Addio a Paolo Poli, la poetessa Patrizia Socci: "Meritava un doppio premio Nobel"

Paolo Poli, in una foto di archivio

"Il mio ricordo di Paolo Poli risale ai tempi in cui la televisione era in bianco e nero, c’erano solo due canali e solo alle cinque del pomeriggio iniziava la TV dei ragazzi.

Rammento un suo programma, agli inizi degli anni ’60, fatto proprio per i piccoli, e poi il buio. Fino a quando, molti anni dopo, ho cominciato a seguirlo in teatro, nelle città più a portata di mano, come Firenze, Pistoia e soprattutto Empoli.

Si, perché Paolo Poli veniva volentieri a recitare all’Excelsior di Empoli, città dove aveva ed ha tuttora i suoi parenti che abitano nella zona di Santa Maria, alle 'Case Fanfani' e che lui, spesso e con piacere, andava a trovare.

Ho avuto la fortuna di essere amica di Betty Zingoni, la cui mamma era cugina di Paolo Poli.

Correva la fine degli anni ’90 e Paolo Poli, anche quell’anno, recitava ad Empoli. Tutta la famiglia aveva il posto d’onore in prima fila ed io con loro.

Lo spettacolo fu un tripudio di applausi a cui ne seguirono tanti altri, perché Paolo Poli generoso com’era, offriva al suo pubblico una sorta di dopo spettacolo, raccontando aneddoti e barzellette piacevoli, tanto che il bis non aveva mai fine.

Amava i fiori bianchi e quella volta, ne ricevette tanti e belli.

Poi ci fu la cena memorabile in casa della cugina Tania, bravissima cuoca. Il buon cibo e la compagnia di Paolo Poli, resero la serata memorabile e unica.

Paolo Poli è stato un attore poliedrico, elegante, coltissimo, un uomo generoso e libero. Se a Dario Fo hanno dato il Premio Nobel per la letteratura, a Paolo Poli ne dovevano dare almeno due.

Ciao Paolo, continuerai a fare l’attore anche nella tua nuova dimora".

 

 

Patrizia Socci, poetessa e scrittrice

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