Michele Lotti, da Empoli a Braunlage a imparare il tedesco facendo il cameriere

Michele Lotti

Proseguiamo il viaggio di Toscani in Giro andando a conoscere un ragazzo che da Empoli ha deciso di andare a lavorare per tre mesi a Braunlage, in Germania: un'opportunità che gli ha proposto la stessa società per cui lavora in Italia. È la storia di Michele Lotti: è lui stesso a raccontarla a gonews.it nella seguente intervista.

Nome: Michele Lotti

Anni: 25

Cresciuto a: Empoli

Studi: Istituto Alberghiero Enriques

Professione: cameriere

Perché ha deciso di andare all’estero?

Per quanto riguarda la decisione di andare in Germania, è stata la società per cui lavoro a offrirmi la possibilità di fare quest'esperienza, ed io ho accettato nella speranza di migliorare il mio livello di tedesco. La vera decisione di andare all'estero la presi in un'altra occasione ancora, quando senza nessuna garanzia nè aiuto decisi di partire per l'Inghilterra nella ricerca di una condizione di lavoro migliore.

Quali sono le principali differenze fra il mondo del lavoro italiano e quello estero?

In Italia i problemi sono principalmente il sistema e la mentalità che riguarda il lavoro: la legge italiana protegge eccessivamente il lavoratore dipendente (almeno sulla carta), questo è un pregio ma allo stesso tempo causa un eccessivo stallo e lentezza del mercato, inoltre l'eccessiva burocrazia impedisce alle aziende di investire nel proprio personale. Tutti ostacoli che ci impediscono di competere con i mercati esteri molto più fluidi e in grado di adeguarsi. Se poi ci sommiamo la tendenza a guardare sempre nel nostro piccolo (troppi imprenditori senza l'esperienza necessaria o persone che prendono lo stipendio senza impegnarsi al lavoro), ci autolimitiamo le possibilità. Il mondo del lavoro estero è molto più veloce e flessibile: si ha le stesse possibilità di trovare come di perdere il lavoro, quindi bisogna cercare di mantenere il proprio posto o cercarne uno più adatto alle nostre esigenze. Cambiare lavoro si può fare meglio e le capacità, la serietà o l'umiltà sono doti molto più apprezzate. Tuttavia la busta paga incide molto di più sulla vita quotidiana e sugli standard! Più tempo dedichi al lavoro o più risultati ottieni e maggiore sarà la retribuzione che influirà su abitazione hobby ecc.! Non è facile trovare un equilibrio sopratutto perché all'estero si parte sempre dal gradino più basso in un'azienda. 

 La vita e il lavoro all’estero sono diversi dall’ idea che ti eri fatto prima di partire? 

Certamente! Molti miei conoscenti mi descrivevano paesi idilliaci e perfetti che poi non ho trovato! Integrarsi nella cultura di un altro popolo è difficile per chiunque sopratutto i primi tempi. Molti tendono a descrivere cose che non sono vere o rimangono impressionati di cose che esistono anche in Italia, se si guarda al di fuori del nostro piccolo. Personalmente, dopo aver lavorato in due stati esteri, ho ingoiato un po' di rospi e bisogna avere pazienza e rispetto per non incorrere in situazioni spiacevoli, ogni paese a i propri pregi e i propri difetti!

Cosa le manca dell'Italia?

Dell'Italia mi mancano principalmente l'affetto della mia famiglia e il cibo (scontato), stando all'estero si impara ad apprezzare le nostre radici e a rispettare quelle degli altri.

Tornerebbe a lavorare in Italia?

Dovrò tornarci per forza perchè la società per cui lavoro ha anche una sede non lontano da casa mia, ma ammetto che sono indeciso sul rimanere in Italia o all'estero.

Ha qualche aneddoto sulla permanenza all'estero?

Avrei molti aneddoti da raccontare: ho visto il datore di lavoro costringere due colleghi a scegliere tra di loro chi se ne sarebbe dovuto andare, uffici pubblici che funzionano, un manager sostituire un lavapiatti perché malato, un uomo dividere il suo taxi con me perché il bus che dovevo prendere non era passato. Tutte cose del tutto normali all'estero!

Claudia Nieddu

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