Pieve di Coiano, la denuncia di Latini (Presidente del Fie): "Continua l'abbandono di uno dei tesori della Francigena"

Alessio Latini

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Alessio Latini, presidente del Comitato Regionale Toscano della Federazione Italiana Escursionismo F.I.E. Associazione di Protezione Ambientale e Guida Ambientale Escursionistica Aigae, in merito allo stato di abbandono della Pieve di Coiano nel Comune di Castelfiorentino.

Prosegue nell’indifferenza di chi è chiamato alla sua tutela e conservazione, con un  degrado inarrestabile, ora mai consolidato anche  con lo scempio di alcuni crolli che in questi anni hanno condannato ad una fine miserevole una delle più importanti  pievi  poste sulla Via Francigena. Antico esempio di architettura romanico in Valdelsa; la Pieve dedicata ai santi Pietro e Paolo e, conosciuta come Pieve di Coiano, è oggi in uno stato di completo abbandono e saccheggio.            Posta nel comune di Castelfiorentino all’altezza di 175 metri sul livello del mare, su di un piccolo altipiano del crinale  che dipana la Via Francigena, come un grande nido su di un crocivia storico,  che da sempre divide le due vallate dell’Elsa e dell’Egola.  

Tappa storica percorsa nel 990 da Sigerico, di ritorno da Roma verso Canterbury e, da lui menzionata come mansione tappa con il nome di “S.ce Petre Currant “  XXI sub mansione delle 80 previste per il suo rientro in patria, già nel 1029 la  Pieve di Coiano possedeva “il titolo di Pieve”, di chiesa cioè dove era possibile dispensare il battesimo avendo una”fonte battesimale” adeguata all’incarico ricevuto. Dovendo governare su sei “opitali” e su ben 19 chiese suffraganee, molte delle quali ubicate nel fondovalle dell’Elsa.  Fino al XII secolo fu feudo del vescovo di Volterra che vi esercitava la giurisdizione temporale e quella spirituale. Da alcuni documenti, si ricorda che nel settembre del 1422 la pieve era dotata di tre cappelle e retta da due canonici, mentre era assente il pievano, ma patroni ne erano i Macchiavelli di Firenze che ne percepivano le rendite, un tempo dei Pucci  e dei Capitani di Parte Guelfa, dei quali esistevano gli  stupendi stemmi posti nella chiesa a loro ricordo. Oggi la Via Francigena, Itinerario Culturale Europeo, con i suoi 380 km che coinvolgono il territorio del tratto toscano è una realtà culturale che vede la presenza di migliaia di persone percorrerla  interamente o a tratti, giungendo da tutta Italia e Europa.

Chi percorre la Via Francigena, giungendo in Valdelsa e,si ferma a Coiano, si trova davanti, non più  la bella scalinata che conduceva al grande portale della Pieve,che con un bel architrave ad arco a tutto sesto, invitava alla visita i pellegrini, oggi l’incuria dell’uomo e la vegetazione, lasciata libera, hanno completamente ostruito la sua vista. Da anni non si vede più  il suo impianto di architettura romanica, prerogativa della pieve di pianta basilicale, costruita con tre navate, realizzata in pietra arenaria e  mattoni di cotto. Non si vede più la sua torre campanaria che svettava sulla valle, come antico riferimento ai viandanti, oggi è “ingabbiata” da un telaio di tubi arrugginiti, che da quasi tre anni ne fanno uno scempio.

Finito il “momento degli interventi strutturali” che dovevano risolvere i problemi di consolidamento, il cantiere è “scomparso” e con lui anche il materiale che serviva ai lavori e non solo. Lo storico portone è “fermato” in modo precario e i crolli dalla parte dell’abside coinvolgono sempre di più la struttura della canonica che vi si appoggia. La ristrutturazione inserita nel progetto “ Via Francigena” doveva, seguendo i piani di lavori iniziali, consolidare la struttura del campanile e l’edifici della canonica,dove si prevedeva la “veloce” realizzazione di un ostello per i pellegrini e escursionisti che  avrebbero percorso la strada Francigena per Roma. Il progetto doveva seguire l’avviato progetto realizzato a Santa Maria a Chianni di Gambassi dove dal 2010 è stato realizzato un ostello, punto di accoglienza per i pellegrini e non solo lungo la Via Francigena.

Nel lontano 1999 a cura del Gruppo Storico di Castelvecchio che “censiva” con un libro  dal titolo  “ Conoscere la Valdelsa” le tantissime “testimonianze del passato valdelsano”  compiendo un lavoro  di censimento  importantissimo dei siti storici culturali posti sul territorio della Valdelsa, cercando di fare il punto sulla situazione dello stato di abbandono di alcuni edifici incontrati,   in un paragrafo viene cosi descritta la Pieve di Coiano : ”una delle più belle chiese della Valdelsa,in cattivo stato di conservazione e ,pertanto,bisogna di urgente intervento di restauro conservativo”.  Sono passati 15 anni, e la Pieve di Coiano  dopo mille anni,ancora oggi, dopo aver superato le ingiurie del tempo e il disinteresse e incapacità degli uomini, è ancora li che ci racconta, con le sue pietre, la sua avvincente storia umana. Non lasciamola crollare.

 

Alessio Latini, presidente del Comitato Regionale Toscano della Federazione Italiana Escursionismo F.I.E. Associazione di Protezione Ambientale e Guida Ambientale Escursionistica Aigae

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