
'Toscani 'in giro' di gonews.it non va in vacanza e presente la storia di una ragazza di 30 anni di Pontassieve, Italia Mazzoli, che dopo aver studiato Lingue e Letterature Europee e Americane ha deciso di partire alla scoperta dell'Europa. Questo il suo racconto diretto:
Nome e Cognome: Ilaria Mazzoli
Anni: 30
Cresciuta a: Pontassieve
Studi: Lingue e Letterature Europee e Americane
Residenza e Professione: Monaco di Baviera – Commessa
Lavoro in Italia: Tirocinante – correzione di bozze italiano e inglese – presso LABOA (Universitá degli Studi di Firenze)
Primo lavoro all'estero: Progetto Leonardo presso Kraków City Tour, Cracovia (Polonia)
Perché hai deciso di andare all'estero?
Perché una volta finito il mio tirocinio non ho avuto nessun riscontro in Italia. Partendo da Milano passando per Firenze per arrivare a Roma, ho mandato curriculum e fatto colloqui per le aziende e le posizioni più varie (dalla cameriera alla head hunter, dal correttore di bozze all'addetta alle pulizie). Purtroppo il vuoto.
Quali sono le principali differenze fra il mondo del lavoro italiano e quello estero?
La serietà, la fiducia, un mercato del lavoro stabile ma flessibile, la possibilità di mettersi in gioco.
Mi spiego meglio, magari con qualche esempio concreto, basato sulla mia esperienza. Il mondo del lavoro è più serio in quanto è molto difficile lavorare senza un contratto di lavoro. La fiducia e la stabilità sono connesse in quanto il datore di lavoro tende a tenere stretto il suo bravo dipendente. La fiducia viene premiata sia con regolari sia con straordinari aumenti. Il contratto ha una flessibilità maggiore nei primi mesi (cioè puoi licenziarti o essere licenziato in tronco), ma diventa di fatto stabile nei mesi successivi.
All'estero c'è fiducia nel lavoro, le persone consumano, il mercato del lavoro da buone opportunità di crescita e di cambiamento.
La vita e il lavoro all'estero sono diversi dall'idea che ti eri fatta prima di partire?
Sul partire io non mi ero fatta un´idea precisa. Io non volevo partire. Io mi ero immaginata a vivere e lavorare a Firenze, il sabato sera con le amiche di sempre, la domenica il pranzo in famiglia. All'estero talvolta il sabato sera è da sola a sentire un concerto jazz, il pranzo domenicale è con i tuoi due amici fidati. È stato tutto così improvviso. In due settimane ho fatto la valigia per la Polonia, poi sono tornata una settimana a casa e sono partita per l'Austria, dove inizialmente ho partecipato a un altro progetto europeo e poi ho lavorato sia in scuole di italiano per stranieri sia nella gastronomia. Un mese a casa e niente: centinaia di CV spediti, nessuna risposta. E ora Germania. L'estero ti cambia. Non sei disposto a lavorare senza un contratto. Non sei disposto a lavorare per due soldi. Non sei disposto a lavorare poche ore al giorno. Non sei disposto a sentirti dire “non le posso garantire neanche un contratto a chiamata, la pagheremo in voucher”.
Cosa ti manca dell'Italia?
Manca il quotidiano. Manca la famiglia. Mancano gli amici (non solo quelli italiani, ma quelli di “ogni vita che ho vissuto”, mancano quelli polacchi e quelli austriaci). Manca il capire perfettamente la battuta del signore che sta seduto vicino a te al bar. Mio fratello: cavolo non potete capire come mi mancano le cipolle fritte alle 4 del mattino.
Torneresti a lavorare in Italia?
Non credo. Se ci fosse una buona opportunità lo farei. Ho provato lo scorso settembre. Nessuna possibilità. Non credo che lo farò nel prossimo futuro.
Hai qualche aneddoto sulla permanenza all'estero?
Un aneddoto lavorativo: in un periodo di buoni incassi il capo ci ha regalato 25 Redbull, bevanda di cui io e il manager del mio negozio, Mario (non fatevi ingannare dal nome, è Tedesco DOC), siamo ghiotti.
Un aneddoto sull'amicizia: ricorderò sempre una cara amica inglese che, felice di aver finito la pasta proposta per cena, rimane shockata dalla seconda portata (peperoni ripieni) che seguiva dopo.
Un aneddoto sull'amore: quanto è romantico da 1 a 10 il primo appuntamento in un mercatino delle pulci?
Aneddoto polacco: signore ubriaco conosciuto in un bar nella periferia malfamata di Cracovia si reca in farmacia per comprare a me e alla mia amica pasticche per la tosse.
Altri particolari: è dura. Forse solo chi ha provato può capire la sensazione. Soli. Spaesati. Una lingua che non capisci. Leggi familiari ma diverse. Cambiare vita. Cambiare mondo. Cambiare città. Trovare il tuo bar di fiducia, quello dove vai e conosci tutti. Il barista non chiede che vuoi. Ti prepara una birra. A carnevale trorarci il pensionato ottantenne vestito da donna.
La soddisfazione di trovare nuovi amici. Quelli che pur conoscendoti da pochi mesi rispondono al telefono sempre, corrono se hai bisogno. Da quando abito all'estero è difficile fidarsi. La fiducia la dai a pochi. A pochi apri la tua anima.
Vivere all'estero è lavorare. Tanto lavoro. Giornate infinite. Settimane in cui spesso lavori sei giorni su sette. Quando avevo tre lavori lavoravo sette giorni su sette. Ho rivalutato il tempo. Il mio tempo. Il tempo è prezioso.
I tedeschi non sono quadrati: talvolta sono dei folli.
La sensazione di mettere radici. Negli ultimi anni mi sono spostata, stanze in appartamenti condivisi, niente mobili, niente bollette. La mia prima stanza era una doppia: come mi manca la Polonia. A maggio, il mio primo monolocale. Rinnovato. Niente mobili. Niente internet. Sarà la volta buona che metto radici?
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