AMATI!

L’idea che abbiamo di noi stessi, gli appellativi che ci attribuiamo, il credere che siamo in grado di affrontare gli eventi più duri della vita, sono legati all’idea che abbiamo di noi stessi e vanno ad influire sul nostro potenziale.

Ma cos’è l’ autostima?                                                                                                                                                                         Letteralmente è la stima di sé, derivante dalla valutazione che facciamo di noi stessi, se il risultato di questo giudizio è positivo allora abbiamo un’alta autostima, altrimenti ci si disistima. Quando, la diversità tra ciò che vorremmo essere, il Sé ideale e ciò che siamo, il Sé reale diventa eccessiva, inizieremo a pensare continuamente a quanto poco valore abbiamo arrivando alla bassa autostima. Il Sé ideale è l’immagine della persona che vorremmo essere, il secondo è il concetto di sé, la conoscenza di quelle abilità e qualità che sono presenti oppure assenti in noi stessi.

Da dove nasce?                                                                                                                                                                                               L’autostima dipende sia da fattori interni, cioè dagli schemi cognitivi della persona, dalla sua soggettiva visione della realtà e di se stessi, sia da fattori esterni, come ad esempio i successi che otteniamo, oppure i feedback, le risposte che riceviamo dalle altre persone. È infatti vero che le persone ci fanno da specchio e l’immagine di noi che ci rimandano diventa pian piano ciò che noi pensiamo di noi stessi; ma anche gli altri sono influenzati dal nostro giudizio e tendono a vederci come noi ci vediamo, in un incessante circolo vizioso.

Perché l’autostima è importante?                                                                                                                                                              Perché più ci stimiamo e più ci sentiamo efficaci ed efficienti, meno lo facciamo e più sperimentiamo sentimenti di tristezza e tenderemo a cercare all’esterno qualcosa che possa migliorare la nostra autostima. Spesso capita, però, che proprio chi ha bassa autostima evita di affrontare situazioni sociali per paura di sbagliare o di comportarsi in modo goffo e per la paura di trovarsi davanti ad un insuccesso. Quando poi si sperimenta il successo, invece, si tende a sminuirlo, le nuove sfide vengono quindi viste come minacce per l’autostima, occasioni in cui si rischia di dimostrare di non essere in grado, di non essere abbastanza intelligenti, capaci, adeguati. Chi evita però non si mette mai in gioco, non esplora le proprie capacità ed abilità, non conosce quali sono i propri limiti e teme di perdere il controllo delle emozioni che conosce meno.

Lo squilibrio di fiducia in se stessi può arrecarci un danno:                                                                                                               - se è troppo bassa si può arrivare a pensare che tutto ciò che facciamo andrà male, non proveremo mai a buttarci in un nuovo progetto per timore di un fallimento, arrivando a ruminare su quanto tutto sia inutile e noi sbagliati, poiché si entra in una spirale senza via di uscita;                                                                                                                                            - se è eccessiva avremo un’autostima ipertrofica in cui siamo sempre convinti di avere ragione e non sbagliare mai, sovrastimando i propri talenti e capacità, imponendo agli altri il nostro pensiero senza ascoltarli, ma svalutandoli senza dare loro importanza. Questo può portare a non vedere la realtà, a non saperla distinguere dalla fantasia e a non accettare i propri difetti, ma soprattutto ad allontanare le persone più care.                                                 

Avere una buona autostima non significa essere necessariamente più intelligenti, più capaci o dotati, ma con essa si filtra il modo di leggere la realtà. Le nuove sfide vengono quindi viste come opportunità di crescita e non devono avere per forza, un risultato positivo o negativo a priori, qualora poi, le cose non avessero il risultato sperato, verranno lette come delusioni costruttive.

Come si può migliorare?                                                                                                                                                                                 Al di là delle “regole d’oro” che si possono trovare ovunque, l’importante è capire chi siamo, cosa vogliamo, essere noi i primi a stimarsi e ad amarsi con pregi e difetti, senza valutarsi troppo duramente e senza avere obiettivi eccessivamente elevati. Impariamo, ad esempio, a non valutare gli insuccessi in modo troppo rigido attribuendoli alla propria incapacità o stupidità, ma piuttosto a momenti transitori come la stanchezza o lo scarso impegno o, perché no, alla sfortuna. È fondamentale non mescolare il dominio del “fare” con quello dell’essere, “possiamo sbagliare, senza sentirsi sbagliati”.

E con i bambini?                                                                                                                                                                                                      È proprio nell’infanzia che costruiamo passo dopo passo, sbaglio dopo sbaglio, la stima di noi. È importante che anche ai più piccoli vengano dati obiettivi realistici, proporzionati alla propria età, né troppo difficili, ma nemmeno troppo facili. Anche le critiche sono fondamentali se fatte in modo costruttivo, senza rabbia o svalutazione, ma spiegando cosa c’è che non va e alternandole ai complimenti. Lo stesso vale per le regole che devono essere chiare e spiegandone il perché, così come permettere di esplorare e mettersi in gioco per capire che in ogni possibilità di insuccesso c’è anche l’opportunità di un successo.

 Nel caso in cui vogliate suggerirci un argomento da affrontare o esporci una vostra problematica o preoccupazione scriveteci a studiopsicologicoilcammino@gmail.com e noi vi risponderemo o pubblicando la lettera in forma anonima o affrontando la tematica da voi richiesta.

Elena Nencini