
Orizzonti comuni è una iniziativa voluta dal Comune di Montaione e ideata da Roberto Mancini e Paolo De Simonis per Téchne con il contributo della Castelfalfi spa.
Orizzonti non è una mostra, né una performance, né una proposta di valorizzazione turistica, né uno spettacolo: è piuttosto un laboratorio di lunga durata –previsto almeno fino alla prossima primavera – dedicato a una riflessione ampia e partecipata sul senso e sul valore, oggi del paesaggio.
L’intento complessivo, in sostanza, è quello di saggiare ed esporre nel territorio di Montaione le conseguenze di un nuovo approccio, affascinante quanto problematico, proclamato solennemente a vari livelli istituzionali.
La Convenzione Europea del 2000, infatti, «definisce il Paesaggio quale determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni».
Per la Regione Toscana il territorio «è quel noiche consuma o costruisce o conserva o trasforma i tanti luoghi che compongono il nostro presente in vista o in nome di un qualche futuro».
E in ambito Unesco ogni patrimonio culturale «non è più stabilito dai detentori di un sapere tecnico-scientifico ma dal gruppo che lo produce o lo riproduce».
Non meraviglia che il transito dai proclami alle pratiche abbia suscitato intenso dibattito, come tra l’altro ha dimostrato la messa a punto del Piano paesaggistico della Regione Toscana: le ‘popolazioni’ esprimono infatti tutt’altro che omogeneità socio-culturale e dunque il diritto di parola esteso a tutti anche sul tema del paesaggio ripropone esattamente tutta la feconda complessità del meccanismo decisionale democratico.
Aver quindi superato la dittatura imposta a lungo, sul tema, da criteri estetici astratti ed élitari implica non facile ricerca di governo del conflitto permanente tra trasformazione e conservazione.
Tanto più quando gli Orizzonti comuni del nostro laboratorio si situano in una delle zone più complesse e suggestive della Toscana interna, vicino e al tempo stesso lontano dalle industrie, in un paese che sorge su una linea di confine tra le amene e celebrate terre volterrane, in faccia alle Apuane e alla infinita teoria collinare che porta lo sguardo verso i lidi marittimi del pisano.
Il paese di Montaione verrà sperimentalmente disseminato di segni e di parole che vogliono sovrapporsi in modo apparentemente disordinato all'esistente. Segni artistici di Paolo Staccioli che richiamano pause di apprezzamento di certi spazi resi invisibili dalle abitudini, dalla distratta noncuranza della ‘nuda vita’ quotidiana. Parole che ci richiamano a questioni generali: il rapporto tra noi e la tradizione, il tempo la memoria, la ricchezza, la povertà, il sacro, le storie di paese, le sofferenze, le feste. E frasi, frammenti di pensieri che raccontano di punti di vista spesso opposti attorno ad una stessa questione, a indicare l'umana variabilità dei giudizi, il sopravvenuto mutare delle prospettive nel corso dei secoli.
Per Cèzanne i contadini erano incapaci di saper vedere adeguatamente il paesaggio che avevano costruito con le loro mani: che a Bianchi Bandinelli apparivano invece strumenti preziosi guidati da mente d’artista.
Qua e là ampi ‘schermi di ferro’ indicheranno prospettive, inquadreranno insiemi compositi di scorci naturali, pezzi di abitato, emersioni di edifici sacri, strade che si perdono nel nulla, orizzonti che trascolorano.
Riguardare come in uno schermo ciò che ci sta attorno può aiutarci a comprendere quanto ricchi siano i significati e gli oneri di un ‘paesaggio’ che non si riduca a ‘panorama’.
Perché un bel paesaggio, in definitiva, è un territorio che funziona perché ben progettato grazie a paziente mediazione tra visioni e interessi diversi: ‘è la democrazia, bellezza’.
L'associazione Téchne
Téchne è una associazione che si è costituita nel dicembre 2014. Di essa fanno parte studiosi, professionisti e industriali dei distretti di Empoli e Santa Croce. La sua attività è legata alla organizzazone di iniziative di alto profilo sul territorio suddetto che hanno l'obiettivo di creare un dialogo tra le realtà produttive e industriali - in tutte le sue componenti: operai, dirigenti, imprenditori - e il mondo della cultura. In questo quadro, la scelta della Valdelsa e del distretto del Cuoio non è casuale. Qui si trovano infatti esempi straordinari di un certo modo di intendere il rapporto tra società e impresa. Qui cultura e produzione industriale da sempre sono strettamente coniugati e, ancora oggi, costituiscono il "segreto" di un modello economico che è risultato vincente. Arte e impresa, industria e artigianato hanno nessi evidenti, sono il motore di economie profonde e radicate. Esse si sostanziano di mestieri antichi, di sapienze tramandate per via di apprendistati; così come di tecnologie all’avanguardia, di macchine, di relazioni commerciali internazionali, in un gomitolo di rinvii, di rapporti, di sentieri umani e professionali che vanno dal micro al macro, dalla tradizione più accanitamente difesa all’innovazione più coraggiosa, in un territorio di inusitata complessità, all'interno di scenari natuarli e antropici di grande importanza.
Fanno parte della associazione, come soci fondatori, Alessandro Ciampolini, Alessandro Maltinti, Vinicio Capezzuoli, Maurizio Giani, Tiziano Pucci, Michele Lamanna, Simone Siliani, Paolo De Simonis, Roberto Mancini e Michela Nacci. Tra noi siamo amici, alcuni di noi sono anche colleghi di Università o sono attivi studiosi in Istituti di ricerca; altri provengono dal mondo dell'industria (Capezzuoli, Maltinti, Ciampolini, sono i titolari del gruppo Ciemmeci; Maurizio Giani è amministratore delegato Waste Recycling, oltre che artista) o dalle professioni (Michele Lamanna è fotografo).
Roberto Mancini, storico, con una lunga esperienza accademica nazionale e internazionale, autore di molti studi e saggi, si occupa soprattutto di storia sociale e della mentalità.
Paolo Staccioli, scultore, ha iniziato a dedicarsi alla ceramica all'inizio degli anni Novanta. Da quel momento ha esposto in Italia e all'estero e si è proposto come una delle voci più interessanti dell'arte contemporanea italiana.
Paolo De Simonis, cercando di farlo da antropologo, ha incontrato le storie degli altri attraverso canti, mostre e musei, scrittura popolare, oralità autobiografica, ambiti contadini e artigianali.
Tiziano Pucci, architetto, si dedica da anni al mondo dell'industria e alle architetture dei distretti produttivi, per Téchne cura gli allestimenti delle iniziative artistiche e performative.
La biografia
Nato a Scandicci nel 1943, Paolo Staccioli inizia la sua esperienza di artista negli anni Settanta del Novecento, esordendo come pittore e facendosi presto notare in ambito locale. Al principio degli anni Novanta la necessità di sperimentare nuovi linguaggi espressivi lo spinge a Faenza, nella bottega di un ceramista locale, Umberto Santandrea, dove apprende le tecniche di quest’arte. È qui che Staccioli realizza i suoi primi vasi, dapprima con la tecnica della ceramica invetriata, poi sperimentando la cottura a “riduzione”, che gli consente di ottenere straordinari effetti d’iridescenza e lucentezza.
Ottenuta assoluta padronanza del mestiere, Staccioli allestisce nel suo studio di Scandicci, nei pressi di Firenze, un laboratorio, dove continua autonomamente e quotidianamente a misurarsi con l’uso del fuoco e degli ossidi di rame, dando vita a una miriade di vasi che riveste con fantastici racconti pittorici, fissati definitivamente dalla smaltatura a lustro. È con queste opere che ottiene i primi successi, facendosi notare in mostre personali e collettive, nonché in occasione di importanti manifestazioni culturali: le sue ceramiche, dal forte effetto metallizzato e dallo smalto scintillante si impongono presto, per eleganza e originalità, nel panorama artistico non più solamente fiorentino, ma nazionale.
I personaggi che in questa fase popolano la superficie delle sue ceramiche (giostre di cavalli giocattolo sospesi nell’aria e accompagnati da putti alati, suonatori di trombe, bambole e Pulcinella) presto si guadagnano la terza dimensione, divenendo sculture che tuttavia non perdono l’accento di accadimento fiabesco, estranee come sono ad ogni nozione di tempo e luogo: forme idealizzate memori della statuaria preromana, etrusca in particolare, sulle quali interviene la policromia della ceramica, a rendere un vigoroso effetto di masse in contrasto. Guerrieri, viaggiatori, cardinali e cavalli si aggiungono ben presto alla folla già nutrita dei fantastici personaggi ed iniziano, dalla seconda metà degli anni Novanta, ad animare importanti collezioni pubbliche e private, italiane ed estere. Nei primi anni del Duemila, nella volontà di sperimentare nuovi materiali e, con questi, altre dimensioni espressive, Staccioli inizia a trasferire – senza comunque mai abbandonare l’amore per la lavorazione delle terre – le sue forme nel più duraturo bronzo, passando dalle ricerche con gli ossidi di rame a quelle con le patine metalliche. È in questa più recente fase che le sue figure acquistano una monumentalità prima ignota, che ancor più tende a fissare in una dimensione al di fuori del tempo i suoi cavalli e i suoi guerrieri.
Molti i riconoscimenti tributati all’artista, in particolare nell’ultimo decennio, da pubblico e critica, e molte le partecipazioni a premi ed esposizioni che hanno consentito a Paolo Staccioli di conquistare un posto di assoluto prestigio nell’attuale panorama artistico nazionale.
Fonte: Comune di Montaione
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