Riforma della sanità, le riflessioni del Nursind: "E’ questa la Sanità che vogliamo?"

La riorganizzazione del Servizio Sanitario regionale toscano procede a passi da gigante tra proclami e rassicurazioni fatte dal presidente Enrico Rossi e dall’Assessore Luigi Marroni nei comizi regionali e sui mass media.
La parte drammatica di questa riorganizzazione, che ci sconvolge come operatori e al tempo stesso come cittadini, riguarda i tagli annunciati sul personale e sui servizi. Nessuna riorganizzazione si è mai sognata di attuare, o quanto meno di “anticipare” lo sfacelo di quanto proposto.

1500/2000 operatori fra medici, infermieri e personale amministrativo
potranno essere mandati in pensione a patto che ne abbiano maturato i requisiti prima della riforma Fornero, altrimenti per loro scatterà la mobilità (sorta di cassa integrazione della durata di 24 mesi). E dopo?

Il presidente Rossi non può non sapere che una sanità con pochi infermieri ed infermieri stanchi,perchè sfruttati, porti a carenze assistenziali, ritardi e disagi nell’erogazione dei servizi offerti, a complicanze ed errori, talvolta anche letali.

Non possiamo credere che il Presidente Rossi non sappia quali già ad oggi siano le condizioni durissime in cui operano gli infermieri.

Riorganizzazione o depotenziamento del SSR

1) Riduzione delle aziende sanitarie da 12 a 3 (Toscana centro, Toscana nord-ovest, Toscana sud-est) con bacini di utenza di oltre un milione di persone e interprovinciali;
2) commissariamento delle attuali ASL dal primo luglio;
3) istituzione dei dipartimenti interaziendali ASL/aziende ospedaliere;
4) istituzione del direttore di area vasta, figura inesistente, fino ad oggi, sul piano nazionale.

La centralizzazione dei poteri di gestione del servizio sanitario regionale si scontra paurosamente con l’evoluzione dei principi espressi dalla legislazione degli anni novanta ovvero la deospedalizzazione, il potenziamento dei distretti, dell’assistenza domiciliare integrata e delle strutture come RSA ed Hospice.
E’ deduttivo che l’accentramento dei poteri di gestione del Servizio Sanitario Regionale, potrà solo aggravare le difficoltà, già presenti oggi, di “intercettare” i bisogni dei cittadini. Problematica, questa, che si amplificherà conseguentemente all’accorpamento dei territori che, come anticipato, di fatto farà crescere in modo esponenziale il bacino d’utenza. Il rischio è quello di “dimenticare” o “non vedere” i reali bisogni della cittadinanza.

In questa cornice non è difficile immaginare l’avvio di un processo di privatizzazione dei servizi e delle prestazioni che invece dovrebbero essere garantite dal servizio sanitario regionale.

Nessun progetto di investire nell’assistenza

Avremmo voluto assistere ed essere parte integrante di una riorganizzazione che metta davvero al centro il cittadino, nell’ottica di una visione universalistica della sanità: una visione nella quale i veri sprechi si combattono altrove e non con tagli di risorse fondamentali che oggi sono il cuore del servizio sanitario.

Non si parla di Infermiere di famiglia, previsto dalle raccomandazioni dell’OMS dal 2003; non si parla di percorsi a “gestione Infermieristica” ospedaliera e territoriale come esistono in altre realtà anche vicine e che hanno portato a importanti riduzioni dei costi e miglioramento della qualità assistenziale quali l’ambulanza Infermieristica, il See and Treat; il riconoscimento dell’infermiere “specialista” e numerosi altri progetti di valorizzazione.

Per noi la riforma sanitaria regionale del governatore Rossi è inaccettabile, come inaccettabili sono tutte quelle condizioni che mettono a rischio la salute dei cittadini o solo la difficoltà all’accesso ai servizi e il diritto a cure e assistenza qualificata e non “surrogata” o improvvisata.

Una riorganizzazione fatta in fretta, che ha escluso la partecipazione e la condivisione con i professionisti interessati al processo di cura e assistenza e alla collettività stessa, non può avere il nostro consenso.

A nome degli infermieri delle strutture sanitarie toscane chiediamo ai cittadini di comprendere il nostro disagio nel non poter garantire l’assistenza come vorremmo e di aiutarci nella difesa di un’assistenza infermieristica adeguata, sicura e professionale.

Fonte: Coordinamento toscano Nursind

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