Sono ormai migliaia i Cipressi toscani che da sempre-verdi diventano color ruggine rosso-scuro, e rapidamente si seccano, inaridiscono come se fossero stati colpiti da vicino dal calore del fuoco. Il fenomeno si sta diffondendo in tutte le province
I Cipressi , vera e propria identità di riconoscimento del paesaggio toscano sono malati, ma quasi nessuno ne parla. Il paesaggio toscano rischia di cambiare profondamente perché poi, una volta che la malattia ha aggredito le piante, queste si seccano e muoiono. Da mesi è in atto una epidemia di afidi che sta interessando un po’ tutte le province della toscana. Un fenomeno molto più consistente e grave di quello registrato dodici anni fa e anche dell’epidemia del 1986.
Servirebbe un protocollo di intervento unico rapido e condiviso, tra gli enti locali, le università toscane, il servizio fitosanitario della Regione, per trovare le soluzioni migliori finalizzate a contenere in maniera efficace l'epidemia dell'afide dei cipressi.
Ma per ora c’è un silenzio assordante delle Istituzioni locali e regionali .
L’insetto parassita si attacca alle piante attraverso l’aria e la sua riproduzione è progressiva e ormai inarrestabile. Gli afidi sono una grande famiglia di insetti patogeni delle piante. Ne esistono circa 4000 specie classificati in 10 famiglie. Recentemente sono state scoperte nuove specie, di provenienza africana e asiatica. Di questi circa 250 specie sono considerate dannose per le coltivazioni agricole e forestali. L’afide del cipresso che ha attaccato le piante in tutta la toscana si presenta come un piccolo ragnetto peloso, lungo al massimo 3 mm, con un colore che và dal bruno aranciato al bruno giallastro.
Il primo sintomo che la pianta presenta è un arrossamento delle parti laterali della chioma, come se si stesse seccando per la mancanza d'acqua. Poi in poche settimane il colore rosso-ruggine prende il sopravvento sul verde e rapidamente la pianta perisce.
L’afide è un insetto che si riproduce per “partenogenesi”: l’insetto femmina si riproduce senza l’intervento del maschio fino a 50 volte. Il processo di riproduzione ha esiti di moltiplicazione rapida e continua con effetti dirompenti. Nessuno è stato in grado finora di spiegare con ragionevole certezza scientifica le cause di questa gigantesca epidemia.
Per ora si sentono solo generiche ipotesi e congetture tra loro anche contrastanti, ma evidentemente non sono state approfondite le motivazioni del perché si è diffusa l’epidemia. I danni che in un primo momento riguardavano solo i cipressi ornamentali, nelle ultime settimane si stanno diffondendo anche alle altre varietà di cipressi, sia a quelli più “giovani” che ai secolari cipressi di grandi dimensioni.
Nessuno sembra in grado di fornire una stima sulla percentuale di alberi in preda all’epidemia degli afidi.
Gli insetti sono dotati di un apparato boccale pungente-succhiante che priva la corteccia della linfa vitale e immette una saliva tossica e velenosa nei tessuti del cipresso .
Servirebbe un piano straordinario ed urgente delle autorità regionali e locali per effettuare trattamenti anti-afidi che, pur non salvando le piante ormai attaccate, almeno potrebbero impedire che l’epidemia si propaghi da un cipresso all’altro.
I cipressi attaccati si seccano e piano-piano si spogliano. Quei cipressi che riusciranno a sopravvivere perderanno comunque la loro conformità e resteranno spogli. Purtroppo quando ci si accorge dell’epidemia di afidi è troppo tardi perché le piante al loro interno sono ormai già secche e prive di linfa. La soluzione è rappresentata dai pesticidi ma prevale, anche su questo molta demagogia pseudo-ambientalista secondo la quale non si devono fare trattamenti.
Qualcuno tra i cosiddetti “esperti” sostiene che questi afidi negli ultimi mesi si sono riprodotti in gran numero per colpa di inverni poco freddi ed estati umide. Ma il caldo africano delle settimane di luglio e agosto contrasta con questa teoria.
Secondo altri “esperti” invece il parassita trascorre l’inverno all’interno del cipresso, per difendersi dal troppo gelo, e in primavera forma colonie cheattaccano i germogli per nutrirsi, con piccole punture che danneggiano rami e rametti, sottraendo la linfa e iniettando sostanze nocive.
Ma anche questa teoria dell’inverno troppo gelido regge fino ad un certo punto e contrasta con chi sostiene la prima tesi, e cioè che l’inverso scorso è stato poco freddo.
Altri “esperti” sostengono invece che durante il periodo estivo, con il verificarsi di alte temperature, l’attività del parassita si riduce e gli insetti cercano riparo dal caldo rifugiandosi nelle fessure della corteccia o nel terreno, e solamente pochi individui continuano a nutrirsi sulle parti verdi del cipresso. Ma anche questa spiegazione non convince perché in queste ultime settimane di caldo africano l’epidemia si è sviluppata ancor di più. .
Mentre si esperti si dilettano sulle rispettive teorie passano le settimane e gli afidi sottraggono la linfa a decine di migliaia di cipressi iniettando sostanze tossiche nei tessuti vegetali. In poco tempo il cipressi si seccano e muoiono. Per limitare i danni , ci sono trattamenti fito-sanitari e chimici, mentre quelli a base di sostanze più naturali non sembrano dare risultai efficaci. Ogni trattamento può costare dai 50 ai 100 euro a pianta. Per debellare o almeno fermare l’epidemia si dovrebbe provvedere ad effettuare due trattamenti specifici in chioma, distanziati uno dall'altro di circa 20-30 giorni, in modo da salvare le piante che ancora non sono state attaccate. Per quelle già infestate c’è ben poco da fare.
Una“flebo” ai cipressi per consentire alle piante di assorbire l’insetticida antiparassitario in modo naturale.
L’assorbimento naturale dell’ insetticida dipende da vari fattori: età e stato fitosanitario dell'esemplare arboreo, luminosità, temperatura ed umidità atmosferica, presenza ed intensità del vento. La tecnica endoterapica viene eseguita conformemente alle normative previste dalle leggi nazionali, regionali e locali in materia di distribuzione ed uso di prodotti fitosanitari in ambito urbano, con particolare riferimento alla scelta del tipo di prodotto. Ovviamente questi interventi vanno effettuati con tutte le precauzioni in modo da garantire la massima sicurezza degli operatori e di soggetti terzi che possono essere esposte alle sostanze nocive. Vengono eseguiti fori sulla pianta con diametro di 3,5 mm e profondità massima di 3 cm con trapano elettrico, a circa 30-60 cm dal colletto. Il numero di fori per pianta varia in base al diametro del tronco, allo sviluppo della parte aerea ed alle caratteristiche fisiologiche della pianta. Vengono posizionati dei “puntali” monouso in corrispondenza di ogni foro, necessari per il collegamento ai tubi collegati alla sacca di somministrazione del prodotto fitosanitario che avviene mediante una vera e propria “flebo”, posizionata tra 1 e 2 metri dal piano campagna. La pianta assorbirà il prodotto naturalmente nell'arco di qualche ora. Alla fine del completo assorbimento della soluzione insetticida, i fori vendono disinfettati con una soluzione acquosa e salina e chiusi con uno speciale tappo in amido di mais.
Alessandro Corsinovi - Presidente Associazione Centri Studi della Toscana
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