Senza la buona sorte, nel ciclismo la bufera fischia per tutti

Un libro che descrive le gesta degli eroi del ciclismo non esaltando le vittorie, ma raccontando le sconfitte più clamorose e scandalose, le beffe e le scorrettezze, i brucianti kappao che gridano ancora vendetta. Questo è “Ciclisti nella bufera” di Franco Bagattini, libro che è stato presentato nel pomeriggio a Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio regionale, dal presidente Eugenio Giani e dal consigliere Nicola Ciolini nel corso di un’iniziativa, coordinata dal giornalista Stefano Cecchi de La Nazione, cui ha preso parte, assieme all’autore, un ospite d’eccezione, Franco Bitossi, uno dei ciclisti italiani più vincenti di sempre che però tutti ricordano per l’incredibile sconfitta subita ai Mondiali del 1972 a Gap in Francia quando Marino Basso lo beffò sul traguardo dopo che entrambi avevano messo alle spalle Eddie Merckx.

“I valori dello sport devono trasmettere anche il senso della sconfitta e del sacrificio e non solo del successo”, ha detto il presidente Giani. “Quello che lo sport mi ha insegnato è che se soffri e ti alleni, nonostante tutto, puoi raggiungere il risultato che ti sei prefissato. In nessun altro sport come nel ciclismo, poi, la sconfitta è dietro l’angolo. In gara ogni ciclista è solo con se stesso e con la buona sorte”.

Il consigliere Ciolini ha parlato delle gare di ciclismo come di “momenti epici caratterizzati della fatica ma anche in grado di creare un coinvolgimento umano eccezionale”. Per questo motivo, ha detto, “il libro di Bagattini è straordinario” perché “si concentra sul lato umano dell’avvenimento sportivo, che riguarda anche la parte più dolorosa, la sconfitta dopo la fatica”.

Dal Tour de France perso per un incidente dal povero Luis Ocaña, lo spagnolo che osò sfidare il Cannibale, come veniva chiamato Merckx, agli otto secondi che separarono Laurent Fignon dalla conquista del Tour andato poi a Greg Lemond passando dalla delusione del compianto Franco Ballerini che perse la Roubaix perché si fidò di Duclos Lassalle, l’autore mette l’accento sulle sconfitte più incredibili, quelle che “vengono ricordate più delle vittorie”, che tuttavia “fanno prevalere l’uomo sul professionista dello sport e sulla dittatura della vittoria ad ogni costo”.

“Quel che viene fuori in queste pagine è l’umanità che c’è in questo sport”, ha detto da parte sua Bitossi. Che poi ha parlato, inevitabilmente, della beffa di Gap: “In effetti quella sconfitta mi ha reso perfino più noto d ogni vittoria. Però fu dura e rischiò di tagliarmi le gambe”. Dopodiché Bitossi ha voluto chiarire un punto: “Ma nella mia carriera, più che quella sconfitta, un’altra cosa mi ha creato problemi, almeno all’inizio. Mi chiamavano Cuore Matto per via di alcuni problemi che avevo e che mi imponevano di fermarmi ogni tanto durante le gare. Ecco, quel fatto, che non riuscivo ad accettare, specie alla metà degli anni Sessanta, mi dette fastidio e creò dubbi. Poi, però, accettai la situazione e da lì la mia carriera decollò”.
Pagine commoventi sono dedicate, in questo volume, a tanti episodi del ciclismo del Novecento, dalla cosiddetta Truffa dei Tulipani subita in Olanda da Giovanni Battaglin alla beffa del Nürburgring patita da Francesco Moser, tanto per citare un paio di esempi, per non dire dei molteplici episodi che nel corso del tempo hanno caratterizzato l’ormai più che centenario Giro d’Italia.

“Campioni o comprimari, capitani o gregari, nel ciclismo si parte in duecento ed anche più e uno solo vince”, ha concluso Bagattini. “Certamente si vince grazie alle doti e alla capacità, ma mai senza un po’ di fortuna”.

Fonte: Consiglio Regione Toscana

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