
"Nel consiglio comunale del 30 settembre è stata discussa la nostra interpellanza, che interrogava il Sindaco e la giunta in merito alla rilevante presenza nella rete di condotte idriche del nostro comune, di tubazioni in cemento-amianto.
Purtroppo è dato constatare che il problema amianto nel nostro territorio, non rivesta carattere d’urgenza per questa giunta, come d’altronde non lo rivestiva per le precedenti giunte sempre targate PD, non viene considerata come una priorità da risolvere definitivamente ed in tempi rapidi, come già appurato per il caso EX Gozzini, insomma quasi se l’associazione tumori-aminato sia quasi una diceria popolare.
Ma veniamo ai fatti di ciò che è successo in consiglio, confutando in modo chiaro tutte le argomentazioni addotte nella risposta alla nostra interpellanza dall’attuale Giunta: un recente rilevamento dell’Autorità Idrica Toscana, evidenzia come nel nostro comune la presenza delle condotte idriche contenenti amianto sia ben del 36% sul totale, ben più alta della media Regionale che si attesta al 5,96%.
Secondo l’assessore Baldacci, che cita il D.Lgs. 31/2001 aggiornato con le linee guida del 2003 “non esistono limiti di legge nella normativa italiana per le acque potabili sulla presenza di fibre nelle acque”, quindi, sempre secondo lui, “non esiste alcuna prova che evidenzi la pericolosità della sostanza ingerita dall’uomo”, pertanto “l’amianto non viene considerato quale parametro da controllare e non ne fissa i limiti”
Peccato che l’assessore si riferisca a dati di ben 12 anni fa, ignorando dati fattuali ben più recenti, come ad esempio la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo nel 14 marzo 2013 che, allo scopo di ridurre al minimo i rischi per “tutti i tipi di malattie legate all’amianto […] come pure diversi tipi di tumori causati anche dall’ingestione di acqua contenenti tali fibre, provenienti da tubature in amianto [...], esorta l'UE a elaborare modelli per il monitoraggio dell’amianto esistente negli edifici pubblici e privati, compresi gli edifici residenziali e non residenziali, i terreni, le infrastrutture, la logistica e le condutture; esorta l'UE a elaborare modelli per il monitoraggio delle fibre di amianto presenti nell’aria sui luoghi di lavoro, nei centri abitati e nelle discariche, nonché delle fibre presenti nell’acqua potabile veicolata tramite condutture di cemento amianto”.
Alla nostra richiesta di delucidazioni in merito ai luoghi e alle zone dove sono concretamentecollocati i 31 km (sugli 85 km totali) di condutture in amianto presenti nel nostro territorio, non ci è stata fornita alcuna risposta; ciò ci induce a ritenere che nemmeno l’assessore sappia dove siano queste condutture. In compenso quest’ultimo ha tentato di rassicurare i cittadini, riferendo che il gestore Acque spa “ha elaborato un piano di monitoraggio amianto sulla propria rete in gestione, che sta già attuando, e dal quale i primi risultati fatti in due aree del nostro territorio hanno dato il risultato di 0 fibre d’amianto”.
Quindi il piano di Acque spa, e sulla base del quale questa amministrazione rassicura i propri cittadini, prevede appena due punti di monitoraggio, nello specifico uno a Staffoli ed uno a Santa Croce sull’Arno. Ma come, ben due punti di controllo su 31 km di condotte in amianto? Ma non saranno troppi? Sarcasmo a parte, lasciamo a voi ogni giudizio in merito.
Il paradosso a nostro avviso è stato raggiunto quando l’Assessore Baldacci ha avvallato il punto di vista del gestore Acque spa “che ritiene che la sostituzione delle tubazioni in amianto, sarebbe oltremodo più dannosa in quanto la rimozione e lo smaltimento di materiali contenenti amianto” sempre secondo Acque, “risulta un problema acclarato dal punto di vista dell’ambiente e della salute dei lavoratori, che sarebbe accentuato se effettuato su scala massiva e preventiva indipendentemente dall’effettivo stato dei manufatti”.
Concetto a nostro avviso semplicemente INACETTABILE! Come dire che poiché ci vogliono soldi ed è potenzialmente rischiosa la rimozione per le maestranze che opererebbero le “bonifiche”, meglio non toccare nulla, e sobbarcare semplicemente dell’eventuale rischio tutti i cittadini!
Ma facciamo una riflessione proprio sulla questione economica: dal loro sito internet si evince che Acque SPA nel 2013 ha incassato dalle nostre tariffe 110.642.913 euro, finendo l’anno con un utile di 6.596.531 euro, aumentando quindi il patrimonio netto a 76.718.403 euro (si parla di milioni di euro…). Sempre spulciando il bilancio 2013 si nota che sono stati distribuiti dividendi per i soci (45% privato, 55% pubblico) per quasi 1 milione di euro. Un fatto che cozza con la decisione di rivedere al rialzo le tariffe 2014 e del 2015 del 6,5% (che frutterando circa 7 milioni di euro in più). E tutto questo non tenendo di conto di come la nostra bolletta sia già la più cara d’Italia!
Vi pare che fosse troppo, da parte del comune, chiedere informazioni esaustive e farsi “veramente” garante della salute dei propri cittadini? Probabilmente era davvero troppo esercitare pressioni verso Acque spa affinché, a fronte di cotanti utili, mettesse mano ad un piano programmatico pluriennale di dismissione e bonifica delle tubazioni in cemento-amianto!
Questa è la prova provata (e passateci il gioco di parole) che se a gestire i diritti inalienabili delle persone, come nella fattispecie il diritto alla salute o dell’acqua, ci sono società private, o peggio ancora controllate pubbliche (un mondo dove si intrecciano interessi di ogni genere, economici e politici) difficilmente si potrà fare solo ed esclusivamente gli interessi dei cittadini!"
Movimento 5 Stelle Santa Croce sull’Arno
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