Tatuare a 24 anni: l'avventura di Cassandra al Tattoo Studio di via Cellini

Cassandra Romani (foto da Facebook)

Cassandra Romani è una ragazza di 24 anni, originaria di Montaione, ma che ha trovato lavoro presso il Tattoo Studio di Empoli, in via Cellini. Con lei c'è stata una lunga chiacchierata (che potete trovare su 5avi.net) allargando il discorso anche alla sua storia personale e al rapporto con tutte le altre arti, al di fuori del tatuaggio. Per gonews.it uno stralcio di quella intervista, per chiedere "com'è lavorare a 24 anni" soprattutto esercitando una professione così speciale.

Da quanto lavori a Empoli?

Allora, in realtà sulla carta, a livello legale, è da inizio gennaio 2015 che ho cominciato. L’attività vera, compresa burocrazia, è partita da febbraio.

Sei una socia?

In realtà siamo più tatuatori e una piercer, tutti liberi professionisti. C’è un contratto di comodato d’uso gratuito. Ognuno di noi è con partita Iva. Non esiste il titolare dipendente. Puoi andare con la prestazione occasionale ma non c’è stabilità.

A livello burocratico, com’è cominciare a lavorare a 23 anni?

È surreale dire “si può cominciare un’attività”. Si può far tutto, ma per come ho iniziato io ci vuole una dose di follia. Per più di un anno sono stata ferma per i soldi. Già a livello burocratico è difficile. Inoltre non c’è un aiuto. A meno che non tu tiri su un’attività dal nulla: se sei una donna sotto i trent’anni puoi avere un mutuo agevolato. L’unica fortuna che ho avuto è rientrare nel regime dei minimi della vecchia partita Iva. Quello che so è che sono cambiate alcune cose e sono cambiate le tasse e le cose da pagare.

Se ci pensi chi era libero professionista ai tempi era messo bene. Ora mi rendo conto che siamo quelli messi peggio: non ci sono tutele, soprattutto nel mio settore c’è solo un decreto a livello sanitario solo per i clienti. Non esistono assicurazioni per i tatuatori, per tutelarsi dal cliente che potrebbe dire un giorno: “Mi hai fatto una cosa che non volevo, ora ti faccio causa…”.

Se hai un minimo di spalle coperte puoi dire che agli inizi ce l’ho fatta. Se non hai aiuti non so come potrebbe farcela una persona. Ogni mese hai da pagare 800 euro e più, 4mila euro l’anno di contributi, poi ci metti il materiale e lo studio…

Ce la faresti ad andare a vivere da sola?

Al momento no. Sono partita da zero. Solo per fare i fogli ho speso quasi 700-800 euro. Se parti da zero vai già sotto con le spese. Poi quando lavori al pubblico devi offrire il massimo del servizio: tutto quello che ti può chiedere il cliente. Non puoi stare stretto su queste spese e dire “lavoricchio”. Mi auguro e spero di andare a vivere da sola in futuro.

Si comincia a vedere che la gente non ce la fa, se c’è crisi il cliente si fa un tatuaggio in meno, o se lo fa più piccolo, o piuttosto non se lo fa. Considerando che il tatuaggio è uno sfizio, il nostro settore ne risente.

Quanti anni hanno i tuoi collaboratori?

La ragazza che condivide la postazione con me ha due anni meno di me. I datori dello studio hanno una 35ina d’anni e la piercer una 30ina d’anni

E come se la passano?

Il mio maestro è 14 anni che tatua a Empoli. Ha una visibilità, una cerchia di clienti e una sicurezza che gli permette di vivere per bene. Capita che ci siano rotture di scatole per spese impreviste, non naviga nell’oro ma vive bene con la sua famiglia. La ragazza che condivide la stanza con me è agli inizi come me. Spesso ne parliamo, e stiamo cercando di stare attente a tutte. È un rischio grosso arrivarci stretti o non arrivarci quando hai delle scadenze da pagare.

Secondo te l’università ti ha dato qualcosa per lavorare anche se hai fatto una cosa completamente differente?

Il mio percorso è stato breve, i primi anni di giurisprudenza sono fatti di cose da imparare a memoria. Non era nemmeno un indirizzo che ti insegnasse qualcosa del lavoro che ho fatto.

L’università ti fa almeno crescere a livello personale?

Sì, credo che tutte le esperienze formino, ti rompano, ti rigenerino. A livello personale ti crescono molto, ti aiutano. Per me che arrivavo da un paesino dal nulla, condividere una stanza con 300 persone dove la moda, l’etichetta e i soldi contano tanto, ti aiuta ad alzare il capo e a dimostrare quello che sai fare.

Hai mai pensato di andare a lavorare all’estero?

Ho una visione molto strana. Non mi sento molto coraggiosa come persona. Non andrei in un posto dove non conosco né lingua né persone. Per il mio settore lavorativo a livello artistico potrebbe essere una bellissima esperienza: culture diverse riportano l’arte in modo diverso. Non sono una persona patriottica ma mi piace il posto dove sto, il paesino in cui vivo e le persone che ci abitano. Voglio vivere il mio lavoro qui.

Anche con tutte le difficoltà del caso?

Sì. C’è anche da dire questo: le difficoltà ci sono, le vivo in prima persona, il lavoro manca, però tanto fa anche l’adagiarsi nel lamento tipico della persona italiana. È facile lamentarsi piuttosto che alzare il capo e affrontare i problemi. Finché c’è la partita in tv, la pasta in tavola e i soldi per uscire la sera, nessuno alzerà mai la testa per come la deve alzare.

Mi sembra stupido dire, faccio un esempio: “Vado a Londra a fare la cameriera per mettere due soldi da parte”, è come farlo qui. Può farlo a livello di crescita umana. Ma la difficoltà è dappertutto in Europa.

Elia Billero

Notizie correlate



Tutte le notizie di Empoli

<< Indietro

torna a inizio pagina