Apertura straordinaria della chiesa di Sant'Antonio Abate con i capolavori di Marino Marini

In alto, storie di santi, di personaggi e figure che popolano l’antico e il nuovo Testamento con una finestra narrativa dedicata a Sant’Antonio Abate, si dipanano, rivivono a distanza di sette secoli negli affreschi di scuola giottesca dell’unica navata che costituisce la chiesa del Tau, il più importante ed esteso ciclo gotico presente a Pistoia. In basso, anche se ad altezze diverse rispetto al visitatore, tutt’altro che sospesi, campeggiano alcuni dei più grandi capolavori di Marino Marini, opere monumentali realizzate nel decennio 1953-1964, ancorate ai loro basamenti ma allo stesso tempo pronte a compiere uno slancio ‘sacro’ in altezza, in una sorta di preghiera laica. E’ l’incontro tra cielo e terra, tra spiritualità e arte, tra arcaico e contemporaneo che dà vita ad un dialogo, fatto di bellezza e valore storico, nella prestigiosa Chiesa di Sant’Antonio Abate a Pistoia, parte del complesso del Tau, edificata nel quattordicesimo secolo.

Con la sua arte senza tempo Marino Marini crea un varco invisibile, un passaggio affamato di memoria, storia e tradizione che invita il visitatore a viaggiare attraverso i secoli, in un piacevole flusso ondulatorio, un gioco di rimandi tra andata e ritorno per arrivare a contemplare la descrizione iconografica di Niccolò di Tommaso. E’ così che Il Miracolo (1953/54), Il Cavaliere (1956/57), Il Grande Grido (1962), La Composizione di elementi (1964/65), Una forma in un’idea (1964/65) e altre sette sculture di Marino che arricchiscono in una forma inedita lo spazio della Chiesa del Tau convivono armoniosamente con la Creazione del cielo, la Terra ai Giganti, la vita di Sant’Antonio Abate.

L’esperienza di conoscere e fruire di un pezzo del patrimonio culturale, tra i più prestigiosi dell’arte italiana, che promuove la valorizzazione contemporanea di un nuovo percorso di visita, è la proposta con la quale la Fondazione Marino Marini di Pistoia battezza il 2016 e saluta la sua città, appena proclamata capitale della cultura italiana 2017. In occasione del tradizionale appuntamento dedicato alla ricorrenza del protettore degli animali, sabato 30 gennaio a partire dalle ore 10,30 il Palazzo del Tau propone a visitatori e famiglie un caleidoscopio di eventi e aperture straordinarie in cui a farla da padrone sarà l’intesa perfetta tra pittura, scultura, architettura, fotografia, tradizione. “La Chiesa del Tau – commenta Ambra Tuci del museo Marino Marini – è uno spazio di straordinario pregio storico-artistico che, in stretta collaborazione con la Sovrintendenza, intendiamo promuovere e valorizzare attraverso l’arte di Marino Marini, incontri ed eventi che aprano il museo e il suo complesso alla città, al territorio, alla comunità, per un giorno il complesso del Tau, si riempie di magia, una magia che viene da lontano e ci riporta ad un  tempo  in cui il buio profondo della notte faceva paura e il freddo dell’inverno era scacciato da un grande fuoco consolatorio”.

La cappella apre i battenti per uno speciale open day che prevede una visita guidata gratuita condotta dall’equipe di esperti e storici del museo. L’iniziativa offrirà al visitatore per l’intera giornata (dalle ore 10,30 alle ore 19) l’occasione di conoscere le origini, la storia, le opere e i tesori nascosti all’interno della chiesa e dell’intero Complesso di Sant’Antonio Abate nei cui prestigiosi ambienti trova spazio il museo Marino Marini. Alle ore 10,30 la storia e l’arte cedono il passo alla creatività dei bambini, ispirati e coinvolti in un racconto animato e in un atelier artistico incentrato sulle leggende di Antonio Abate. “Come Antonio rubò il fuoco ai diavoli” è il viaggio di Marino rivolto ai più piccoli. L’evento offrirà l’occasione di esplorare una pagina del mito di Sant’Antonio e sfatare la tradizione del ‘fuoco’ raccontando le vere origini di una malattia che in realtà era un’intossicazione alimentare, molto temuta dalle popolazioni occidentali durante il Medioevo.

Per gli adulti un’altra ‘dimensione del tempo’ da attraversare e condividere, questa volta a spasso tra le immagini. “Naturart”, la rivista che valorizza le eccellenze del territorio pistoiese, dedica un numero, il 20, alla Chiesa del Tau. La presentazione della pubblicazione, in programma alle ore 16 al Museo Marino Marini, è a cura del direttore della rivista Giovanni Capecchi. Interverranno anche Fabio Fondatori, Marketing Manager Giorgio Tesi Group, e Nicolò Begliomini, Art Director Naturart.

Ingresso libero. Informazioni: Fondazione Marino Marini - Corso Silvano Fedi 30.

Contatti: 0573 30285 - fmarini@dada.it

Approfondimenti tra storia e tradizione

I Frati ospedalieri

L’ordine dei frati ospedalieri di sant’Antonio o del Tau ebbe origine alla fine dell’XI secolo in Francia. Il movimento, originariamente a carattere laico e popolare, si trasformò nel corso del Duecento in ordine religioso e nel secolo successivo si diffuse anche in Italia. Una comunità di frati dell’Ordine, la cui missione era l’assistenza ai malati poveri, si stabilì a Pistoia nel 1360 e, sotto il patronato di fra’ Giovanni Guidotti, fece costruire l’oratorio del Tau.

La chiesa del Tau

Fu eretta da Fra’ Giovanni Guidotti che la dette in donazione ai Canonici Regolari di Sant’Antonio Abate o del Tau, così detti perché recavano sul mantello una “T” in smalto azzurro. La chiesa è a navata unica con presbiterio sopraelevato e sulle sue pareti si sviluppa un ciclo di affreschi tra i più interessanti tra quelli eseguiti a Pistoia nella seconda metà del Trecento (e sicuramente il maggiore per ampiezza delle storie), databile al 1372 e opera del fiorentino Niccolò di Tommaso e in parte, probabilmente, del pistoiese Antonio Vite, allievo di Gherardo Starnina. E’ l’unico esempio che vede l’impiego nella costruzione della pietra forte, ancor di più le pitture dichiarano l’aderenza ai modi della scuola dell’Orcagna, e si caratterizzano per il minuzioso programma iconografico, dagli evidenti scopi didascalici ed educativi, con storie tratte dal Vecchio Testamento, dal Nuovo Testamento e dalla vita di sant’Antonio Abate. Nel Cinquecento cominciò il rapido declino della fortuna dell’ordine, che culminò nella sua soppressione avvenuta nel 1774. Furono quindi venduti a privati la chiesa e l’annesso convento che nel 1787 vennero riadattati ad appartamenti. Questa condizione perdurò fino al 1962, quando la Soprintendenza ai Monumenti intervenne per recuperarli e ne curò il restauro protrattosi fino al 1965. Attualmente, oltre al museo istituito nell’oratorio, l’annesso convento ospita il Museo Marino Marini.

Sant’Antonio Abate

Il santo è solitamente raffigurato come un vecchio dalla lunga barba bianca, caratterizzato dal bastone a T e dalla presenza di un maialino ai suoi piedi. In realtà nella vita di sant’Antonio non appaiono mai riferimenti all’animale, solo tardivamente eletto a emblema dell’ordine del Tau per l’utilità che aveva il grasso di maiale nella cura di varie infermità per la quale i confratelli erano noti (e si tenga presente che il così detto “fuoco di sant’Antonio” che oggi identifica una delle molte manifestazione del virus erpetico era nel medioevo il nome dato a una intossicazione alimentare che procurava gravi cancrene, particolarmente diffusa e dall’esito sovente mortale). Gli allevamenti di porcellini, dei quali i frati si occupavano, rafforzarono nel tempo il legame tra l’immagine del Santo e gli animali domestici, tanto da farlo individuare ufficialmente come loro patrono. Il 17 gennaio, giorno della sua festa, i contadini accorrevano così alla chiesa del Tau (così come accadeva in altre parti della Toscana nei luoghi destinati al suo culto) per la benedizione degli animali. A Pistoia, in particolare, nell’occasione venivano distribuiti piccoli pani benedetti, che i fedeli conservavano: ancor oggi, seppure sotto forme diverse (oltre agli animali si benedice il becchime) il culto del santo appare ancora ben radicato nelle campagne, tanto da ritrovare sovente nelle stalle l’immagine di sant’Antonio, la cui presenza è sufficiente a scongiurare sventure e malattie.

La vera storia del ‘fuoco di Sant’Antonio’

La malattia che oggi conosciamo come ‘fuoco di sant'Antonio’, una delle molte manifestazioni del virus erpetico, aveva origini diverse da quelle diffuse comunemente. Si trattava di una intossicazione alimentare che procurava gravi cancrene. Poiché era diffusa la tradizione secondo la quale appellandosi a sant'Antonio Abate era possibile ottenere la guarigione dalla malattia, la chiesa francese di S. Desiderio, in cui dal 1100 erano custodite le spoglie del Santo, divenne luogo di frequenti pellegrinaggi e attorno ad essa si costituì una piccola comunità il cui compito fu quello di raccogliere le elemosine per i pellegrini e i malati.

IL NUMERO 20 DI NATURART

Il numero 20 di NATURART deve essere ancora svelato nella sua interezza ed è già un grande successo. In occasione dell’evento di sabato 30 gennaio, infatti, è stato raggiunto il numero di 160 prenotazioni da parte di pistoiesi e non, vista la nutrita rappresentanza anche di persone provenienti da fuori provincia, per le visite guidate alla Chiesa del Tau ed alla sua cripta. Un traguardo importante che fa il paio con le oltre 600 persone che lo scorso inverno hanno partecipato all’evento realizzato alla Chiesa di San Leone o le 400 che, nell’ottobre scorso, hanno preso d’assalto l’apertura di Villa Bellavista a Borgo a Buggiano. Questi numeri dimostrano da un lato la voglia di avvicinamento alla bellezza ed alla cultura che c’è sul territorio e dall’altro il fatto che NATURART è diventato lo strumento più efficiente di promozione di queste bellezze a livello locale e non.

E proprio il culto di Sant’Antonio e la riscoperta della Chiesa del Tau sono al centro di uno dei principali articoli del numero 20 di NATURART, ma non solo. Si parlerà anche dalla Gipsoteca “Libero Andreotti” di Pescia, si salirà in montagna perché siamo nel clou dell’inverno ed attraverso foto spettacolari si racconterà quel che succede nel comprensorio sciistico di Abetone. Le immagini, poi, cattureranno l’occhio del lettore nel vedere come la natura si comporta nella stagione fredda nel Padule di Fucecchio, passando poi per la scoperta della Chiesa dei Santi Michele e Francesco a Carmignano. E poi le storie di NATURART con il Museo del Carbonaio di Baggio, le sensazioni che si provano ad immergersi nelle acque calde di Grotta Giusti, andare alla scoperta del passaggio segreto fra Palazzo Comunale e la Cattedrale fino a raccontare i segreti del successo del Pistoia Basket sponsorizzato Giorgio Tesi Group che sta vivendo un momento magico nel massimo campionato italiano di pallacanestro. Questo numero, il ventesimo, chiude cinque anni di NATURART.

Un nome che oramai è diventato un brand per il territorio ed un motivo di vanto per la Giorgio Tesi Group. Perché attraverso questa rivista, stampata in 8.000 copie a numero e metà delle quali distribuite in tutto il mondo, si fa conoscere Pistoia ai pistoiesi ed ai clienti dell'azienda vivaistica. Un traguardo importante, ottenuto grazie alla passione dell'art director, Nicolò Begliomini, assieme al direttore della rivistaGiovanni Capecchi (e prima di lui anche Luciano Corsini), che ci pone di fronte a nuovi obiettivi: crescere e migliorarsi per proseguire in questo ambizioso percorso. «Con l’evento di sabato – spiega Fabio Fondatori, marketing manager della Giorgio Tesi Group – raggiungiamo un altro importante traguardo. Di fronte a noi abbiamo obiettivi importanti ed ambiziosi da raggiungere e mettiamo già a disposizione di “Pistoia capitale della cultura 2017” il nostro patrimonio di cinque anni di lavoro e relazioni instaurate».

Fonte: Ufficio Stampa

Tutte le notizie di Pistoia

<< Indietro
torna a inizio pagina