In Lussemburgo per fare radio. Paolo Travelli: "In Italia la serietà professionale sta andando scomparendo"

Paolo Travelli

Da Firenze in Lussemburgo per fare radio. Curiosa la storia del 41enne Paolo Travelli, che ha voluto raccontare la propria esperienza a gonews.it appena venuto a conoscenza della rubrica 'Toscani in giro'

Nome e Cognome: Paolo Travelli
Anni: 41
Cresciuto a: Firenze
Studi: Ragioneria
Residenza e professione: Lussemburgo, Dj speaker radio, Promoter concerti
Lavoro in Italia: Contabile
Prima esperienza all'estero: 2001 Lussemburgo

Perché ha deciso di andare all'estero?

Perché mi piaceva l’idea di farmi un’esperienza lavorando con persone di diversa nazionalità imparando diverse lingue. Al tempo non ero precario ma avevo una forte voglia di cambiamento.

Quali sono le principali differenze fra il mondo del lavoro italiano e quello estero?

All’estero si danno maggiori opportunità ai giovani, si cerca di conservare un minimo di onestà professionale tenendo presente le esigenze umane di ogni singola persona. In Italia la serietà professionale sta andando scomparendo quasi del tutto.

La vita e il lavoro all'estero sono diversi dall'idea che ti eri fatta prima di partire?

Per quanto riguarda il lavoro sono felice di essermene andato. Devo dire che spesso questa felicità deriva dal fatto di trovare, nell’ambiente di lavoro e anche nella vita quotidiana, italiani molto in gamba e di condividere con loro la mia esperienza. Andare all’estero, infatti, mi è servito per rivalutare profondamente il paese dove sono nato e i suoi abitanti. L’italiano spesso si autosottovaluta pagando pegno per errori che non sono propri. All’estero si trovano connazionali capaci di dimostrare il loro grandissimo valore professionale e si sanno distinguere per competenze, professionalità, acume, resistenza al lavoro e adattamento a qualsiasi condizione. Non mi aspettavo che fosse cosi quando sono partito. Avevo il mito dell’estero e delle persone che vivono al di fuori dell’Italia ma sono ben contento di aver capito che siamo uno splendido popolo.

Per quando riguarda la vita, credo che andare all’estero sia una splendida esperienza per capire come funziona il mondo ma non è alla portata di tutti e bisogna essere psicologicamente molto forti. La migrazione, per quanto possa essere positiva, è comunque dura visto che le abitudini vanno, per forza di cose, cambiate in base al nuovo ambiente.

Cosa ti manca dell'Italia?

Le persone. La facilità di dialogo, la nostra profonda sensibilità ed umanità. Il nostro amore per la vita. Sappiamo sempre trovare il modo di divertirci e di star bene. Il paesaggio, inimitabile.

Torneresti a lavorare in Italia?

Si se fosse possibile mantenere alcune facilità che ho acquisito all’estero. Mi riferisco soprattutto al rapporto salario/costo della vita. Dove abito adesso la vita è relativamente comoda e sicura. Amando follemente la mia città d’origine, ovvero Firenze, non credo che potro’ rimanere tutta la vita all’estero.

Hai qualche aneddoto sulla permanenza all'estero?

Si. I primi tempi con la macchina targata Italia mi fermavano sempre forse anche per la mia faccia non troppo raccomandabile. Mi ricordo di aver passato un’ora alla dogana svizzera per una perquisizione alle 1 di mattina e un’altra volta quattro moto francesi mi hanno scortato presso un’area di sosta per un controllo. Fortunatamente me la sono sempre cavata.

Se vuoi aggiungere qualcosa di te, sulla tua storia.

Recentemente sto cambiando vita passando dal lavoro presso una banca francese alla occupazione a tempo pieno in ambito musicale. A questo proposito ho creato un sito (www.folktrip.org) che si occupa del rilancio della musica popolare e tradizionale.

Tutte le notizie di GoBlog