Fine di una storia, come affrontare questo delicato momento?

La fine di una relazione è sempre qualcosa di doloroso, che sia stata una conoscenza “particolare", la convivenza, un lungo fidanzamento o il matrimonio. Nella maggior parte dei casi la donna vive questo momento come se si trattasse della morte di una persona amata, mentre l’uomo crede che sia tutto finito, che il mondo gli sia caduto addosso e che non avrà altre possibilità di trovare il grande amore. Le persone sentono come un grande vuoto, vivono la situazione come un fallimento, e alle volte per alcuni è veramente faticoso dover ricominciare tutto. Chi si trova a vivere la fine di una relazione, si sente non compreso dagli altri, nessun altro, secondo i protagonisti, può capire fino in fondo il dolore e l’angoscia che si provano nell’aver perso la persona amata. Alcuni desiderano dimenticare il partner in poco tempo, cosa assai difficile, magari facendosi porta bandiera del detto “ chiodo scaccia chiodo”, ma questa tattica funziona veramente per pochi e una volta finiti i giochi il dolore torna ad essere presente e la mancanza dell’altro è sempre vivida. È perfettamente comprensibile che ci costi molto accettare una realtà per molti versi dura, che non avremmo desiderato, ma più tardi accettiamo il cambiamento più tempo perderemo prima di liberarci del dolore ed aprirci totalmente ad un nuovo amore. La persona che viene lasciata non riesce a darsi spiegazione di come tutto sia potuto finire, il pensiero del “ perché?” diventa come un tarlo e quindi di conseguenza richiede all’ex compagno delle spiegazioni e delle valide motivazioni sulla fine della storia, ricevendo però delle motivazioni che non soddisfano. Sì, perché il punto è che chi viene lasciato, e non voleva che ciò avvenisse, non accetta nessuna motivazione e nessuna spiegazione. Per affrontare la fine di una relazione è essenziale concentrarsi su noi stessi, perché è normale essere vulnerabili dopo un abbandono e dobbiamo essere in grado di concederci del tempo per riprenderci dall’accaduto.

Le fasi della perdita.

Il medico psichiatra Elizabeth Kubler-Ross si interessò a lungo del percorso che viene intrapreso quando si elabora lutto, e la chiusura di una relazione per molti versi è un percorso analogo a questo.

  1. Fase della negazione: la persona si rifiuta di accettare la dura verità, i sogni, i progetti, le aspettative che il nostro partner rappresentava, vengono di colpo cancellate e ci si chiede come sia possibile che quello che avevamo costruito insieme finora sia crollato irrimediabilmente. Sopratutto durante questa fase, è necessario accettare che nella vita nulla è certo
  2. Fase della rabbia: si realizza quanto accaduto e un' energia oscura e minacciosa ci pervade, che deriva dal senso di abbandono percepito. Una tipica domanda è “perché proprio a me?”.                      La rabbia può essere diretta verso il nostro partner, verso le persone che ci circondano e verso noi stessi, colpevolizzandoci per non aver capito, per aver sbagliato, dimenticandoci che spesso vediamo nell'altro ciò che noi stessi vogliamo vedere.
  3. Fase del patteggiamento: iniziamo a chiederci cosa avremmo potuto e cosa potremmo fare per riparare la situazione. I “se avessi fatto...”, “se mi fossi comportato/a...” diventano i tarli che ci perseguitano.
  4. Fase della depressione: si inizia a prendere consapevolezza della perdita subita e il livello di sofferenza aumenta. Questa fase viene distinta in due tipi di depressione: una reattiva ed una preparatoria. La depressione reattiva è conseguente alla presa di coscienza di ciò che è stato perso. La depressione preparatoria ha un aspetto anticipatorio rispetto alle perdite che si stanno per subire. In questa fase la persona non può più negare la sua condizione di abbandono e solitudine, e inizia a prendere coscienza che la ribellione non è possibile, per cui la negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta. Si evita di pensare a lui/ lei, si evitano i posti che ci legano alla nostra storia, ci si butta a capofitto nelle attività quotidiane, ma in realtà più evitiamo, più rimaniamo legati, perché proprio evitando qualcosa ci ricordiamo che essa è sempre lì.
  5. Fase dell’accettazione: abbiamo avuto modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a noi e si arriva ad un’accettazione ed a una consapevolezza di quanto è successo. In questa fase possono essere comunque presenti livelli di rabbia e depressione, che però sono d’intensità misurata. Diveniamo l'unica persona indispensabile a noi stessi, ci apriamo a nuove esperienze e a nuovi orizzonti.

Vi saluto dicendo che, per affrontare la fine di una relazione è essenziale concentrarsi su noi stessi, perché è normale essere vulnerabili dopo un abbandono, ma dobbiamo essere in grado di concederci del tempo per riprenderci dall’accaduto, la “ guarigione” non arriva dall’oggi al domani. È un cambiamento, e ciò comporta mettersi in gioco ed essere consapevoli che ci potranno essere delle ricadute e dei momenti in cui il dolore potrebbe riaffiorare, ma ciò non deve impedirci di continuare ad amare ed essere amati.

Nel caso in cui vogliate suggerirci un argomento da affrontare o esporci una vostra problematica o preoccupazione scriveteci a studiopsicologicoilcammino@gmail.com, e noi vi risponderemo o pubblicando la lettera in forma anonima o affrontando la tematica da voi richiesta.

Chiara Paoli