
La maggior parte di noi cerca un partner per la vita o almeno per un po'. Ma come facciamo a scegliere? Dopo tutto, si incontrano centinaia, addirittura migliaia di persone nel corso della nostra vita quotidiana. Cosa fa sì che due persone si scelgano tra la miariade di candidati disponibili? La scienza psicologica ha cercato di rispondere a questa domanda.
Secondo le Teorie Evoluzionistiche, i meccanismi che regolano la scelta di un partner e la formazione della coppia, sono funzionali alla trasmissione dei geni più adatti alla sopravvivenza della specie.
Proviamo ad immaginare i nostri antenati nella savana, quando il problema della sopravvivenza era una cosa veramente seria: l’esigenza di sopravvivere si è tradotta, nelle donne e negli uomini, in strategie di selezione dei propri partner differenti .
Per gli uomini il modo migliore per assicurarsi una buona discendenza è quello di massimizzare i rapporti sessuali con partner diversi (Attili,2001): è come se gli uomini agissero sulla base di questo ragionamento “per far sopravvivere i miei geni ho bisogno di una donna giovane e sana. Giovane perché abbia la possibilità di procreare a lungo e sana per generare figli che vivranno a lungo” . Ecco perché gli uomini tendono a preferire donne giovani e perché le donne, ad esempio, attraverso il trucco (occhi più grandi, zigomi alti...), cerchino di potenziare i segnali infantili per attrarli a sé.
Per le donne per massimizzare la probabilità di sopravvivenza della propria prole tendono a scegliere uomini con caratteristiche di disponibilità, protezione, affidabilità “per la sopravvivenza dei miei geni ho bisogno di un uomo affidabile, che mi stia vicino e che sia in grado di proteggere me e i miei figli e che abbia le capacità e le risorse necessarie per farlo.” Così le donne preferiscono uomini con caratteristiche di disponibilità ad accudire e a proteggere, oltre che alla capacità e alla possibilità di farlo.
Un’altra teoria che ci spiega come scegliamo il compagno della nostra vita è la Teoria dell’Attaccamento
Secondo questa teoria la relazione romantica fra partner adulti funziona in modo simile al rapporto madre-bambino, anche se con alcune ovvie eccezioni. Nella relazione con il partner ognuno di noi porta una propria precisa modalità, un “Modello”, uno schema di come quella relazione sarà e di cosa ci aspettiamo da essa. Questo “modello” lo abbiamo imparato nel corso della nostra storia personale e lo riproponiamo in maniera abbastanza sistematica nelle nostre relazioni intime. E’ un “modello” che ricalca, in linea generale, quello che abbiamo sperimentato nel corso delle nostre primissime relazioni significative, ovvero quelle con i nostri genitori. È attraverso gli scambi esclusivi che il bambino ha con i propri genitori che il piccolo comincia ad elaborare previsioni e aspettative sul modo attraverso il quale la madre reagirà alle sue richieste “quando piango forte mamma arriva: quindi devo piangere forte perché mi stia vicino” ; “quando faccio il bravo, mamma mi sta vicino: così se faccio sempre il bravo otterrò la sua vicinanza”; “quando mi sento male e mi lamento, mamma non mi accudisce: non devo mostrarle quanto sto male, altrimenti si allontana…”.
E’ l’esperienza del nostro primo amore, in genere, quello con nostra madre (per i maschietti) o con nostro padre (per le femminucce), che imprime nella nostra mente un’idea di cosa ci dovremo aspettare dalle relazioni importanti. Con quell’idea in testa noi ci muoveremo nel mondo e cerchiamo storie e relazioni che possano consentirci di ritrovare quel modello.
Le aspettative che compongono il nostro modello inconsapevole, dipendono in larga misura dall’esempio offerto dai nostri genitori ma, ciò, non necessariamente ci condiziona in modo assoluto.
Può accadere che da adulti scegliamo il partner secondo la “scelta per contrasto”, ovvero dove i modelli appresi dai genitori vengono rifiutati e si percorrono strade molto diverse per non ripetere i loro stessi errori, cercando così un compagno completamente in disaccordo con i modelli offerti dai genitori.
Si può anche scegliere secondo la “scelta complementare” quando si scelgono compagni che rispecchino il modello appreso dai genitori, in particolare dal genitore di sesso opposto (Malagoli Togliatti, Lubrano Lavadera, 2002; Malagoli Togliatti, Agrisani, Barone, 2003).
"Quando le persone incontrano l’altra metà di se stesse da cui sono state separate, allora sono prese da una straordinaria emozione, colpite dal sentimento di amicizia che provano, dall’affinità con l’altra persona, se ne innamorano e non sanno più vivere senza di lei – per così dire – nemmeno un istante. E queste persone che passano la loro vita gli uni accanto agli altri non saprebbero nemmeno dirti cosa s’aspettano l’uno dall’altro. Non è possibile pensare che si tratti solo delle gioie dell’amore: non possiamo immaginare che l’attrazione sessuale sia la sola ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C’è qualcos’altro: evidentemente la loro anima cerca nell’altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza." (Platone, Il Simposio)
Lo Studio Psicologico il Cammino vi augura buona Pasqua e vi dà appuntamento, con il prossimo articolo, giovedì 29 marzo '16
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RIFERIMENTI
- Attili G., (2001), Ansia da separazione e misura dell'attaccamento normale e patologico, Unicopli
- Malagoli Togliatti M., Lubrano Lavadera A., (2002), Dinamiche relazionali e vita della famiglia Il Mulino, Bologna
- Malagoli Togliatti M., Agrisani, Barone, (1999) La psicoterapia con la coppia, Franco Angeli, Milano 2003
Dania Prestini
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