El Nino e l'Inverno che ci aspetta

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Con una cadenza variabile El Niño-Oscillazione Meridionale, conosciuto anche con la sigla ENSO (El Niño-Southern Oscillation), è un fenomeno climatico periodico che si verifica nell’Oceano Pacifico centrale nei mesi di dicembre e gennaio in media ogni cinque anni, ma con un periodo statisticamente variabile fra i tre e i sette anni. Il fenomeno provoca inondazioni, siccità e altre depressioni che variano a ogni sua manifestazione. I paesi in via di sviluppo che dipendono fortemente dall’agricoltura e dalla pesca in particolare quelli che si affacciano sull’Oceano Pacifico, ne sono i più colpiti, sebbene si ritiene possa avere effetti anche a scala globale attraverso modificazioni della circolazione atmosferica su tutto il pianeta. Infatti, l’ENSO è una teleconnesione atmosferica, accoppiata atmosfera-oceano che presenta una componente oceanica, chiamata El Niño o La Niña, il primo caratterizzato da un riscaldamento e la seconda da un raffreddamento delle correnti dell’Oceano Pacifico centro-orientale, e una componente atmosferica, chiamata Oscillazione Meridionale, caratterizzata da cambiamenti dei livelli di pressione nel Pacifico centro-occidentale. Le due componenti sono mutuamente accoppiate e reciprocamente coinvolte: quando è in corso la fase di riscaldamento delle acque (ElNino), la pressione del Pacifico occidentale è alta e quando è in corso la fase di raffreddamento delle acque (La Nina), la pressione del Pacifico occidentale è bassa.

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El Niño generalmente non preoccupa gli europei, al contrario nelle Americhe ed in Australia gli effetti sul clima sono marcati e sovente di ingente entità, ma stavolta, l’Emisfero Boreale (il nostro) sta vivendo un subbuglio climatico di rara entità misurato con strumenti di una precisione maggiore rispetto al precedente massimo risalente al 1997. Ebbene le attuali proiezioni sembrano dare credito a quelle che indicavano un El Niño peggiore rispetto a quello del 1997-1998, fino ad ora considerato come uno dei più importanti mai osservati. El Niño 2015 quindi è ormai El Niño Major, ed il mix di suoi effetti, assieme ad altre anomalie planetarie, rischiano di generare eventi atmosferici fuori dal comune anche in Europa.

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Il rischio di episodi climatici estremi specialmente  tra l’Atlantico del Nord, parte dell’Europa e Nord America è in parte correlato alla formazione di una gigantesca distesa di acque fredde, registrata negli ultimi mesi da vari strumenti teleconnetivi. E allora come mai fa così caldo a metà Novembre? La causa non è attribuibile al Global Warming, questo genera lentissimi (impercettibili in un anno) incrementi della temperatura, mentre quella che viviamo è una repentina variazione climatica che succede con le normali fluttuazioni del Clima che in questo caso è in gran parte causata dal fortissimo El Niño.

L’influenza di El Niño per l’Europa è stata sottovalutata da tutti di Centri Meteo, solo in queste settimane, sempre più diffusamente si leggono allerte per il prossimo Inverno, con il rischio di un Inverno anomalo nel nostro Emisfero, e al pari, di un’Estate per l’Emisfero Australe inconsueta. In queste due stagioni si manifestano i maggiori eventi atmosferici dell’anno, con ondate di calore e ondate di freddo massicce. Il rischio è che gli eventi si estremizzino. El Niño 1997-1998 causò un aumento temporaneo della temperatura dell’aria Terrestre di 1,5°C.

Questo dà l’idea di quanto possa essere imponente questo fenomeno, ed è forse da attribuire a El Niño il Riscaldamento Globale che è stato misurato questi mesi, e che sta battendo tutti i precedenti record. Ma allora, se El Niño riscalda la temperatura media del Pianeta come è possibile che si possa avere un Inverno freddo?

La risposta è riassumibile così: El Niño genera una serie di potenti anomalie climatiche che si tramutano in un eccesso dell’intensità dei fenomeni atmosferici. Perciò, in talune zone sarà possibile avere un Inverno bollente, in altre freddissimo, mentre nel sud Emisfero, in alcune zone si potrebbe avere un’Estate secca e caldissima, in altre zone insolitamente piovosa e fredda. Quindi con eccessi climatici sia da noi che nel sud del Pianeta.

I modelli matematici che prevedono il trend stagionale, già in condizioni normali, inquadrano con difficoltà i possibili scenari, ma con un El Niño così forte, con anomalie di freddo in Atlantico come quelle citate, c’è il rischio di vagare nel buio, e di sperare che il peggio del Clima estremo non spetti a noi.

Ma allora ha un senso parlare dell’Inverno? Certamente, perché le novità che affluiscono, seppur con ampi margini di errore, iniziano a delineare possibili scenari per i primi mesi della nuova stagione. La prevenzione sul Clima che avremo nel futuro è la politica adottata da buona parte dei Governi del Pianeta, dove si stanno adottando misure per ridurre le emissioni di gas serra, in particolare dell’anidride carbonica. Ma quali Paesi del Mondo sono pronti ad una stagione estrema? Durante l’Inverno 2012/13, un freddo di rilevanza storica interessò la parte orientale degli USA.

Il moderno Stato americano uscì con le ossa rotte da quell’Inverno, con ingenti danni all’Economia. In Paesi come l’Italia, dove il fabbisogno energetico viene soddisfatto da importazioni, un gelido Inverno come quello 1962/63 potrebbe causare problemi di approvvigionamento e danni anche al nostro PIL.

Insomma tutto sembra congiurare verso un inverno davvero apocalittico? No, o perlomeno non tutti si accodano a questa ipotesi, primo fra tutti il centro di calcolo di Reading, citato spesso come ” L’europeo ” anche nelle mie personali previsioni a medio termine che ritiene per l’ Europa un mite Inverno, anche siccitoso nel Mediterraneo, con scarsissime probabilità che si realizzino ondate di freddo.

Per comprenderci, avremo un Inverno ben più mite degli ultimi due, ma ben più asciutto. Ma quella di Reading (ECMWF) appare una previsione isolata, visto che quasi tutti i  centri di calcolo mondiali diramano previsioni stagionali decisamente “Glaciali”; quindi a chi credere? ma sopratutto quale affidabilità hanno tali previsioni a lunghissimo termine?

Le cosiddette ” previsioni stagionali” hanno allo stato attuale dell’arte una percentuale di successo tra il 3 ed il 10% ovviamente in caduta esponenziale per ciò che riguarda il termine della stagione.

Per capirci azzeccare ad esempio il mese di Dicembre “vale” attorno al 10%, scendendo attorno al 5% per Gennaio e scendendo davvero a livello di un terno al lotto per Febbraio. Tutto questo certamente non per sminuire l’enorme lavoro che illustri e competenti centri di calcolo a livello mondiale realizzano, ma per ribadire che si tratta ancora di dati a puro titolo sperimentale e quindi vanno considerati come tali. Inoltre esistono anche altri fattori ed altri indici atmosferici dalle sigle impronunciabili ai meno ferrati in materia e che più avanti andremo a trattare, cercando di renderle più semplici e frubili a tutti, ricordando a prescindere che… …La meteorologia è una scienza inesatta che elabora dati incompleti, per fornire previsioni ancora oggi mai completamente affidabili.

Baldacci Gordon