Commovente la rivisitazione di Romeo e Giulietta andata in scena al Teatro del Popolo di Castelfiorentino lo scorso 16 dicembre. L'incredibile performance della compagnia Junior del Balletto di Toscana diretta da Cristina Bozzolini, mi ha lasciata a dir poco senza fiato.
Lo spettacolo, firmato da Davide Bombana sulla partitura di Sergej Prokofiev, è una riscrittura moderna dell’opera shakespeariana, riadattata e riportata ai giorni nostri, anzi a un ventennio fa, ispirandosi alla sfortunata storia d’amore tra Admira e Bosko, che, come nel caso degli amanti veronesi, è resa tragica da cause che niente hanno a che fare con la bontà dei vicendevoli sentimenti.
Lei una giovane musulmana, lui un ragazzo serbo. I due innamorati, dopo varie peripezie, furono uccisi da un cecchino a Sarajevo, durante il conflitto balcanico.
Sul palco la loro fine è sancita da improvvisi spari che fanno saltare sulla sedia, proprio mentre i due protagonisti corrono a rallentatore sul posto mimando una fuga che li avrebbe, forse, finalmente resi liberi.
Attimi ansiogeni. L’espressione serena dei loro volti all’improvviso si spegne e appassisce. L'immagine dell'ultimo abbraccio è estremamente evocativa della tragedia realmente accaduta poco lontano da noi.
I due innamorati restano stesi a terra abbracciati, immobili, così come i veri protagonisti della vicenda rimasero per ben otto giorni. In questo fermo immagine è fotografata tutta l'ingiustizia e il profondo malessere che attanaglia una società che si definisce moderna ma che è priva del minimo sentimento di pietà.
I belligeranti inizialmente negarono, infatti, perfino il permesso di recuperare i corpi esanimi per donar loro degna sepoltura. La stampa internazionale li ribattezzò 'Romeo e Giulietta di Sarajevo', e da qui il collegamento e il parallelismo tra le due infelici storie, tradotto in una piece danzante che appassiona, emoziona e commuove in ogni suo frammento.
In scena il contrasto tra due realtà antitetiche, rappresentato attraverso il diverso abbigliamento che i giovani danzatori mostrano sul palco. Un gruppo, la famiglia di Romeo, i Montecchi, porta vestiti dal taglio occidentale classico. Eleganti completi giacca pantalone che rimandano ad una certa austerità. Tutti rigorosamente uguali. Una società omologata e chiusa che ha paura di tutto ciò che si distingue e che non conosce. Una società che si considera evoluta ma che ha perso la capacità di essere accogliente e conservato soltanto un'aggressività triviale.
La famiglia di Giulietta, i Capuleti, invece è abbigliata in stile più orientale, con pantaloni larghi e colorati, abiti ampi e foulard. Fedeli alle tradizioni, vogliono difendere i propri valori e farli riconoscere anche dagli altri.
Purtroppo, l’amore sembra diventare il sentimento meno importante a vantaggio dell’odio. Le differenze non sono più una ricchezza ma un pericolo. Questo trasmettono ottimamente i giovani ballerini mentre volteggiano sul palco mimando scontri, sfide e fughe.
I temi dell'intolleranza e del razzismo non sono mai stati attuali quanto oggi. Romeo e Giulietta vivono ogni giorno tra noi. Si trovano per le strade, a scuola, in discoteca. E scontano un odio che non li riguarda ma di cui sentono il peso che gli adulti gli caricano continuamente sulle spalle loro malgrado. Il dramma, la vera tragedia, è l’appassire dell’umanità a vantaggio dei conflitti dettati dall'odio. Cosa che coreografie e musiche palesano in modo sublime dall'inizio alla fine.
Ma eccezionale risulta anche la rappresentazione dei momenti più romantici della storia. L'incontro tra Romeo e Giulietta/Bosko e Admira. Il corteggiamento. L'amore. La fuga.
Le coreografie di Prokofiev, tragiche e crude, lasciano infatti l’amaro in bocca, commuovendo, facendo sognare, ma anche colpendo come un pugno nello stomaco perfino lo spettatore più distaccato.
I talentuosissimi danzatori, tutti di età compresa tra i 16 e i 21 anni, fanno rivivere con le loro armoniose movenze una storia complessa ed estremamente emozionante, infarcendola del giusto patos dall’inizio alla fine.
Liberata la mente dalla storia originale, i volti e i movimenti appassionati di tutti i personaggi si imprimono nella mente.
E sono sicura che sentiremo ancora parlare di queste nuove leve della danza...
Giusi Alessandra Vaccaro