
Una signora che si trova nella zona di fronte al parco dei concerti si avvicina e chiede: ma la sede Avis e la chiesa dove sono? Lei, come molti altri, fa fatica ad orizzontarsi perchè il parco di Serravalle così non si era mai visto prima. Nella zona a fianco della piscina ci sono da sempre le feste e ce ne saranno ancora, ma uno sfruttamento così massiccio e totale di tutta la zona è una delle tante splendide sorprese di questo Beat Festival che consegna alla città, oltre che il ricordo di tre belle giornate, anche la consapevolezza di poter sfruttare ancora di più una zona così bella e verde della città.
Da una parte la street food, in mezzo un paio di postazioni musicali trasformate in discoteca all'aperto e in fondo il palco, laddove nessuno si era mai spinto prima. E la cosa bella è che, chiunque avesse avuto voglia di starsene in una sola delle tre zone, poteva farlo senza avere disturbo dalle altre. Il tutto grazie anche alla conformazione naturale della zona, con la collinetta in mezzo e gli alberi a fare da separè naturali alla grande area del Beat. Merito, quindi, a chi ha pensato tutto questo e ne ha reso possibile la realizzazione, con la 'ciliegina' di condizioni atmosferiche praticamente ideali.
Ma questo è solo uno dei tanti aspetti positivi di un festival che ha presentato tante luci e quasi nessuna ombra, una macchina che ha visto il coinvolgimento di tante componenti e che, soprattutto, ha funzionato perfettamente regalando tre belle serate di musica, socializzazione e divertimento. Un Beat, diremmo, a prova di empolese. Chi è sempre pronto a brontolare ed a vedere il bicchiere mezzo vuoto, infatti, stavolta ha vita dura. Diciamo le cose come stanno: a Empoli un evento simile non si era mai visto prima.
Marco Mainardi