
Aveva previsto il distacco di un blocco di roccia di oltre 10 tonnellate, avvenuto alla fine di maggio nel Siq, il canyon scavato nelle arenarie di Petra in Giordania. Il gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra, intervenuto su sollecitazione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che sta lavorando a un progetto Unesco per la stabilizzazione di quell’area, soggetta a fenomeni di crollo, in collaborazione con l’Università di Città del Capo (Sudafrica).
È stato in particolare un algoritmo sviluppato da Giovanni Gigli a individuare le masse rocciose instabili e a elaborare la previsione ad altissima precisione.
“Attraverso immagini tridimensionali ad alta risoluzione, ottenute mediante laser scanner, abbiamo estratto i dati necessari a identificare le fratture nella roccia – spiega il ricercatore fiorentino - a seconda della loro collocazione e dell’orientazione della parete è infatti possibile calcolare la possibilità di scivolamenti, ribaltamenti e distacchi”.L’elaborazione del dato è stata fatta nei laboratori del Dipartimento a Firenze, mentre un sopralluogo a Petra, avvenuto alla fine dello scorso anno, ne ha reso possibile la validazione.
“È da molti anni che lavoriamo e perfezioniamo il nostro algoritmo – prosegue Gigli - Lo abbiamo applicato in diversi contesti per problemi di Protezione Civile, beni culturali e nel settore minerario. Fino a oggi abbiamo centrato tutte le nostre previsioni”.
Anche alla luce di questi risultati, alcuni ricercatori del team di Nicola Casagli, ordinario di Geologia applicata, hanno costituito una società, Geoapp, dopo aver concluso il percorso di preincubazione presso l’Incubatore Universitario Fiorentino (IUF). L’intento è di allargare il campo di interventi del gruppo di ricerca, soprattutto nel campo della sicurezza delle attività minerarie e delle grandi infrastrutture.
Fonte: Università di Firenze - Ufficio Stampa
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