Cittadino disabile scrive alle istituzioni per chiedere aiuto

(foto gonews.it)

Pubblichiamo la lettera scritta da Marco Caruso per chiede Aiuto alle Istituzioni 

Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica, Illustrissimo Presidente Consiglio dei Ministri, Illustrissimo Ministro della Sanità, Illustrissimo Presidente INPS,  Illustrissimo Ministro delle Politiche Sociali sulla disabilità, Illustrissimo Presidente della Regione Toscana, Illustrissimo Sindaco di Pistoia, Illustrissimo Prefetto di Pistoia. 

Chi scrive è un Cittadino Italiano di Pistoia, Marco Caruso, invalido civile, dal 17 Aprile 2015 portatore di handicap con punteggio al 74% a mio avviso "ingiusto" con decurtazione di 26 punti in quanto precedentemente ero con totale e permanente inabilità lavorativa al 100%, portatore di handicap in situazione  di gravità, nato a Bologna 19/05/1959 C.F.CRS.MRC.59E19A.944N - C.I. rilasciata Comune di Pistoia n° AO8543622 il 03/09/2011 - scadenza 02/09/2021 - Residente a Pistoia (Casa popolare) dal 1 Aprile 2015) Via dell'Ospizio, 5 indirizzo convenzionale email: "posta ordinaria" carusomarco202@gmail.com 

Il sottoscritto e scrivente cittadino che si è rivolto innumerevoli volte, con lo scritto, trasmesso per via telematica, allo Stato ottenendo, in cambio, ingiustizia, riduzione in povertà, emarginazione, solitudine, angoscia, allontanamento dal lavoro, distacco e indifferenza verso i danni subiti per una vicenda che ha inferto tanto, tantissimo, dolore e creato tanti sprechi inutili e improduttivi per l’intera Collettività. 

Non me ne vogliate se citerò alcune delle frasi nel discorso d’insediamento alla Presidenza della Repubblica perché mi hanno toccato: ho sentito in quelle parole, e per la prima volta dopo tanto tempo, che qualcuno potesse finalmente intervenire con il piglio giusto sulla questione del Cittadino abbandonato dalle Istituzioni; le ho lette anche a difesa di una vicenda che oramai mi ha fiaccato nel profondo; quelle parole sono apparse, nel mio immaginario, come un faro che ha illuminato tutti i punti in cui si sono infranti i principi che mi hanno sorretto, in questi 5 anni, quando ancora coltivavo l’illusione che lo Stato potesse contare sui suoi Figli, sulle Risorse e la proverbiale Inventiva quale stimolo per uscire dalla crisi in cui versa.

Citerò, allora, alcune frasi estrapolate dall’appassionante intervento del Presidente della Repubblica, pronunciate alla Camera il giorno del Giuramento; sono solamente quelle che circostanziano maggiormente i motivi del mio attuale stato di disgrazia (e non ometterò tutto il resto del discorso, per mancanza d’interesse ma solo perché lo scopo di questa missiva trasmessa per via telematica, è quello di far risaltare in modo netto un tema dai contorni ben definiti) e desidero citare le parole del Presidente della Repubblica, ancor prima che io passi a descrivere quanto mi è accaduto perché penso che il mio “caso” possa presentarsi come concreta manifestazione della tragedia a cui si va incontro quando non si osservano più quei principi che proprio il Presidente della Repubblica perfettamente ha evidenziato.

Cito:” L’impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze.

La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo.  Ha aumentato le ingiustizie. Ha generato nuove povertà. Ha prodotto emarginazione e solitudine. L’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali. Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione.

Per uscire dalla crisi, che ha fiaccato in modo grave l’economia nazionale e quella europea, va alimentata l’inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa. Sussiste oggi l’esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale e impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza.

Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di trovare modo di esprimersi compiutamente:Penso alla Pubblica Amministrazione che possiede competenze di valore ma che deve declinare i principi costituzionali, adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alle sensibilità dei cittadini, che chiedono partecipazione, trasparenza, semplicità degli adempimenti, coerenza nelle decisioni.

Non servono generiche esortazioni a guardare al futuro ma piuttosto la tenace mobilitazione di tutte le risorse della società italiana.

Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione … Garantire la Costituzione … Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi, significa libertà, libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva.

Gli errori commessi da parte di funzionari pubblici, (fortunatamente pochi) ha raggiunto un livello inaccettabile, e a pagare sono sempre i cittadini, questo impedisce la corretta esplicazione nelle buonissime regole e leggi esistenti, infatti "oggi" il mio destino di cittadino disabile e indicente, è nelle mani di chi interpreta e applica correttamente tali leggi nei suoi articoli.

Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani:Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto, questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace.”

Non sto a citare anche gli Articoli 2. e 3. della Costituzione, continuamente calpestati, durante l’esperienza che ho avuto in questi 5 anni.

Purtroppo quello che leggerete è tutto VERO e dimostra che lo Stato può prendere una “qualsiasi” persona per bene e rovinargli, per sempre, la VITA facendola fallire ancor prima di dargli la l’opportunità di capire se vale o non vale.

Per cui, con questa lettera, chiedo Giustizia e mi pongo come un Cittadino che chiede Aiuto alle Istituzioni deputate a intervenire, contro chi mi ha cacciato in questa situazione, costretto a far valere i miei sacrosanti diritti presso il Tribunale Civile di Pistoia.

Un cittadino Italiano, disabile con handicap, non può e non deve essere trattato in malo modo, soprattutto se non ha colpe per aver perso un posto di lavoro per essere stato licenziato per giusta causa ex art. 2119 "sicurezza nei luoghi del posto di lavoro..Prima di questo licenziamento avevo una vita serena e dignitosa, "speravo" che lo Stato Italiano garantisse la dignità umana della persona, "oggi"  posso affermare con sicurezza, che non è così..

Ancora una volta sono a scrivere: RESTITUITEMI LA MIA DIGNITA', LIBERTA'.

Grazie anticipatamente.

Rispettosi saluti

Marco Caruso

Fonte: Ufficio Stampa

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