
Riemerge dal lontano 2008 la vicenda giudiziaria dell'urbanizzazione di Castello e, purtroppo, per l'empolese Graziano Cioni che al tempo dei fatti era Assessore alla Sicurezza del Comune di Firenze e per altri imputati (l’ingegner Salvatore Ligresti, già patron di Fondiaria Sai, l’architetto Marco Casamonti e l’ingegner Gualtiero Giombini, collaboratore di Ligresti, l’ex assessore comunale Pd all’urbanistica Gianni Biagi) non arrivano belle notizie. La Corte di appello, infatti, ha ribaltato la sentenza di assoluzione in primo grado <perchè il fatto non sussiste> in una condanna a suo carico ad un anno e un mese con la condizionale. Un fulmine a ciel sereno per il Senatore, tornato alla ribalta sulla scena politica di casa nostra in occasione delle ultime amministrative quando sostenne il candidato Damasco Morelli, una decisione che ha subito annunciato di voler impugnare in Cassazione. In attesa delle motivazioni e del lavoro dei suoi legali, Cioni ha affidato la sua posizione, o per meglio dire il suo sfogo, al suo profilo Facebook (peraltro sempre ricco di interessanti spunti). Come è facile immaginare sono parole che traboccano di rabbia, anche perchè in questa vicenda c’entrava solo alla lontana.
<Non ho parole - scrive Cioni - i contributi in denaro che ho chiesto e ottenuto dalla Fondiaria per la diffusione dell’opuscolo sul regolamento di polizia municipale, per l’acquisto di condizionatori d’aria per le abitazioni di anziani soli, per iniziative relative a campagne sulla sicurezza stradale, sono tutti nella più grande trasparenza. Ho chiesto contributi per le iniziative dell’assessorato anche ad altre aziende private che hanno la loro attività nel comune di Firenze come altri miei colleghi per le attività legate alla propria delega. Non credo che mi si dovesse ringraziare ma nemmeno credevo di incorrere in qualche reato e così è stata l’opinione del collegio giudicante nel primo grado di giudizio>. Ora, però, per lui si riparte purtroppo da capo ed è questo che lo amareggia di più: <Dal 2008 al 2013 è stato un calvario che non sto a ripercorrere, pagato caro. Dopo 7 anni c’è un nuovo inizio, un nuovo tormento, altre notti insonni, altri sguardi di chi pensa che qualcosa ci sia. Vorrei dire basta non ne posso più, ma non lo posso fare, per i miei figli, per chi mi vuol bene, per chi mi ha creduto fino dal primo momento, per chi mi sta messaggiando la sua solidarietà. Starò un passo indietro come è giusto che sia per la condanna che da oggi mi porto dietro, ma difenderò la mia onorabilità fino in fondo. Mi hanno chiesto cosa penso di chi mi ha condannato, penso che anche il magistrato è una persona umana con i pregi, difetti e errori di ognuno di noi, solo che i suoi errori li paghi, a caro prezzo, con la tua vita>.
E la solidarietà gli è arrivata non solo tramite messaggi ma anche pubblicamente: ben 250 mi piace al suo post e oltre 150 commenti. In attesa di chiudere in modo definitivo la vicenda, Graziano Cioni incassa la solidarietà di chi lo conosce e si prepara ora a combattere la 'battaglia' decisiva, quella per la sua assoluzione.
Marco Mainardi