
Riportiamo l'articolo del giornale online 'La Settimana' della diocesi di Livorno, dove monsignor Simone Giusti racconta la vicenda di don Carlo Certosino, parroco 54enne che si è tolto la vita prima del suo trasferimento a Volterra, previsto per il 21 giugno.
Eccellenza lei ieri nel suo comunicato parla di stupore per la morte di don Carlo, ma lei o suoi collaboratori, non avevate avuto qualche avvisaglia di questo insano gesto?
«Certo che no, anzi nell’ultima settimana i rapporti si erano fatti molto più sereni. Posso elencare una sere di fatti: in una sua lettera inviatami qualche giorno fa mi annunciava la sua disponibilità a lasciare la parrocchia di San Simone così come concordato con lui più di un anno fa e mi diceva anche la data in cui avrebbe salutato i suoi parrocchiani, domenica 21 giugno.
Nei giorni scorsi aveva anche incontrato il suo successore, don Valerio Barbieri, lo aveva accolto molto cordialmente e avevano iniziato a concordare i dettagli dell’avvicendamento.
Il clima si era a tal punto disteso che in un’ulteriore lettera fattami pervenire alla fine della scorsa settimana, metteva per iscritto la sua rinuncia ad ogni azione di rivalsa presso la Santa Sede a proposito del trasferimento e mi chiedeva la possibilità di andare a esercitare il ministero pastorale con i suoi vecchi amici di Seminario ovvero di poter essere accolto o nella diocesi di Fiesole o in quella di Volterra. E’ stato ricevuto mercoledì scorso dal Vescovo Mario Meini di Fiesole ma non ha potuto accontentarlo perché in questo momento Fiesole non ha parrocchie disponibili, mentre invece la diocesi di Volterra aveva dato l’assenso per accogliere don Carlo.
Come si può immaginare ieri ho ricevuto moltissime telefonate e in una di queste, quella del Vescovo di Fiesole, mi si diceva il dolore per la scomparsa di don Carlo ma al tempo stesso lo stupore dei suoi stessi amici Fiesolani che avendolo sentito e visto nei giorni scorsi, ne avevano tratto una impressione di un uomo che stava superando, sia pure a fatica, un momento delicato della sua vita. Avevano visto don Carlo più sereno e grato per le porte aperte trovate.
Inoltre, mentre nelle settimane scorse avevo ricevuto tante lettere dai suoi parrocchiani che mi raccontavano lo stato d’animo di don Carlo, in questa ultima giorni neppure un biglietto che mi accennasse o mi facesse pensare che le cose stavano precipitando. Da quanto so, nessuno degli amici o familiari di don Carlo, aveva avuto la percezione di quanto si stava preparando. Come già ho detto, i segnali erano ben altri».
Ma allora cosa è successo?
«Non saprei proprio dire, mi auguro che gli inquirenti ci aiutino a fare luce su di un fatto tanto inaspettato quanto doloroso. Credo che al momento, l’unica seria cosa da fare, sia pregare e invocare la misericordia di Dio. A questo proposito invito tutte le parrocchie della diocesi, a celebrare domani per il nostro confratello don Carlo».
Fonte: La Settimana
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