
Sono complessivamente 3.100 i posti letto di degenza di cui possono usufruire i cittadini dell’area metropolitana fiorentina, perché ai 913 posti letto disponibili a Santa Maria Nuova, Torregalli e negli altri 4 presidi della Asl 10 – l’Annunziata, Borgo San Lorenzo, Figline e l’ex Iot Palagi –, ai 1.332 che mette in campo l’Azienda ospedaliera di Careggi e ai quasi 250 di cui dispone il Meyer per i più piccoli, si aggiungono ora, a tutti gli effetti, gli oltre 650, 664 per la precisione, che possono offrire le 6 case di cura aderenti ad Aiop e Confindustria Firenze, le associazioni che rappresentano la sanità privata ospedaliera.
È stato proprio il presidente toscano dell’Associazione italiana ospedalità privata, l’Aiop, Francesco Matera, a siglare oggi con il direttore generale dell’Azienda sanitaria di Firenze, Paolo Morello Marchese, la convenzione triennale – per l’esattezza valevole 42 mesi, compreso lo scorcio residuo di 2015 e fino alla fine del 2018 – che impegna le case di cura presenti a garantire una quota di ricoveri annui che si può quantificare all’incirca nel 20% del volume complessivo di degenze effettuate ogni anno nei 6 ospedali della Asl 10 e pertanto potrebbe essere considerata come la disponibilità in quest’area di un “settimo” ospedale, in una logica di integrazione fra pubblico e privato a favore dei cittadini fortemente voluta dalla Regione Toscana nell’ambito di una ottimizzazione dell’offerta che ha portato ad una riduzione dei posti (dell’11% nella Asl 10 e del 12% a Careggi e anche di 200 posti nelle case di cura), ma anche ad una maggior efficienza nell’utilizzo delle disponibilità che complessivamente ha significato un incremento dei ricoveri e un decisivo aumento della qualità delle prestazioni.
Sì, perché Frate Sole, Ifca, Valdisieve, Villa dei Pini, Villa Maria Beatrice e Villa Maria Teresa, queste le 6 case di cura coinvolte, – con il nuovo accordo che dà stabilità per un periodo di tempo meritevole di fare programmazione ed investimenti, la certezza dei circa 1.100 posti di lavoro offerti dalla sanità privata e tempi meno dilazionati nel pagamento delle fatture – devono però impegnarsi non solo per garantire standard appropriati delle strutture, del personale impiegato, delle attrezzature disponibili, ma anche una qualità delle prestazioni equiparabile a quella erogata negli ospedali pubblici.
In sostanza le case di cura offriranno una assistenza che va oltre a quella prevista dai pur altri standard regionali, in particolare nell’organizzazione infermieristica che deve di fatto essere identica indipendentemente dal luogo nel quale avviene il ricovero. Vengono infatti fissati precisi requisiti di idoneità indispensabili per poter ospitare un paziente, in modo da integrare pienamente, come prevedono gli indirizzi dell’assessorato alla salute, la disponibilità del privato verso i bisogni della popolazione e della programmazione regolata dagli ospedali pubblici.
Alle strutture private – dopo una positiva sperimentazione coordinata dalla struttura della Asl 10 che si occupa di programmazione e dimissioni complesse, che recentemente ha vinto un importante premio nazionale – viene dunque chiesto di essere in grado di fornire direttamente, con personale specializzato e tecnologia adeguata, servizi e prestazioni nel campo della chirurgia generale, della medicina interna, dell’ortopedia. Devono disporre di apparecchiature per la diagnostica di laboratorio utilizzabili h. 24, per l’attività di diagnostica per immagini, con Tac, Eco e Rm, e per quella trasfusionale, devono essere in grado di effettuare consulenze cardiologiche, ginecologiche, nefrologiche, psichiatriche, urologiche e disporre di un servizio anestesiologico. Questo consentirà anche di non spostare dalle case di cura i pazienti solo per effettuare un sofisticato esame specialistico.
Non a tutte le case di cura viene richiesto di essere in condizione di fare tutto, ma in qualche maniera di “specializzarsi”, di modo che, a seconda delle esigenze dei pazienti, sia possibile inviarli ad una piuttosto che a un’altra dopo la dimissione ospedaliera e prima del rientro a casa.
Anche la disponibilità di personale, dunque, a seconda che la struttura sia più orientata all’attività chirurgica che a quella riabilitativa, alla lunga degenza piuttosto che alle cure intermedie nel campo delle specialistiche mediche, deve essere adeguatamente rapportata alla tipologia e al volume delle prestazioni richieste.
L’impegno economico ammonta a circa 71 milioni di euro all’anno e non ci sono stati abbattimenti del tetto assegnato rispetto al 2014.
Fonte: Ufficio Stampa - Azienda Sanitaria di Firenze
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