
Ultimo fine settimana di apertura (il 12,13 e 14 giugno) della mostra di Giovanni Campus ai Granai di Villa Mimbelli (via San Jacopo in Acquaviva)
L’esposizione (visitabile appunto solo venerdì, sabato e domenica) è a ingresso gratuito, nel consueto orario del museo di Villa Mimbelli: 10-13 e 16-19.
Giovanni Campus è una delle figure più singolari e autonome dell’arte italiana.
In questa sua personale l’artista, che torna a villa Mimbelli dopo 8 anni, ripercorre la sua attività pluridecennale.
In mostra 40 opere (opere su tela e due installazioni), in prevalenza di proprietà, ma alcune anche appartenenti alla collezione civica del Comune di Livorno, acquisite durante gli anni di attività del Museo Progressivo di Arte Contemporanea.
Giovanni Campus nasce ad Olbia nel 1929. Dopo aver compiuto gli studi classici a Genova si trasferisce a Livorno dove frequenta la scuola Trossi Uberti allora diretta dall’incisore Carlo Guarnieri.
Nel 1968 lascia il lavoro per dedicarsi interamente all’attività artistica e si trasferisce a Milano. Inizia una lunga serie di esposizioni tra la fine degli anni Sessanta egli anni Novanta sia in Italia che all’estero (Parigi, Londra, Vienna, Madrid, New York, Caracas, New Delhi).
Nel 1977 nella piazzetta di Palazzo Reale a Milano realizza una ”installazione continua" a dimensione ambientale: una serie di percorsi di tratti di molle metalliche sospese in tensione coinvolgenti la spazialità urbana. Partecipa con "gli ambienti segnici interrelazionali" sonori e luminosi alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna nel 1978 ed al Museo Progressivo d'Arte Contemporanea di Livorno nel 1979.
Consequenziali le installazioni sulle coste della Gallura nel 1983 con estensioni di tratti di corda tesi in proiezione lineare sull'area naturale prescelta. Da questa processualità condotta in parallelo tra proiezione rappresentativa ed espressività strutturale, cioè tra idea ed oggetto, sono scaturite quelle serie di opere disposte orizzontalmente sul piano in pieni-vuoti articolati. Dapprima superfici irregolari in cemento e, successivamente, opere in acrilico su tela-legno sagomato con estensioni in ferro.
Nel suo lavoro ha sempre analizzato le relazioni tra la forma e lo spazio, tra interno ed esterno, tra pieno e vuoto, definendo il suo lavoro una continua ricerca sul tempo. La spazialità è per lui insita nella temporalità. È il divenire dell'immagine che si colloca. Non è la forma che si colloca nello spazio bensì la spazialità interna alla forma che si pone come spazio-luogo autonomo e relazionato.
L’artista, che lavora ancora intensamente, ha mantenuto nel tempo il medesimo rigore formale e la coerenza poetica pur variando l’utilizzo dei materiali. Le sue opere non vogliono dare un’immagine definita della realtà ma coglierne il divenire, i nessi di forze, l’interazione dei valori spaziali e temporali.
Un'indagine continua sulle ragioni dell'esistenza e una riflessione su se stesso, sul proprio agire artistico, nel tentativo vano e consapevole di darsi delle risposte definitive.
Fonte: Comune di Livorno - Ufficio Stampa
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