
Non sappiamo a oggi se il pareggio di Bilancio nel 2016 sarà raggiunto e come verrà raggiunto. Una cosa certa sappiamo oggi, è cioè che la Direzione che governa il Teatro in questi anni rimarrà alla storia per aver decretato la morte di Maggio Danza.
Con pervicace testardaggine è stato perseguito e raggiunto l’obiettivo di amputare la Fondazione, nell’offerta artistica di propria produzione, di un complesso artistico e una forma d’arte essenziale alla crescita civile e culturale dei cittadini. E insieme segnare la fine di un'esperienza storica e identitaria della Danza che nel suo lungo percorso, fin dagli anni 60, annovera la presenza di personalità della danza e del balletto di fama mondiale quali Plisetskaja, Makarova, Maximova, Nureyev, Baryshnikov, Fracci, Bolle, ( per citarne solo alcuni).
Dei 15 Tersicorei fino a ieri in organico – di cui 12 previsti nel piano di risanamento - ne rimarranno 4.
La decisione annunciata da tempo dalla Fondazione di non prevedere alcuna programmazione di balletto nel 2015 e notizia di questi giorni, di non prevederla per tutto il 2016 – andando contro il piano di risanamento che prevedeva per questa l’impiego di 350.000 euro, e la legge Bray che prescrive la razionalizzazione delle masse artistiche non la dismissione (anche solo perché non prevede per loro la tutela occupazionale di Ales) - ha costretto una parte dei Tersicorei, 3, ad accettare l’incentivo all’esodo annunciato alla stampa mesi or sono, e un’altra parte più consistente, 8, ad intraprendere vie legali – attraverso lo strumento delle Dimissioni per giusta causa - per difendere la loro onorabilità e professionalità umiliata, e per tentare di continuare a svolgere, purtroppo per altre istituzioni, il “lavoro” per il quali hanno dovuto sopportare sacrifici non comuni.
Le ragioni che sono state addotte dalla Fondazione per questo epocale fallimento culturale e artistico, che tradisce la propria ragione sociale, sono di natura economica: il piano di risanamento approvato con 1 anno di ritardo, il conseguente ritardo nel passaggio ad Ales dei lavoratori, ha portato un aggravio di costi imponente per il Bilancio della Fondazione.
Ma questo non è responsabilità dei tersicorei e a loro non doveva essere imputata.
Come non ci sono né ragioni artistiche né di natura economica imputabili a MaggioDanza visto, al contrario di quanto dichiarato dal Sovrintendente, il crescente numero di spettatori che vi è stato in questi anni dai 19.000 del 2011 ai 21.528 del 2013 e tanto meno, come i bilanci testimoniano, facendo un confronto tra costi di produzione ed entrate di biglietteria.
Le ragioni economiche sono quindi diventate il pretesto utile – qualcuno dice creato ad arte – a tutta la Politica locale e nazionale, e quindi dirigenziale, per coprire le proprie incompetenze, i propri fallimenti ma soprattutto, pensiamo, per nascondere una scelta di principio, discriminatoria nei confronti della danza, che era quella di dismettere la compagnia.
La nostra O.S. – peraltro su richiesta della Direzione - si era anche fatta carico insieme ai Tersicorei di presentare un progetto sostenibile (allegato) che avrebbe potuto avvalersi di figure note al mondo della danza, come Karole Armitage - di cui avevamo sondato la disponibilità - oppure come Daniele Cipriani - con un progetto per un'intera stagione strutturato appositamente per restare all'interno del budget economico di 350.000 €, previsti nell'accordo siglato nel piano di risanamento – o ancora Maria Grazia Garofoli che ha dato la disponibilità a dirigere la compagnia a titolo gratuito. Progetti sostenibili anche per un Teatro in grave difficoltà come il Maggio.
Nulla è stato ascoltato. Anzi ci è stato detto e scritto che, alla conclusione della campagna di incentivi all’esodo “a seconda del risultato si sarebbero valutate tutte le opzioni possibili in campo”.
Eppure altre Fondazioni Lirico Sinfoniche sul territorio Nazionale - Arena di Verona, San Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo, l'Opera di Roma - pur dotate di organici di tersicorei inferiore o eguale a quello del Maggio Musicale Fiorentino, investono nella danza rilanciando i corpi di ballo con produzioni importanti e di tutto rispetto.
Perché Firenze no?
Cosa hanno fatto i tersicorei di MaggioDanza per meritarsi un trattamento così oppressivo e svilente che li ha emarginati all'interno del teatro e non ha permesso e non permette loro di svolgere il lavoro, per cui hanno studiato tanti anni e vinto concorsi internazionali, rilegandoli in un contesto che genera solo frustrazione e rabbia ?
Ora quindi ci troviamo nella paradossale situazione in cui la Fondazione non ha più un corpo di ballo - che il piano prevedeva e che la legge Bray difendeva visto che non prevede Ales per i corpi artistici - e 11 Tersicorei costretti a lasciare il Teatro per salvaguardare la loro dignità e professionalità umiliata - del resto se così non fosse la Fondazione non avrebbe accettato, per 8 di loro dimessi per giusta causa, di conciliare in sede aziendale un risarcimento del danno ammettendo di fatto la propria responsabilità – ma che avrebbero potuto continuare a offrire la loro arte alla Fondazione se questa li avesse messi in grado di farlo.
Non sappiamo ora quali programmi abbia la Fondazione per la danza e per i 4 tersicorei che hanno deciso di rimanere - a rischio di qualsiasi decisone della Fondazione, per un forte senso di responsabilità verso la propria arte che vogliono mettere a servizio della sopravvivenza di Maggio Danza - noi sosterremo le loro ragioni e le ragioni della danza all’Opera di Firenze.
Fonte: Ufficio Stampa Uil Toscana
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