Un'esperta di marketing diventa 'home-maker' per passione in India. La storia di Luigia Picciano

Ci sono toscani che partono per scelta di vita e raggiungono mete ai più sconosciute, mitiche, irraggiungibili. È il caso di
Luigia Picciano, che dopo aver passato gran parte della propria vita a Empoli adesso si trova nel Nord Est dell'India, nell'Assam settentrionale. Questo il suo racconto a gonews.it.

Nome: Luigia Picciano

Anni: 34

Cresciuta a: Forenza (PZ), un piccolo paese della Basilicata, circondato da boschi e campi di grano, per i primi sei anni di vita; a Empoli fino alla laurea triennale, poi in giro per l'Italia (Pesaro, Milano, Ferrara, Torino); Inghilterra a più riprese e Germania.

Studi: laurea magistrale in comunicazione e pubblicità

Residenza e professione: vivo in una bellissima piantagione di tè, chiamata Hollonghabi, circondata da giungla e risaie, nell'Assam settentrionale, nel Nord Est dell'India, dove si produce l'omonimo tè nero.
Sono madre felice di un bambino di 17 mesi, moglie di un "tea planter" e fotografo naturalista, e mi ritrovo nella definizione inglese di "home-maker": faccio in casa, autoproduco il più possibile, vendo i miei dolci, curo orto e giardino, restauro, studio, viaggio, imparo.

Lavoro in Italia: copywriter, prima, quel tanto che è bastato a capire di non voler mettere a disposizione altrui la mia creatività e per fini non condivisi. Dopo di che ho fatto piadine, per scelta è con soddisfazione.

Prima esperienza all’estero: Brighton, 2004. Il tirocinio presso un'agenzia di comunicazione eventi è stato la scusa per iniziare a indagare altri mondi possibili. Più che dal lavoro in sé (notevole, gli eventi erano della portata di Ludovico Einaudi, fra i tanti), sono rimasta affascinata dal cambiamento della percezione di me. Ogni volta che sono in un posto nuovo mi svuoto del mio passato, vivo più pienamente il mio presente e mi associo a persone con cui c'è una più profonda risonanza.

Perché hai deciso di andare all'estero?

Credo che a portarmi in India sia stata la volontà di vivere la mia favola migliore. Ho sempre creduto che per ognuno di noi ci sia un destino meraviglioso e che non possiamo limitarci a cercarlo nel cortile di casa - specialmente quando questo non ci corrisponde.

Così quattro anni fa sono partita da sola per un viaggio coltivato da tempo attraverso immagini, letture, suoni, sensazioni, in India del Nord e Nepal. L'ultima notte ho incontrato l'uomo che sarebbe diventato mio marito: su un autobus, dall'Himachal Pradesh diretto a Delhi, dove dopo qualche ora avrei preso l'aereo per tornare in Italia.
Tutto quello che né è conseguito è accaduto come per magia: ho mollato il mio lavoro a tempo indeterminato, regalato quel po' che mi apparteneva a amici, parenti e sconosciuti, chiuso l'essenziale in uno zaino e una valigia e sono volata di nuovo in India. Questa volta con un biglietto di sola andata e con la consapevolezza che non sarei più tornata.
Ad aspettarmi a Delhi c'era lui, il backpacker [chi si sposta per viaggi lunghi, con uno zaino e con un budget limitato] conosciuto sull'autobus sei mesi prima. Insieme abbiamo viaggiato: in India, Birmania, Laos, Thailandia. In Cambogia abbiamo deciso che ci saremmo sposati al nostro rientro in India.

La vita e il lavoro all’estero sono diversi dall’idea che ti eri fatto prima di partire?

Prima di partire non avevo aspettative sul mio futuro lavoro e sulla mia vita: sapevo solo che sarei stata felice. E così è accaduto. Vivere alla periferia del mondo, lontani dalle città che impongono ritmi innaturali in India come in Occidente, distanti dalle idee degli altri, anche, che saturano la mente, si è rivelata essere una grande opportunità. Qui si ha il tempo, lo spazio e la serenità per far crescere progetti che ci appassionano davvero.

Qui sono riuscita per la prima volta a far decollare qualcosa di personale, assecondando l'amore per i viaggi, i viaggiatori e questo tesoro inesplorato che è il Nord Est dell'India, in cui ho avuto la fortuna di capitare, di cui racconto nel mio sito www.borderlandindia.com. Organizziamo itinerari personalizzati alla scoperta dell'Assam, Arunachal Pradesh e Nagaland - luoghi di grande ricchezza naturale e immenso interesse culturale, con la possibilità di soggiornare a casa nostra e conoscere tutto quello che c'è dentro una buona tazza di tè.

Cosa ti manca dell'Italia?

Niente. Ritorno per rivedere la mia famiglia e gli amici, ma dell'Italia non ho nostalgia. Casomai adesso quando sono in Italia mi mancano la pace e la semplicità che ho trovato in India. Nei luoghi e nelle persone.

Torneresti a lavorare in Italia?

No, soprattutto ora che ho un figlio piccolo. Qui riesco a garantire a lui e alla nostra famiglia un modo di crescere più ecologico, rispettoso dei nostri veri bisogni, più indipendente e per noi più sano.

Hai qualche aneddoto sulla permanenza all'estero?

In India sto realizzando tutto quello che ho sempre desiderato. Incluso vivere a stretto contatto con la natura, e restituirle un po' di quello che le abbiamo derubato. Con Roja, mio marito, abbiamo iniziato a piantare ad ogni monsone alberi indigeni per riforestare l'area in cui viviamo e in particolare Alberi di Hollong (dipterocarpus macrocarpus), habitat esclusivo di una specie di gibboni che, proprio per l'abbattimento di questi alberi, corre il rischio di estinzione. Gli alberi stanno crescendo e noi con loro.

Christian Santini

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