
La sensazione di noia è una delle cose che più spaventa l’uomo del ventunesimo secolo e che ci porta a fare di tutto pur di non provarla mai, tanto gli adulti, quanto i più giovani; quante volte sentiamo dire dai ragazzi “non so che fare, mi annoio!”, tanto che siamo noi stessi a riempire le agende dei nostri figli con molteplici impegni.
La noia è stata descritta in passato da molti autori, poeti, filosofi e poi dagli psicologi, osservandone varie sfumature, ma non è facile darne una definizione univoca, tuttavia può essere descritta come “un’esperienza caratterizzata da un desiderio non appagato di fare-esperire qualcosa di soddisfacente” (Eastwood, Frischen, Fenske, Smilek, 2012).
Questi stessi autori descrivono la noia come uno stato che si presenta quando:
- non siamo in grado di impegnare in modo efficace la nostra attenzione verso stimoli interni o esterni,
- ci focalizziamo sul fatto che non siamo in grado di impegnare la nostra mente in una attività soddisfacente,
- attribuiamo la causa del nostro stato a fattori esterni.
In effetti la noia sembra essere legata all’attenzione, da alcuni studi emerge, infatti, che le persone che sono più soggette a provare noia hanno anche prestazioni peggiori in quei compiti in cui si richiede un’attenzione sostenuta e più probabilità di sviluppare depressione (Malkovsky,Merrifield, Danckert, 2012).
La noia può essere situazionale e legata, quindi, ad un contesto specifico vissuto con un sentimento di spiacevolezza, basta pensare a quando vediamo alla tv un film che non ci appassiona, serve solo cambiare canale per mutare questo sentimento; oppure possiamo avere una noia costante in cui non riusciamo ad appassionarci alle cose che ci circondano e alle persone che abbiamo intorno.
La noia può essere connotata da più gradazioni di grigio, possiamo avere quella irrequieta che non ci fa stare fermi, che ci fa andare in giro per casa senza sapere cosa fare, o che ci fa aprire il frigo senza però avere realmente appetito ed è più vicina all’ansia; oppure quella legata all’euforia in cui la persona sembra piena di progetti ed iniziative, ma è solo apparenza, in realtà, sono attività senza una vera relazione con gli altri, come a soddisfare dei bisogni che non ci appartengono, senza dei veri desideri che muovono il comportamento; o ancora la noia più malinconica che può essere confusa con l’apatia nonostante nella prima ci sia un costante desiderio di “qualcosa”, mentre nell’apatico vi è proprio l’assenza del desiderio.
Tuttavia la noia non è solo legata ad un’assenza di stimoli, spesso nasce dentro di noi, è l’incapacità di essere in contatto con se stessi, col proprio mondo interno, con i propri sogni, i propri desideri e gli scopi che indirizzano il nostro comportamento. Questa sensazione di vuoto ci spaventa e allora mettiamo in atto tutta una serie di atteggiamenti che ci facciano sentire vivi, che diano colore alla nostra esistenza, e così aumentano gli impegni e la costante ricerca di nuove relazioni, oppure l’uso di droghe o di esperienze “forti”, almeno fino a quando la routine subentra di nuovo e allora ci annoiamo di nuovo, di tutto, con molta facilità, facendo emergere l’ansia e l’irrequietezza su uno sfondo di malinconia, in un circolo vizioso, alla ricerca estenuante di stimoli effimeri.
Ma allora perché è importante la noia e perché è importante insegnarla ai nostri figli?
Intanto la noia non è patologica di per sé, ma lo è quando ci domina e diventa pervasiva e rigida in modo stereotipato, tanto che non ne comprendiamo il significato.
Questa sensazione ci fornisce importanti informazioni su noi stessi, su dove siamo, sui bisogni che abbiamo realizzato e cosa ancora manca, se siamo soddisfatti di quello che stiamo facendo, e, soprattutto, se ciò che facciamo ci appartiene o se lo abbiamo imparato dal contesto esterno; insomma, la noia fa parte di un normale processo di crescita psicologica, se solo sappiamo ascoltarla. Per questo è importante che anche i più giovani imparino ad annoiarsi, per poter entrare in contatto con loro stessi, con le loro emozioni e con i loro bisogni.
Quando sentiamo la noia, quindi, impariamo a fermarci, a prestare attenzione a quello che ci dice, usiamola come fosse una bussola per apportare i giusti cambiamenti che possono renderci il gusto di vivere. Se ci accorgiamo di aver messo in folle e di lasciarci trasportare, rallentiamo, fermiamoci e prendiamo consapevolezza di noi stessi e di cosa le nostre emozioni ci stanno comunicando, fino a quando scappiamo dalla noia saremo portati dalla corrente a fare cose effimere che non ci appagano veramente.
Nel caso in cui vogliate suggerirci un argomento da affrontare o esporci una vostra problematica o preoccupazione, scriveteci a studiopsicologicoilcammino@gmail.com e noi vi risponderemo, o pubblicando la lettera in forma anonima o affrontando la tematica da voi richiesta.
Elena Nencini