E il senatore Cioni racconta Renzi e la sua cerchia

Graziano Cioni (foto gonews.it)

Renzi e il suo cerchio magico. Con una sorta di racconto a puntate, l'empolese Graziano Cioni (una legislatura da deputato e due da senatore, momento più alto di una lunga e prestigiosa carriera politica) ha scritto sulla sua bacheca Facebook un ritratto del leader del Governo e della cerchia più ristretta dei suoi collaboratori. In tutto ne annovera sette (Dario Nardella, Stefania Saccardi, Elena Boschi, Marco Carrai, Filippo Vannoni, Pilade Cantini e Luca Lotti) e per ognuno di essi fa un breve ritratto senza peli sulla lingua, mettendone in evidenza vizi e virtù e tracciandone una sorta di profilo a metà fra il politico e il personale, fra la ribalta ed il dietro le quinte.
La precedenza va ovviamente a lui, Matteo Renzi, descritto come <persona intelligente, velocissimo e con una capacità di movimento strabiliante>, un segretario che <ha trasformato il Pd nel partito di Renzi, un partito liquido chiamato solo ad obbedire al capo>, un leader a cui Cioni fa polemicamente notare che non si <governa la complessità di un paese circondandosi di personaggi, salvo lodevoli eccezioni, senza conoscenza nè competenza>. Un richiamo forte c'è poi per il suo atteggiamento verso il centro-destra (<prateria nella quale semina e raccoglie>, <lui non ha scrupoli, corteggia il centro destra per entrare nelle loro grazie e acuisce le tensioni con tutto ciò che si richiama alla sinistra storica>), un'altra bacchettata viene riservata alla sbandierata riduzione delle spese della politica (<vuole ridurne i costi? bene, allora usciamo da scherzi a parte e riduciamoli davvero>) ed un accenno al tema caldo del nuovo Senato: <niente furbizie pericolose - tuona Cioni - abolire il Senato significa abolire il Senato punto. Non dar vita ad un carrozzone di non eletti capace di rivelarsi una mostruosità istituzionale oltre che dispendiosa>.

E poi via con i personaggi del 'cerchio' i quali, come spiega, <devono avere delle qualità speciali: adorare il capo. E sempre il telefonino a portata di orecchio, lui può chiamarti>. Si comincia con Dario Nardella che non fa parte della ristretta elite renziana (<non me la sono sentita di mettercelo, spiega, perchè l'essere secondo Il Sole 24 ore il sindaco più amato d'Italia ha fatto arrabbiare qualcuno>, ovvero Renzi appunto) ma che è pur sempre il successore del capo del Governo sulla poltrona di primo cittadino di Firenze ed è stato suo vice. Di lui Cioni ricorda aneddoti personali tipo l'arrivo in auto blu in Palazzo Vecchio (<quando Renzi vide arrivare l’auto che stava attraversando piazza Signoria, isola pedonale con il divieto di attraversamento, rivolse ad alta voce a beneficio dei giornalisti parole molto pesanti nei confronti dello sconosciuto sulla macchina blu, il nostro Nardella, rosso come un pomodoro maturo, si giustificò che leggeva i giornali e non se ne era accorto>) o il rischio di mangiare funghi velenosi evitato grazie agli amici di Facebook che ne videro le foto e che si finisce di descrivere come persona che non può agire comunque in autonomia dal leader; Stefania Saccardi, donna di grande intelligenza e sensibilità e non diventata ministro perchè, dicono, non ben vista dalla Curia fiorentina mentre, commenta Cioni, piacerebbe sicuro a Papa Francesco; Elena Boschi, la più renziana delle donne al Governo, che sta imparando a nuotare nella politica romana con il piglio giusto; Marco Carrai con cui si complimenta per essere sempre, nelle sue mille attività, alla luce del sole e del quale, fra le altre cose, ricorda il matrimonio al quale era presente il gotha del potere mondiale (c'è un lungo elenco di nomi) testimoniando così che i poteri forti del paese hanno ormai cambiato casa, non più Arcore; Filippo Vannoni, legato a Renzi da un'antica amicizia, intimamente rimasto un boy-scout, uno dei pochi che conosce la parole servizio, non attaccato alle poltrone, mai contro qualcuno; Pilade Cantini che non fa parte del cerchio magico ma collabora con Renzi ed è stato un'ottima scelta per tutti e due ed infine Luca Lotti, insopettabile cavallo di razza e voce del premier, uno che quando si materializza in Parlamento c'è la fila per parlarci, uno che, se ti manda a parlare con Matteo, vuol dire che quanto hai da dire è degno della massima attenzione.
Senza entrare in valutazioni politiche, si tratta senza dubbio di una serie di racconti interessanti sia perchè scritti da un politico dello spessore e della storia di Graziano Cioni, sia per il fatto che conosce segreti, dinamiche e aspetti ignoti a noi comuni mortali. Inutile aggiungere che i mi piace e i commenti non mancano. Dategli un'occhiata, ne vale la pena.

Marco Mainardi