
"Mi ero ripromesso, dopo il convegno organizzato nella sala del consiglio comunale montelupino a proposito del superamento dell'Opg e del futuro della nostra villa medicea, di non intervenire pubblicamente almeno fino al 31 marzo prossimo, data della chiusura definitiva della struttura sanitaria e carceraria.
Perché avrei dovuto evitare un intervento pubblico? Perché quell'incontro del dicembre scorso mi aveva convinto che forse anni e anni di dibattito, anche su posizioni differenti, da parte delle varie forze politiche e sociali potevano apparire datati e non più attuali. E poi perché il suddetto incontro era stato così ben organizzato, i tanti dubbi sembravano fugati, tutto procedeva liscio grazie alle tante sinergie create da un Pd di governo locale e nazionale.
Poi nelle scorse settimane molti operatori che lavorano all'interno della struttura penitenziaria montelupina mi hanno contattato e ci siamo incontrati in una riunione molto partecipata. Inoltre lo scorso lunedì ho accompagnato l'amico consigliere regionale Giovanni Donzelli all'interno della struttura e ho avuto ulteriori scambi di opinioni con dirigenti e lavoratori che, permettetemi di citare la grande Oriana Fallaci, mi hanno fatto capire che "ci sono momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre".
Ci sono diversi fronti da trattare, innanzitutto il futuro della struttura: ci è stato detto che la villa verrà restituita ai montelupini, che ci sono varie ipotesi di riutilizzo fra cui un fantasioso progetto di coinvolgimento di privati per una riconversione in albergo di lusso, magari con spa annessa. A parte che questa bella ipotesi non restituirebbe per niente il bene culturale ai nostri cittadini, mi chiedo, a meno di un mese dalla chiusura, se qualcuno dei nostri amministratori di maggioranza abbia qualcosa di scritto. Oppure dobbiamo credere che il nostro comune sia pronto a sobbarcarsi le esorbitanti spese di gestione di una villa e dei numerosi edifici che compongono il complesso mediceo, magari senza neanche sapere cosa realmente farci? Sarebbe affascinante creare un percorso culturale ma i montelupini forse non scorderanno il fallimento di un sistema museale poi riconvertito in archivio, biblioteca e bar, come il nostro Mmab. Come penso sia sotto gli occhi di tutti il degrado di certe opere acquisite dall'amministrazione e poi lasciate marcire come le cappelle dell'orto dei frati (tanto per rimanere in tema mediceo) o la cappella di villa Mannelli a Fibbiana.
L'ipotesi culturale resta comunque la più affascinante: sarebbe curioso sapere se qualcuno ha mai pensato al fatto che si potrebbe rendere fruibile la sola villa, buttando giù le famose mura. Resterebbe comunque l'incognita di tutti gli altri edifici dove vorrei ricordare, dal 2007 ad oggi, sono stati investiti almeno sette milioni di euro, per una riconversione in strutture in grado di ospitare persone da detenere e curare. Oppure possiamo prendere in considerazione una demolizione dei plessi come ipotizzato per la ex Fanciullacci, aggiungendo sprechi a sprechi?
C'è poi tutta la partita riguardante la sfera sanitaria: stiamo andando perso un accorpamento regionale della varie Asl con Empoli riunito insieme a Firenze, Prato e Pistoia. All'interno dell'Opg lavorano professionalità che ormai sono un fiore all'occhiello della riabilitazione psichiatrica, con esperienze pluridecennali con la tipologia di paziente trattato. Ipotizzando una futura Rems ( ancora, ad un mese dalla chiusura, ci sono solo ipotesi ma nessuna certezza) al di fuori del nostro territorio, verrebbe perduta tutta la professionalità acquisita negli anni dagli operatori nonché le competenze acquisite con la formazione che è stata fornita da quando la parte sanitaria è gestita dalla nostra nostra Usl che non più tardi di un paio di anni fa ha assunto, per concorso, un educatore che si occupasse del reinserimento sul territorio dei pazienti a fine pena.
Infine la questione sicurezza: ancora mi chiedo, anche in virtù dell'ultimo caso odierno del matricida fuggito, come si possa continuare a pensare che la sorveglianza per soggetti altamente pericolosi come quelli in carico alla struttura montelupina, possa essere demandata alle sole forze dell'ordine territoriali. Questo a prescindere da dove venga ospitata la futura Rems. Forse le difficoltà a trovare un territorio che voglia sobbarcarsi una struttura del genere sono legaste anche ai tanti dubbi degli amministratori locali che forse percepiscono quel progetto più come un pericolo per i loro cittadini che un'opportunità. Un'opportunità che il nostro territorio ha negli anni colto a pieno ospitando decine di famiglie di lavoratori dell'Opg che si sono create un futuro proprio a Montelupo e dintorni ed hanno contribuito in maniera pulita alla crescita sociale ed economica del nostro comune. Perché se è vero che non molti sono i posti di lavoro a rischio ( ma alcuni, sia nel settore sanitario che in quello dei servizi, verranno persi ), l'incertezza di un futuro lontano dal proprio ormai territorio acquisito, non deve essere sottovalutata.
Come non deve essere sottovalutata la negligenza del sistema sanitario toscano che a meno di un mese dalla chiusura dell'Opg, dopo due anni di nulla di fatto, non si è ancora adeguato alle direttive prescritte da una legge che ha un colore politico affine alla giunta Rossi".
Federico Pavese, consigliere comunale Monteluponelcuore
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