Mauro Guerrini: "Come sarà la Società Storica Empolese"

il professor Guerrini col sindaco Barnini alla presentazione

La culla non poteva essere migliore, la chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani. E' lì che ha fatto il primo vagito la Società Storica Empolese, un progetto di cui si parla da anni e che finalmente è passato alla sua fase operativa. Alla presenza del sindaco Brenda Barnini e di coloro che, in un modo o nell'altro, hanno a che fare o hanno semplicemente a cuore la storia della nostra Empoli, è stato illustrato l'ambizioso progetto di cui il professor Mauro Guerrini, docente dell'Università fiorentina, è il promotore.

Come nasce l'idea Società Storica Empolese?
Nasce da una semplice constatazione. A Empoli molti si stanno occupando di storia locale, dalle istituzioni, alla Pro Empoli col Bullettino, all'archivio storico, al sito Della storia d'Empoli di Carlo Pagliai. Lo fanno non all'insaputa gli uni degli altri, ma sicuramente non in maniera coordinata e senza poter sfruttare i vantaggi che verrebbero da un coordinamento. L'idea società storica è proprio questo, mettere insieme il tutto. Empoli è una piccola città e quindi perchè non coordinare tutti questi sforzi?

Che obiettivi vi siete posti?
L'obiettivo che ci siamo posti è richiamare l'attenzione per le fonti archivistiche per favorire gli studi scientifici sulle radici storiche di Empoli e del suo territorio, sugli episodi e sui personaggi che l’hanno caratterizzata nel corso dei secoli, sulla sua condizione attuale e magari futura, da molteplici punti di vista: storico istituzionale, ecclesiastica, economica, sociale, demografica, paesaggistica, archeologica, artistica, toponomastica, del costume, sempre con attenzione prioritaria per la cura filologica e critica nei confronti delle fonti documentarie.

Così si avrebbe un indubbio salto di qualità
Non voglio dire che si farebbe il salto da paesone a città, ma di sicuro sarebbe un bel passo in avanti. Senza considerare che si creerebbe un luogo d’incontro culturale condiviso, ampio e aperto, in cui ciascuno, con la propria visione del mondo, potrebbe confrontarsi con altri studiosi e interessati, al di là di ogni tipo di barriera e pregiudizio.

Definire la Società Storica un contenitore, quindi, è esatto?
Diciamo di sì. E, siccome siamo nel 2015, possiamo sfruttare la tecnologia e il linguaggio attuali, intendo i social e i siti web che possono rendere tutto questo molto più semplice e fruibile. Penso a un sito che pubblichi notizie proprie e crei link con tutti coloro che producono informazione e documentazione, a Empoli e altrove. Il messaggio che deve passare però è che da parte di nessuno c'è volontà egemonica, ma solo la voglia di agevolare il lavoro di tutti con una struttura leggera che valorizzi tutte queste singole iniziative e le aiuti ad avere un taglio scientifico.

Oltre a lei si parla di molti cattedratici, sarà quindi forte anche il legame con l'Università?
La Società storica empolese avrà un rapporto stretto con il mondo accademico e con l’Università di Firenze in particolare. Essa potrà quindi contare su un referente scientifico istituzionale, avrà, pertanto, facilità nel coinvolgere studiosi professionali in specifiche discipline.

Nella presentazione in Sant'Agostino lei ha insistito molto sulla accessibiltà da parte di tutti, concetto che si lega alle nuove tecnologie
E' un aspetto molto importante. Ad esempio a Empoli l'archivio della Propositura èquello più importante e contiene documenti preziosissimi ed unici. Perchè non scansionarlo? perché non scansionare le riviste empolesi e renderle fruibili sia a chi le deve studiare sia a chi, semplicemente, le vuol sfogliare?

Le gelosie non la spaventano?
Sicuramente, un problema di Empoli è quello di curare i piccoli orticelli e giardini che ognuno si è creato, spazi sicuramente interessanti e belli ma circoscritti. Se riuscissimo a metterli insieme creando un parco sarebbe più bello per tutti. Una simile cosa permetterebbe inoltre di collegarsi anche al tessuto storico italiano e internazionale, possiamo usare a Empoli la stessa lente e lo stesso metodo che si usa ovunque. Le invidie hanno rovinato Empoli fino ad ora.

L'avvocato Lastraioli cosa ne pensa?
E' felicissimo, lui segue questo progetto sin dall'inizio e ci sentiamo e vediamo molto spesso. Io lo considero un grande maestro, l'unico grande erudito che Empoli abbia mai avuto. Per usare una metafora cinematografica, direi che lui è un grande attore mentre io lavoro nella logica del regista che è poi quella della Società storica.

Ogni viaggio ha un primo passo, dopo quello della presentazione quale sarà il vostro?
Il prossimo 17 novembre, in una sede che dobbiamo definire, ci sarà una conferenza di Riccardo Bruscagli, professore emerito di Letteratura italiana dell’Università di Firenze, su Dante e Empoli. Per quella data il comitato ristretto che abbiamo formato presenterà anche lo statuto a cui stiamo lavorando. Questi sono i prossimi passi.

Si può sapere da chi è composto il comitato che dovrà redigere lo statuto?
La mia proposta è Fausto Berti, Claudio Biscarini, Marco Frati, Cristina Gelli, Giovanni Guerri, Vincenzo Mollica, Alessandro Monti, Luigi Nigi, Alessandro Naldi, Paolo Santini, Leonardo Terreni e Alessandro Trinci.

Alla parte economica avete pensato?
Occorrerà prevedere una quota d’iscrizione molto bassa, direi 20 euro così da avere molti soci, ovviamente confidiamo in qualche spicciolo da banche e club.

Brenda Barnini è intervenuta alla presentazione, cosa può dare e cosa vi aspettate dall'amministrazione?
La Barnini è stata gentile e cordiale, direi quasi sollecitante questa iniziativa di grande respiro. Una società di questo tipo e un'amministrazione sono indipendenti, ma è chiaro che questi sono dei grandi servizi che vengono fatti al 'pubblico' che trova riunito un gruppo di studiosi ed intellettuali che lavora per la città. Lei ha capito tutto questo ed è una cosa importante.

Insomma professore, ci siamo?
Sì, forse ci siamo davvero ed il fatto che ci fossero circa cento persone alla presentazione, è di per sé un successo, era l’obiettivo primario che ci eravamo prefissati.

Marco Mainardi

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