
Ultima settimana di luglio e Toscani in Giro di gonews.it non va in vacanza presentando una nuova storia che arriva dall'estero. È quella del 32enne Thomas Esposito, originario di San Mauro a Signa, oggi felicemente a Siviglia, in Spagna, dopo gli studi da liceale a Empoli e studi universitari a Siena e Firenze.
Ecco il suo racconto.
Nome e Cognome: Thomas Esposito
Anni: 32
Cresciuta a: Signa (Firenze)
Studi: Liceo Scientifico Il Pontormo di Empoli. Laurea in Scienze della comunicazione (Universitá di Siena) e Laurea specialistica in Teorie della Comunicazione (Universitá di Firenze), omologate al titolo di laurea spagnolo di Giornalismo. Post-grado in Social networks e Marketing online (Università di Siviglia)
Residenza e professione: Siviglia. Responsabile comunicazione dell’Agencia de Calidad Sanitaria de Andalucía (Agenzia per la Qualitá Sanitaria dell’Andalusia), organismo pubblico dipendente dal governo regionale andaluso (equivalente all’Assessorato alla Sanità) e responsabile dell’accreditamento della qualità delle strutture sanitarie nella regione andalusa.
Lavoro in Italia: nel mio settore, giornalista presso Il Corriere di Firenze, redazione locale Signa-Campi Bisenzio - Sesto Fiorentino – Calenzano. Per sussistenza ho fatto anche il cameriere, muratore, cameriere e magazziniere.
Prima esperienza all'estero: Erasmus a Siviglia, anno accademico 2004/05
Perché ha deciso di andare all'estero?
Inizialmente non avevo intenzione di andarmene dall’Italia, sono sempre stato innamorato della Toscana, di Firenze, del mio paese e della mia gente. Avevo solo intenzione di staccare per un periodo, di conoscere un’altra realtà e fare un’esperienza di vita che mi arricchisse dal punto di vista personale e professionale.
Quali sono le principali differenze fra il mondo del lavoro italiano e quello estero?
Adesso tutto è più difficile anche qui, a causa della crisi, però quando arrivai il mercato del lavoro offriva molte più opportunità rispetto all’Italia. La principale differenza potrebbe sembrare un cliché, però qui un’azienda pubblica ha assunto un giornalista italiano appena laureato e senza contatti a nessun livello. Rimasi piacevolmente sorpreso.
La vita e il lavoro all'estero sono diversi dall'idea che ti eri fatta prima di partire?
Indiscutibilmente. Dal punto di vista lavorativo qui mi sono sentito più fortunato e forse anche più protetto. Basti pensare che, se rimanessi senza lavoro, per due anni continuerei a ricevere gran parte del mio stipendio, grazie a quello che qui tutti chiamano ‘el paro’, una prestazione che si matura con gli anni e che è riuscita a sopravvivere agli ultimi tagli al welfare.
Dal punto di vista personale, la mancanza non la capisci finché non la vivi e, adesso che sono qui da diversi anni, emergono tante cose che non avevo pianificato: difficoltà, ma anche cose positive. Da come la distanza modifica, spesso anche positivamente, i rapporti con la tua famiglia ai tuoi amici a come si reagisce di fronte alle emergenze o ai grandi cambiamenti della vita, come la scomparsa o la nascita di qualcuno di importante. Tutto questo non l’avevo certo previsto, ma a tutto ci si abitua.
Cosa ti manca dell'Italia?
Tante cose, tante abitudini che sono parte di me. La mia gente, soprattutto, ma anche altre cose: il modo tutto nostro di vivere il cibo e la cucina, l’umore e l’ironia toscana, l’autunno – qui viviamo in una eterna estate -, la consapevolezza confortante di vivere tra chi ti conosce da sempre. E poi lo stadio e la mia Fiorentina. Qui simpatizzo per il Betis, ma sono rimasto viola fino al midollo.
Torneresti a lavorare in Italia?
Mai dire mai, ma penso sia difficile. Sia mia moglie che io abbiamo sviluppato praticamente tutta la nostra esperienza lavorativa qui in Spagna e, nella nostra professione, le relazioni e la lingua sono tutto.
Hai qualche aneddoto sulla permanenza all'estero?
Ce ne sarebbero tanti: i primi voli tra Firenze e Siviglia quando ancora non esistevano tratte dirette, ma combinazioni assurde con scali improbabili a Francoforte e Liverpool; i 7 anni e i tanti, tantissimi euro che ci sono voluti per omologare la mia laurea nella modernissima Europa; il viaggio da Firenze a Siviglia per portare qui la mia auto, accompagnato da un amico di quelli veri, disposto a affrontare 2000 e passa chilometri ad agosto senza aria condizionata.
Cosa ci vuoi raccontare ancora di te?
Sposato con Irene, spagnola, di Córdoba, e principale motivo della mia permanenza in Andalusia. Dopo l’Erasmus sono tornato a Siviglia in diverse occasioni, ma è dal 2009 che vivo qui in pianta stabile. Per diversi anni (fino al 2014) sono stato tra i fondatori e responsabili di una rivista digitale di cultura ed eventi insieme ad altri tre colleghi (www.revistawego.com). Fino al 2014 sono stato anche socio e volontario della ONG Tareas Solidarias, con vari progetti in Marocco, con la quale ho partecipato a due progetti di cooperazione in questo paese. Per spirito di sopravvivenza, ma soprattutto per passione, perpetuo la tradizione culinaria familiare (napoletana, umbra a e toscana) grazie ad un’incessante produzione di sughi, ribollita, trippa, lampredotto e limoncello.
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