
‘Quale progetto per l’accoglienza dei migranti a Castelfiorentino? Il grande inganno dell'invasione - accoglienza, solidarietà e diritti nel nostro territorio’. Questo il tema di un incontro venerdì 26 giugno alle ore 21:30 presso il Circolo I Praticelli.
Interverranno: Giuseppe Faso (Esperto di flussi migratori in Italia e in Valdelsa, collabora con l’Unione dei Comuni e con Asev) e Cassandra Rofi (Operatrice dell'accoglienza).
L’iniziativa è organizzata dal Comitato cittadini per l’accoglienza dei migranti.
LA GRANDE MISTIFICAZIONE (da Il Manifesto)
“Da settimane si agita lo spettro delle persone sbarcate in Italia per cercare rifugio nel nostro o negli altri paesi europei. In realtà, il loro numero dall’inizio dell’anno al 7 giugno è di 52.671. Quindi, poco più dei 47.708 registrati nello stesso periodo dell’anno scorso. Sulla base di questo trend è calcolabile un numero di 190.000 a fine anno (200.000 secondo altri). Come si giustificano, allora, le posizioni estreme e i toni, talora quasi paranoici, raggiunti nel dibattito su questo fenomeno in Italia e in Europa? Davvero si vuol far credere che l’arrivo di alcune centinaia di migliaia di persone costituisca una minaccia per gli equilibri economici e sociali di un gruppo di paesi tra i più ricchi del mondo? …..
Nel 2013, il numero di profughi che hanno cercato di fuggire da zone di guerra, conflitti civili, persecuzioni e violazioni dei diritti umani è stato di 51,2 milioni. Anche a considerare circa un quinto di essi, vale a dire gli 11,7 milioni di persone che, in quell’anno, si trovavano sotto il diretto mandato dell’Alto commissariato per i rifugiati delle nazioni unite e per i quali disponiamo di dati certi, vediamo che più della metà era costituito da persone che fuggivano dalla guerra in Afghanistan (2,5 milioni), dall’improvvisa deflagrazione del conflitto in Siria (2,4 milioni), dalla recrudescenza degli scontri da tempo in atto in Somalia (1,1 milione). Ad essi seguivano i profughi provenienti dal Sudan, dalla Repubblica democratica del Congo, dal Myanmar, dall’Iraq, dalla Colombia, dal Vietnam, dall’Eritrea. Per un totale di altri 3 milioni, sempre nel solo 2013. Altri richiedenti asilo cercavano di scampare dai «nuovi» conflitti in Mali e nella Repubblica Centrafricana.
La grande maggioranza di queste e altri milioni di persone fuggite da situazioni di pericolo e sofferenza, sempre nel 2013, non hanno cercato e trovato accoglienza nei paesi più ricchi d’Europa o negli Usa, bensì nei paesi più vicini. Paesi con un Pil pro capite basso e variante tra i 300 e i 1.500 dollari l’anno. Infatti, fin dallo scoppio della guerra del 2001, il 95% degli afgani ha trovato rifugio in Pakistan. Il Kenya ha accolto la maggioranza dei somali. Il Ciad molti sudanesi. Mentre altri somali e sudanesi hanno trovato rifugio in Etiopia, insieme a profughi eritrei.
I siriani si sono riversati in massima parte in Libano, Giordania e Turchia. Di fronte all’entità di questi flussi, il numero delle persone che, sempre nel 2013, hanno cercato protezione internazionale in 8 dei paesi più ricchi dell’Ue, con Pil pro capite dai 33.000 ai 55.000 dollari, assommava a 360mila (pari all’83% dei rifugiati in tutta l’Ue). Questi dati di fatto dimostrano l’assoluta mancanza di fondamento e la totale strumentalità che caratterizza la discussione in atto tra i paesi membri e le stesse istituzioni dell’Ue. Si discute di pattugliamenti navali, bombardamenti di barconi, per concludere con quello che viene definito un «salto di qualità» nel dibattito e che consisterebbe nella proposta di accogliere nei 28 paesi membri dell’Ue un totale di 40.000 rifugiati in due anni. Mentre, nel 2013, Pakistan, Iran, Libano, Giordania, Turchia, Kenya, Ciad, Etiopia, da soli, ne hanno accolti 5.439.700. Il che significa che un gruppo di paesi, il cui Pil è 1/5 di quello dei paesi dell’Ue, ha accolto in un anno un numero di immigrati e rifugiati che è 136 volte più grande del numero di quelli che sono disposti ad accogliere i paesi della grande Europa in due anni! Ma perfino questa misera proposta viene ora messa in discussione, dato anche l’atteggiamento negativo di paesi come la Gran Bretagna e la Francia, che pure si autodefiniscono grandi e civili. Lo spettacolo di tanta pochezza politica e morale induce a chiedersi se i nostri governanti e i dirigenti di Bruxelles si rendono conto che stanno assestando un altro colpo alla credibilità dell’Unione europea.”
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