
Sui giornali già da un paio di mesi si sbandiera l’inizio dei festeggiamenti per i 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri.
Il M5S è andato a controllare se fosse mai stato revocata la sentenza del 1302 e abbiamo trovato all’archivio storico il Libro del Chiodo, cosiddetto dal pezzo di ferro che ne tiene legate le pagine. Lì si trova, in data 27 gennaio 1302, la sentenza stilata contro Dante Alighieri e tre suoi compagni. Le accuse che accomunarono questi quattro uomini non si basavano su nessun elemento di prova, ma solo sulla «voce pubblica». La pena fu un’ammenda di 500 libbre che nessuno di essi era in grado di pagare, il bando dalla Toscana per due anni, la distruzione e la confisca dei beni, l’esclusione a vita da ogni pubblica carica e l’iscrizione dei loro nomi nei registri del Comune come falsari. Al castigo, il verdetto aggiungeva lo scherno: gl’imputati, diceva il testo, avevano così riscosso il premio che meritavano e raccoglievano quanto avevano seminato. Gli accusati non essendo comparsi in tribunale, vennero considerati confessi. Dato che non si presentarono a pagare l’ammenda, il 10 marzo vennero colpiti con altri dieci compagni da una seconda sentenza in contumacia che li condannava al rogo.
Abbiamo ritrovato anche una mozione presentata dai consiglieri Pieri e Bosi nel 2008 che il consiglio comunale approvò per la riabilitazione ufficiale della figura del Poeta ma a distanza di quasi sette anni ancora nessun documento ufficiale.
La cosa ci sembrava inverosimile, tanto più che l’attuale Amministrazione pare fregiarsi dell’illustre concittadino e abbiamo fatto una semplice interrogazione scritta per chiedere conferma. Interrogazione che è stata presentata il 6 di febbraio scaduta l’8 marzo e per la quale, visti i mesi trascorsi, abbiamo chiesto la risposta in aula.
Ieri durante il Consiglio comunale, l’assessora alla Educazione, Università e Ricerca, Cristina Giachi, ci risponde che “tutti ormai riconoscono il valore del Sommo Poeta e non sono necessarie riabilitazioni ufficiali, tanto più che la città di Firenze sta organizzando le celebrazioni per l’anniversario”.
A noi del M5S la differenza appare sostanziale non di forma. L’emissione di un documento ufficiale da parte dell’Amministrazione Comunale non solo non costa nulla (scusa ormai di routine “la mancanza di soldi”) ma avrebbe un forte valore simbolico, sia per la fine di una ingiustizia durata 700 anni sia per non continuare a svilire il processo democratico che vede nel Consiglio Comunale l’organo di indirizzo politico alla Giunta.
Se la teoria che gli atti ufficiali non servono a nulla, sarebbe da chiedersi come mai il Vaticano nel 1992 dopo solo 359 anni, ha riabilitato Galileo Galilei. Tutti sappiamo quanto sia difficile per la Chiesa ammettere errori e persecuzioni di idee divergenti anche se molto lontane nel tempo e vedere che il Comune di Firenze riesce non solo a raddoppiare il tempo per le sue “maturazioni”, da 359 a 700 anni, ma addirittura a perseverare nel suo comportamento irrispettoso e arrogante verso Dante Alighieri, è inverosimile.
Altre città, in altre parti del mondo, da tempo avrebbero sicuramente avviato anche la richiesta di riaverne il corpo per seppellirlo tra i Grandi in Santa Croce, dove sicuramente meriterebbe di stare colui che è universalmente riconosciuto non solo come la più grande voce poetica che l’Umanità abbia avuto ma anche il padre della lingua italiana con la sua scelta di scrivere in volgare anziché in latino la Divina Commedia.
Leggere oggi le motivazioni della sentenza e la gravità delle pene comminate a lui e alla sua famiglia stride con quanto ogni giorno apprendiamo dalle cronache nazionali e con la soddisfazione che riserviamo a quei rari casi in cui chi si macchia di reati gravissimi, riesce, in un sussulto di orgoglio o convenienza politica, a dare, al massimo, le dimissioni.
Non emettere atti ufficiali per rimediare a quanto ingiustamente comminato vuol dire tenersi fuori dalla Storia, quella fatta da pochi uomini e poche parole ma da grandi ideali.
Abbiamo ripresentato un’ulteriore mozione per la riabilitazione di Dante Alighieri e attendiamo l’abituale bocciatura per dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, quanta poco amore per la cultura si nasconda in realtà in Palazzo Vecchio.
Fonte: Comune di Firenze - Ufficio Stampa
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