
L’azione e la ricerca dell’artista, nei tempi contemporanei, non si tingono delle sfumature di grigio del pessimismo, ma di per sé manifestano una speranza di rinascita, per “restare”, ancora, “Umani”.
Stefano Tonelli si muove in quel “territorio” dove già si sta compiendo l’irreparabile, ne affronta il lato oscuro, ne sonda le zone di luce, ne introduce nuove dimensioni di ragione e poesia.
Sabato 10 ottobre 2015, dalle ore 17.00, si è inaugurato Volterra (PI), nello spazio ibrido del genuino “VolaTerrA”, l’intervento installativo “Stefano Tonelli per VolaTerrA”: contaminazione intenzionale delle coordinate del consumo del cibo del maestro dal segno mistico, realizzata insieme al titolare e ideatore della location, Jonni Guarguaglini, per rivelare la parola “perversa”, vuota, ipocrita e impotente di fronte alle tragedie del nostro tempo.
Un’operazione etico-artistica che si rivolge alle coscienze, fino ai meandri stessi dell’inconscio collettivo.
Protagonista inquieta ed inquietante è la parola “a perdere”, la parola “arrotolata” e “buttata via”, la parola perduta. Assume le sembianze di una pietra “insostenibilmente leggera”, una fragile icona concettuale sganciata dai significati autenticamente Umani, che ritorna ammonitrice a profanare lo spazio.
Proprio laddove l’uso della bocca assume un duplice, provocatorio significato, l’imperativo “se hai parlato per parlare, pulisciti la bocca”, emerge dagli eleganti tovaglioli del locale, mentre palle di carta stampata invadono, ricorrenti e onnipresenti, i muri e gli scaffali carichi di vini sopraffini, di prelibatezze del gusto, fino ai piatti stessi del commensale.
Sognatori concreti come Pasolini, consapevoli dei lati oscuri della loro epoca, ma senza perdere la speranza di un ritorno del senso “strettamente” esistenziale, Tonelli e Guarguaglini mettono così a nudo le ipocrisie dannose e vacue del “discorso” contemporaneo.
E’ un nuovo tuonante capitolo di “Restiamo Umani”, la “scelta” di Tonelli che raccoglie e porta avanti il grido di Vittorio Arrigoni, giovane giornalista, pacifista e sognatore, ucciso a Gaza nel 2011. E se “Restiamo Umani” è la scelta etica fondante dell’artista, l’opera d’arte che ne scaturisce “si decompone ogni volta che si espone”. Perché è il “restare umani” stesso che per Stefano Tonelli si disgrega ciclicamente, ed ogni giorno il lavoro dell’Umanità per ritrovarsi “ricomincia da capo”.
Così dall’invasione installativa, l’aspetto “pornografico” del sistema si rivela nei timbri retrò e gotici di una nuova guerra fredda universale, nel video ipnotizzante “Parole a Perdere”, in anteprima a VolaTerrA, in presentazione il 2 novembre 2015, al teatro Keiros di Roma, a quarant'anni esatti dalla morte di Pier Paolo Pasolini. Carrellata in b/n della depravazione semantica implicita nella parola, raccontata dalla forza silente dell’immagine video e fotografico-pittorica. Solitari eroi romantici e autori-vittime, trasportati irreparabilmente nella luce remota della memoria, sulle note di un solenne e fatale violino. Unica speranza sembra essere la città che resiste da millenni di storia, e uno sguardo ricorrente che riempie, a tratti, le dimensioni apocalittiche e perverse del vuoto interiore del terzo millennio.
Fonte: Ufficio Stampa
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