In laboratorio studiata la cura per una grave encefalopatia

È potenzialmente possibile alleviare uno dei sintomi di una grave encefalopatia ancora orfana di cura. È la conclusione dello studio coordinato da Tommaso Pizzorusso - professore associato di Psicobiologia e psicologia fisiologica del Dipartimento di Neuroscienze, psicologia, area del farmaco e salute del bambino dell’Università di Firenze (NEUROFARBA) e ricercatore dell’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (IN-CNR) - e pubblicato sull’ultimo numero della rivista scientifica Biological Psychiatry (“Dendritic Spine Instability in a Mouse Model of CDKL5 DisorderIsRescued by Insulin-like Growth Factor 1”, DOI: 10.1016/j.biopsych.2015.08.028).

Lo studio: “CDKL5 è il nome di un gene ma anche di una sindrome, simile per molti aspetti a quella di Rett - spiega Pizzorusso -che porta con sé disabilità motoria e ritardi mentali. L’alterazione di CDKL5, e la conseguente mancata o alterata produzione dell’omonima proteina, è causa di gravi deficit motori e cognitivi e di epilessia, che si manifestano a pochi mesi dalla nascita con un’incidenza di un caso su 10 mila nuovi nati. La sindrome non ha ancora una cura ma da tempo si ipotizza che i sintomi dipendano da alterazioni microscopiche del cervello”.

I ricercatori hanno dimostrato per la prima volta tale ipotesi in laboratorio, utilizzando innovative metodologie di microscopia multifotonica che permettono di osservare ripetutamente per giorni gli stessi neuroni della corteccia cerebrale e sono riusciti anche a intervenire sul sintomo. “Abbiamo osservato su modello animale che quando il CDKL5 è assente - continua Pizzorusso - le strutture su cui si formano gran parte delle connessioni sinaptiche tra neurone e neurone (le spine dendritiche) si producono normalmente, ma vengono poi ritratte in modo anormale, il che determina una riduzione delle sinapsi e neuroni meno funzionali”.

I risultati e le prospettive: Per cercare di contrastare queste alterazioni, i ricercatori hanno somministrato ai topi IGF-1 (fattori di crescita insulino-simile), un ormone che promuove la maturazione e la stabilizzazione delle spine dendritiche. IGF-1 ha permesso un miglioramento sinaptico in grado di invertire gli effetti dell’assenza del CDKL5. Il miglioramento è intervenuto anche in fase sintomatica, suggerendo che la somministrazione possa essere efficace anche quando i sintomi sono già presenti.

L’ormone IGF-1 ha già superato i test di tossicità per l’uso nei bambini affetti dalla sindrome di Rett e il prossimo passo sarà capire se i miglioramenti osservati a livello sinaptico possano riflettersi a livello dei sintomi in modelli preclinici, prima di passare alla sperimentazione clinica.

La ricerca è stata realizzata in collaborazione con l’European Molecular Biological Laboratories di Monterotondo, l’Università di Torino, la Scuola Normale Superiore di Pisa, nell’ambito di progetti finanziati dalla Fondazione Telethon e dalla International Foundation for CDKL5 Research.

Fonte: Cnr Pisa

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