, significa ridefinire le relazioni con se stessi e gli altri.” (cit. Thomas Gordon)
Nel caso in cui vogliate suggerirci un argomento da affrontare o esporci una vostra problematica o preoccupazione, scriveteci a studiopsicologicoilcammino@gmail.com e noi vi risponderemo, o pubblicando la lettera in forma anonima o affrontando la tematica da voi richiesta.
Chiara Paoli