Eugenio Giani: "Il crocifisso è espressione delle radici di civiltà europea"

Eugenio Giani

C’aveva già pensato al crocifisso, in tempi non sospetti.  Dagli uffici del Consiglio si erano anche già mossi, per richiedere una meraviglia del Trecento di proprietà di Casa Siviero e quindi della Regione. Ma poi, spiega Eugenio Giani, poi sono arrivate le notizie, le vicende di questi giorni: “Quando sento che ci sono degli insegnanti che quasi si vergognano di mostrare il crocifisso ai loro studenti allora, da laico, dico che questa non è laicità né rispetto delle altre religioni, ma nichilismo verso la nostra storia”.

Così il crocifisso, nello studio del presidente del Consiglio regionale, è attaccato al muro da questa mattina. Non è una meraviglia del Trecento, non è di proprietà della Regione, è suo personale, di Giani, che dice: “Voglio che nella mia stanza, che è un ufficio pubblico, ci sia il segno di ciò che rappresenta al di là della credenza religiosa”. Perché il presidente, che dice di sé “sono cristiano, cattolico”, ci tiene a ribadire che parla “da laico”. “Apparteniamo ad una civiltà, quella europea, che si è formata su duemila anni di civiltà cristiana, di cui non si può non riconoscere il valore nella formazione, crescita e trasmissione dei valori”. E’ un fatto che “vale per tutti, credenti e non credenti”. Perciò il crocifisso, nello studio del presidente dell’assemblea toscana, c’ha da stare “a viso aperto”, citando Dante. Per rispetto “della storia di tutti e non solo dei cattolici”, e quindi “per rispetto della religione nel suo complesso”. E anche perchè Firenze e la Toscana, regione d’Europa, tolleranza e rispetto ce l’hanno nel proprio patrimonio culturale e civile.

Fonte: Consiglio regionale della Toscana - Ufficio stampa

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