Francesco Salvadori, l'economista/deejay a Berlino in cerca di opportunità "che in Italia non ci sono"

Francesco Salvadori

Prima puntata del mese di ottobre per i 'Toscani in Giro' di gonews.it con una nuova voce dalla Germania. L'intervistato della settimana è un valdelsano trapiantato a Berlino (passando da Dublino), Francesco Salvadori, un esperto di economia con la grande passione della musica. Ecco la sua biografia.

Nome e Cognome: Francesco Salvadori
Anni: 28
Cresciuto a: Castelfiorentino
Studi: Laurea in Scienze Economiche e Bancarie
Residenza e professione: Berlino professione Manager, Promoter, DJ
Lavoro in Italia: Settore Assicurativo, Dj.
Prima esperienza all'estero: Coffe maker.

Perché ha deciso di andare all'estero?

Sono partito per l’Irlanda nel 2011 dopo essermi laureato in Economia, più precisamente nel settore bancario, branca dell’economia che nel 2009/10 a Siena poteva essere interamente riscritta. Per un anno ho tentato nel mondo del brokeraggio assicurativo ma dopo poco mi resi conto che a 23 anni non volevo addormentarmi pensando al piccolo imprenditore che non riusciva a pagare i fornitori, i dipendenti o la formazione del figlio, né al mio misero compenso su provvigione. Debole della mia formazione universitaria e stanco della solita vita piena di ansie e lamentele che Castelfiorentino o Firenze offrono ho acquistato un biglietto di sola andata per Dublino.

Dublino è stata una tappa importante per la mia formazione nel mondo della ristorazione in quanto in poco più di un anno e mezzo sono passato da “caffettaro” a bartender, a supervisor di un ristorante con 15 dipendenti. La passione per la musica e la voglia di imparare ancora mi hanno portato a Berlino, ora vivo qua da un anno e mezzo, suono e produco, ho un etichetta discografica (decisamente non una major), organizzo feste in locali e in pop up locations. Non riesco ancora purtroppo a vivere solo di musica, la ristorazione è ancora una parte importante del mio salario che mi permette di pagare l’affitto e continuare ad investire nella mia passione.

Quali sono le principali differenze fra il mondo del lavoro italiano e quello estero?

Devo dire che in tutta la vita non ho mai dovuto aspettare troppo per lavorare, se volevo fare il cameriere a Firenze uscivo con 15/20 Cv alla mano e non tornavo a casa senza averli finiti, idem con patate per Dublino e a seguire Berlino, non ho mai aspettato più di una settimana per essere chiamato in prova e ad essere sincero mi sono anche trovato nella condizione di poter scegliere. Certo è che a 25 anni in Italia non puoi essere Supervisor, avere responsabilità ed essere giustamente remunerato, al massimo sei il cameriere più rispettato. Direi che nel nostro paese manca l’organizzazione e la specificità dei ruoli, ma magari parlo solo dei settori che conosco. La Germania è molto diversa dall’Irlanda, specialmente Berlino, qua c’è molta burocrazia e la pressione fiscale è elevata, guadagnavo di più a Dublino per intendersi ma d’altronde l’Inglese non è il Tedesco, quando saranno allo stesso livello potrò fare un paragone sensato.

La vita e il lavoro all'estero sono diversi dall'idea che ti eri fatta prima di partire?

Per quanto riguarda la vita decisamente sì, posso assicurare che tutto cambia quando realizzi di dovertela cavare da solo, che le prime difficoltà devono essere risolte velocemente perché hai piani ben precisi che richiedono più tempo e attenzione. A casa il tempo non passava mai, qua, invece, avrei bisogno di giorni da 36 ore per poter svolgere tutto ciò che voglio fare.

Per quanto riguarda il lavoro l’idea non è cambiata, sono figlio di una sindacalista quindi per me lavoro vuol dire una cosa sola in tutte le lingue e in tutti i paesi del mondo.

Cosa ti manca dell'Italia?

Dell’Italia mancano mia madre, molte persone, i panorami e il cibo.

Torneresti a lavorare in Italia?

Purtroppo nel Bel Paese non c’è mercato nel mio settore, sto chiaramente parlando dell’ambiente musicale. Quando parlo ai miei amici e descrivo quello che faccio ho la sensazione di essere visto come una rock star, quando a Berlino ci sono molti ragazzi come me che ci provano, è tutto normalissimo.

Hai qualche aneddoto sulla permanenza all'estero?

Sono ormai 4 anni che sono fuori, potrei scrivere un libro di aneddoti. Concordo con Filippo Bonin sull’educazione dei cani in Germania e confermo in toto i luoghi comuni descritti da molti film riguardo agli irlandesi, sono matti da legare.

Vuoio aggiungere qualcosa di te, sulla tua storia?

Delle volte penso a come sarebbe molto più facile la mia vita in Italia, in momenti di particolare stress, tornare a vivere con mia madre, occupare il garage con i miei strumenti musicali e pensare solo a quella che è la mia passione, la musica, con cui vorrei guadagnarmi da vivere senza dover spendere ore lavorando in bar o ristoranti. Poi mi rendo conto che tornerei in una bolla, una prigione di cristallo; ricca di pace, cibo e affetti, ma priva di stimoli, opportunità e novità. In questo momento parlo fluentemente tre lingue, italiano, inglese e spagnolo; col tedesco è già amore ma portando avanti simultaneamente due lavori non è facile trovare il tempo e la concentrazione necessaria all’autodidatta.

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