
Un uomo chiamato dallo Stato ad un incarico delicato e gravoso, ma da subito abbandonato e contrastato dai poteri forti dentro e fuori lo Stato.
Questa è la storia di Giorgio Ambrosoli, raccontata dalla moglie Annalori Ambrosoli nella conferenza organizzata da Vincincontri venerdì 29 gennaio al Teatro della Misericordia di Vinci.
Ma è la percezione che ha lo stesso Giorgio Ambrosoli, non appena inizia il suo lavoro di Commissario Liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. “È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese”:questo scrive nel febbraio 1975 a pochi mesi dal compito ricevuto in una lettera indirizzata ma mai consegnata alla moglie.
“Sì, la teneva sempre con sé nella borsa come una sorta di testamento insieme ad un’altra scritta da me – ha affermato la signora Ambrosoli – ed ogni volta che la leggo mi crea una profonda commozione”. Per questo motivo alla conferenza non è stata letta pubblicamente, come, invece, era stato previsto di fare, ma solo distribuita fra le cento persone presenti in sala.
Tante le domande rivolte da due giornalisti, Mauro Banchini, per anni all’Ufficio Stampa della Regione Toscana, e Sara Bessi, attualmente corrispondente de “La Nazione” di Prato, e poi dal pubblico stesso.
“Le scuse a nome delle istituzioni fatte nel 1998 dal ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick come le sono sembrate?”. “Le ho accolte con grande soddisfazione, ma a farle non erano le stesse persone di vent’anni prima”. “Al funerale salvo l’eccezione del Governatore Baffi non ha partecipato nessuna autorità?”. “Sì, è avvenuto così. Voglio anche dire che dentro di me ho preferito che avvenisse così”. “Come ha detto anche Gherardo Colombo, gli sarebbe bastato un sì talmente piccolo che nessuno se ne sarebbe accorto, qualche piccolo silenzio, il non prendere posizione ed avrebbe avuto salva la vita e con altissima probabilità sarebbe iniziata una brillante carriera nel mondo bancario. Perché non lo ha fatto?” “Avrebbe potuto farlo, ma avrebbe perso la sua libertà. Mio marito Giorgio, tra l’altro, è stato inserito nel “calendario dei santi laici” (12 luglio) con la frase ‘l’uomo nasce libero e non servo, coraggioso e non vigliacco’ “.
Durante l’incontro diversi sono stati, poi, i riferimenti alle questioni riguardanti le banche oggi. Ma la risposta l’aveva anticipata lo stesso Giorgio Ambrosoli nell’unica intervista da lui rilasciata, svolta alla Tv di Stato svedese nel 1978 e trasmessa in Rai solo nel 1986: “di Sindona, probabilmente, ce n’è qualcuno ancora a giro: cambi il nome, cambi la faccia ma la sostanza rimane. L’errore è un sistema che consente la costruzione di imperi come quello di Sindona, cioè costruiti non su un sistema di produzione ma solo sulla speculazione”.
La signora Annalori Ambrosoli, settantacinquenne, venuta da Milano a Vinci per questa bellissima serata, è stata particolarmente apprezzata ed applaudita dai presenti, come, del resto, aveva scritto lo stesso marito: “Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi”.
LA LETTERA
Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana n.d. r.) atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica.
Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell'Umi (Unione Monarchica Italiana n.d.r.) , le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.
I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.
Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro.
Francesca, dovrà essere più forte, più dura, più pronta, ma è una dolcissima bambina e crescerà benone.
Filippo, che mi è carissimo, perché forse è quello con il carattere più difficile, simile al mio, dovrà essere più morbido, meno freddo, ma sono certo che diventerà un ottimo ragazzo e andrà benone nella scuola e nella vita.
Umberto, non darà problemi: ha un carattere tale ed è così sveglio che non potrà che crescere bene.
Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi (...)
Giorgio
Fonte: Vincincontri
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