Sull'Amiata la maggior parte di produzione di ammoniaca della regione

Il particolato fine (Pm10 e Pm 2,5) è pericoloso per la salute, tant’è che in questi giorni si è costretti a dover bloccare il traffico in molte città italiane. Su sollecitazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Comunità Europea raccomanda la riduzione delle emissioni che concorrono a formare tali particelle, che per le dimensioni molto ridotte, pari a quelle dei batteri, arrivano negli alveoli polmonari e possono entrare nella circolazione sanguigna, aggredendo tutti gli organi del corpo umano e riducendo l’aspettativa di vita.
Le polveri sottili Pm10 e Pm 2,5 sono costituite chimicamente, per circa il 70%, da sali ammoniacali: Nitrato di Ammonio e Solfato di Ammonio. Mentre nelle città e nelle aree industriali gli ossidi di zolfo e di azoto (SO2 e NOx) vengono emessi dalle auto, dagli impianti di riscaldamento e dalle fabbriche, l’ammoniaca di solito proviene dalle attività agricole di concimazione e di allevamento del bestiame. Essendo molto piccole, le molecole di ammoniaca sono trasportate a molte decine di Km di distanza e in atmosfera subiscono varie reazioni chimiche (si veda il grafico pubblicato su “Science” nella nota successiva).

Sulle più autorevoli riviste scientifiche americane è aperto un dibattito sia sul costo sanitario delle emissioni di ammoniaca, stimato di recente pari a 100 dollari al kg, che sulla convenienza o meno di incrementare le produzioni agricole interne per l’esportazione di cereali e carne che, richiedendo dosi notevoli di concimi ammoniacali, contribuiscono alla formazione delle polveri sottili. L’ammoniaca è infatti universalmente riconosciuta come un precursore del particolato inorganico, i cui effetti pericolosi e nocivi per la salute umana sono ormai accertati da almeno un decennio, tanto che la Regione ha promosso il progetto PATOS (Particolato Atmosferico in Toscana), con l’obiettivo di determinare la quantità e la provenienza delle sostanze che danno origine alle polveri sottili.

Però il progetto PATOS ha omesso di segnalare l’ammoniaca prodotta dalle centrali geotermiche dell’Enel in Amiata ed anche l’ARPAT, le USL e l’Agenzia Regionale di Sanità, che da anni studiano le cause degli eccessi di mortalità registrati nella zona, non hanno mai preso in considerazione gli effetti di queste emissioni, in particolare per quanto riguarda i costi sanitari ad esse associati.

Eppure, secondo vari studi autorevoli dalle centrali geotermiche presenti in Amiata si produce circa il 43% dell’intera emissione toscana di ammoniaca e il 17,7% dell’intera emissione italiana.
A denunciare tale situazione è il prof. Riccardo Basosi, una delle più autorevoli personalità scientifiche italiane, che scrive: ”Paulot e Jacob, chimici dell’Harvard University (tiny.cc/PaulotJacob), descrivono le modalità di interazione dell’NH3 in atmosfera per formare particelle nocive e calcolano che l’impatto sulla salute umana (secondo l’EPA) negli Stati Uniti è pari a 100 $ al kg di NH3 emesso in atmosfera. Il problema dell’ammoniaca è stato discusso nel 2014 anche da Eric Stokstad sulla rivista Science giungendo alle stesse conclusioni (tiny.cc/Stokstad). A livello europeo, il CAFE (tiny.cc/CAFE) aveva quantificato nel 2005 i danni generati dall’NH3 specifici per l’Italia in media pari a 20,5 euro/kg di NH3”.
Il costo sanitario annuo delle emissioni di ammoniaca dalle centrali geotermiche dell’Amiata, che sono ammontate nel 2010 a 4.334 tonnellate, è pertanto stimato solo per quell’anno in oltre 90 milioni di euro, ma il Presidente della Regione Enrico Rossi ha recentemente sostenuto che le centrali geotermiche sono da incrementare.

Fonte: SOS Geotermia

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